Salandria 2006 Calabria igt
L’Aglianico bagnato nello Jonio
L’Aglianico pronto è per i produttori e gli appassionati di vino un problema simile alla quadratura del cerchio per i matematici. Non deve stupirci, dunque, che sia stato risolto sulle rive dello Jonio, dove Pitagora aveva la sua bella scuola estiva, a Montegiordano, quasi al confine fra Basilicata e Calabria. Già, avete capito bene, il vitigno più nobile del Sud, come il Fiano e la Falanghina, continua la sua espansione sull’onda di un successo inarrestabile: non solo verso l’Adriatico, a Campomarino e Castel del Monte, ma adesso anche in Calabria. La quadratura del cerchio è risolta dalle caratteristiche del terreno, marno sabbioso e calcareo argilloso, sul quale nasce uva meno nervosa, e, come nel Cilento, al clima sicuramente più caldo di quello rigido dell’Appennino meridionale dove si snocciolano i terroir di Roccamonfina, Taburno, Taurasi e Vulture. Ma anche dal modo con cui il giovane enologo Sieghard Vaja, la sua passione per l’Aglianico nasce dalla frequentazione con Mario Ercolino, ha affrontato l’uva con la crimacerazione e l’elevamento in solo acciaio senza fare passaggi in legno. Tenuta del Castello si chiama così perché davvero esiste la fortezza costruita nel 1645 sui resti di un monastero distrutto dai saraceni, a sua volta edificato in un’area scelta dai romani dopo e dai greci, appunto, prima. E’ la Calabria sibarita grassa e opulenta di un passato che non muore. La famiglia Solano nel 1898 ha acquisito la proprietà, circa 60 ettari di cui 11 vitati, e dal 2005 vinifica in una cantina nuova di zecca, predisposta all’accoglienza oltre che alla lavorazione razionale delle uve coltivate nei vigneti che la circondano. Sullo sfondo di questo promontorio acheo, il placido Jonio. Il Salandrìa, questo il nome del vino, ha dunque grande frutta rossa ben matura, note di lampone, in bocca attacca con una piacevole sensazione dolce a cui subentra la corrispondenza piena con le sensazioni olfattive, un vino didatticamente perfetto, insomma, dotato però di una buona dinamicità abbinata alla piacevolezza della beva. Una beva, intendiamoci, non celebrale ma infantile, immediata, d’istinto. Cioè qualcosa di molto difficile da ottenere dall’Aglianico che, sia detto per inciso, è l’uva su cui Giovambattista Sodano ha giocato il suo futuro produttivo e commerciale dichiarando così la sua affinità identitaria, per lo meno in bottiglia, alla Lucania. Per dare una idea, lo stile è simile al Kleos di Maffini, dove però c’è una percentuale di altre uve a bacca rossa, e al Donnaluna di de Conciliis. Un segnale dunque di una regione in grande crescita, siamo in provincia di Cosenza dove, incredibile dictu, c’è il Consorzio calabria Citra presieduto da Domenico Stancati che è uno dei pochissimi a funzionare nel Sud. Jonio da scoprire, Calabria delle meraviglie.
Tenuta del Castello, Montegiordano (Cs) . Tel. 0981.935320- www.tenutadelcastello.com