Sabbia Vulcanica Piedirosso 2019 Agnanum e il segreto della… Barbera Napoletana!


Sabbia Vulcanica 2019

Sabbia Vulcanica 2019

Sabbia Vulcanica Piedirosso di Agnanum in realtà non è 2019 e neanche Piedirosso.
Ma ricominciamo daccapo (nella neo lingua anglo-milanese resettiamoci): alle pendici del cratere degli Astroni, uno dei cento vulcani dei Campi Flegrei nel comune di Napoli, c’è l’azienda di Raffaele Moccia che, partita da cinque ettari, oggi è a quota quindici, tutti lavorati in proprio. Si tratta di una delle millefoglie antropologiche che compongono Napoli, uno spicchio di civiltà contadina nella più antica e grande metropoli protocapitalista del mondo dopo Parigi, assediata dal cemento più brutto. Come una moschea in terra cristiana, o una chiesa cristiana in terra islamica, testimonia qualcosa che c’è stato e che potrebbe tornare in un futuro più razionale del territorio che ha subito lo tsunami del cemento selvaggio e senza controllo.
Una testimonianza rara e unica, con molte viti saldamente piantate nella sabbia lasciata dal vulcano nella quale la fillosserra non è penetrata. Napoli è questa, bellezza sublime e orrore, cuore e cinismo, Ulisse e Polifemo in eterna lotta fra loro, ossia l’astuzia che agisce con il favore degli dei contro l’ottusità becera e violentemente scema simile a quella dei no vax di oggi, tanto per dire.
Qui dove si è spinta a forza la cultura urbana resiste la sapienza degli ultimi contadini, di quelli che hanno coltivato i gesti dei genitori e dei nonni senza chiedersi perché e senza avere alcuna missione da compiere se non lavorare come è sempre stato fatto.
Ecco dunque che scorre il presente in queste vigne dove brucano agnelli e beccano galline giganti dalle ossa solide, insidiate dalla volpe che spunta da un buco sulle antiche mura aragonesi e borboniche che circondano il cratere degli Astroni dove si conserva uno degli ultimi lembi di antiche foreste europee, siamo sempre nel comune di Napoli. Vigne antiche, contadine, dove vivevano più varietà di uve, e il bianco aiutava il rosso e viceversa, come è sempre stato in tutta Italia almeno sino alla crisi del metanolo.
Non siamo afflitti da passatismo, ma difendere un monumento del passato non significa affermarne la sua moderna funzionalità, quanto, piuttosto, ricordare le nostre radici e ricordarci che il tempo è la merce più preziosa che oggi si può vendere. I nuovi ricchi sono coloro che possono vendere il tempo.
In queste vigne convivono piedirosso, marsigliese, falanghina e un’uva che il padre di Raffaele chiamava barbera napoletana che ha un naso terribilmente uguale a quella del Sannio. Nel 2015 nasce il progetto Sabbia Vulcanica bianco, a base Falanghina, da un paio di vendemmie abbiamo il rosso, 7000 bottiglie circa da poco più di un ettaro di cui una è finita sulla mia tavola di Natale. Stava nascosta, appartata davanti a tanti mostri sacri della enologia italiana, ma io avevo voglia al tempo stesso di rosso e di freschezza perché a tavola c’era uno splendido merluzzo pescato nel Cilento con patate arrecanate.
Decido per lo stappo perché esattamente quello che troverò: in primo luogo un naso spudorato, quasi arrogante, di geranio e poi di ciliegia fresca, una beva veloce, scattante come il pensiero di Ulisse, bevi Polifemo, bevi, bevi. Devo scappare non prima di aver punito la tua ottusa riluttanza a vaccinarti.
La beva veloce ha un primo momento in cui parte la salivazione, un secondo in cui i sentori olfattivi floreali e fruttati si impadroniscono del palato e un terzo tempo, questo si fulmineo, che chiude con un tono amaro in una cornice di cenere.
Un vino antico e moderno insomma, assolutamente elegante come lo sono i gesti dei contadini che non sono stati infettati dalla cultura consumista, un bicchiere perfetto per il pesce che stavo mangiando  e per tutti quelli che mangerò.
Un vino che si adatta alle convenzioni con Piedirosso in etichetta ma che piedirosso non è, almeno non solo, che è 2019 perché lo scrivo io in quando essendo Campania igt non ha il dovere di un anno di nascita. Una cosa è certa, imbottigliato a luglio, va bevuto prima della prossima estate per goderlo tutto.

Un piccolo grande vino, costa in rete sui 12, 13 euro, ma in Francia ne costerebbe almeno 50: Sabbia Vulcanica Piedirosso di Agnanum!

www.agnanum.it