Roma, Trattoria da Lucia a Trastevere dal 1938
di Antonio Prinzo
Roma è cambiata, e tanto, in questi ultimi vent’anni che sono quelli che conosco; e se si guarda più indietro il cambiamento è ancora più evidente. È cambiata Roma ma anche tutto il panorama della ristorazione nelle grandi città turistiche. I luoghi della cucina popolare, le trattorie, le osterie che rappresentano la tradizione hanno subito il colpo della pressione turistica e la qualità, i prezzi, l’accoglienza spesso sono indigeribili per chi cerca in questi luoghi la buona cucina. Non è nostalgia, ma presa d’atto che il turismo spesso snatura le nostre città.
Quando sono a Roma alloggio da amici, nel centro storico e la domanda che spesso fa Virginia De Falco è la mia domanda, dove andare restando in centro? Domanda facile, risposta difficile. Allora si consulta il blog, si ascolta Virginia e si prova, l’ultima volta in nessun posto segnalato c’era un tavolo libero e allora, allora torno alla mia memoria e andiamo a Trastevere, alla Trattoria da Lucia, c’è gente ma si entra, ci sono romani e turisti, si sente una buona aria.
Dall’articolo su questo Blog, oramai datato, mi ero convinto a metà, ma devo dire che è andata bene, con qualche perplessità, ma non si può avere tutto.
Il locale è accogliente, la ragazza che ci accoglie simpatica e veloce, si sente allegria e profumo di buona cucina. Arriva il pane, l’acqua e il loro vino che è una sorpresa in positivo.
Ordiniamo e come nella migliore tradizione si scambiano due chiacchiere con i vicini, che si prestano volentieri allo scatto dei loro piatti, ordiniamo amatriciana e carbonara. Buone, buonissime, cottura al dente e condite come cucina romana vuole.
I nostri vicini si prestano a una foto dei loro piatti. Troppo gentili e mi fanno assaggiare, gnocchi ben conditi e forse un po’ troppo grossi, coda sublime, morbida e succosa.
Noi ordiniamo coniglio e trippa.
La trippa top, abbondantemente condita con l’ottimo pecorino, il coniglio di buona qualità, me lo aspettavo più saporito e più avanti nella cottura, ma resta un buon piatto.
E poi due contorni, cicoria all’agro e puntarelle stupende che solo a Roma si trovano così.
Trastevere, Roma, una bella serata di ottobre a passeggiare. Si esce allegri da una trattoria che ancora è così, buona cucina, giusti prezzi e una bella accoglienza.
QUI DI SEGUITO LA NOSTRA PRIMA RECENSIONE DEL 2014:
di Virginia Di Falco
Stavolta vi racconto di un posto storico ma turistico, molto turistico.
Si sa. Definizioni come «posto turistico», o, peggio, «menu turistico» non predispongono bene. Innanzitutto perché il pensiero, soprattutto a Roma, va immediatamente a tutte le mangiatoie affollate del centro che dispensano cibo spazzatura e fregature a ritmi da catena di montaggio. E poi perché, nel migliore dei casi, restituiscono l’immagine stereotipata di vecchia osteria – comprensiva di tovaglia a quadrettoni – alla quale non è sfuggito neppure il grande Woody Allen nel suo To Rome with love.
Diciamo subito che da Lucia a Trastevere, al vicolo del Mattonato, non siete di sicuro nella versione junk food quanto piuttosto in un localino consigliato da tante guide di Roma di tutto il mondo, Routard in testa, come imperdibile trattoria tipica.
Il posto è qui dal 1938, oggi ci sono i nipoti – ormai alla quarta generazione – di quella Lucia che quando aprì serviva ai pochi avventori non molto più di un piatto di bucatini e un bicchiere di vino. Il vicoletto di Trastevere dove nella bella stagione si mangia fuori, su piccoli tavolini di legno, è però un po’ meno suggestivo di quel che ricordava un caro amico che da ragazzo ci portava le sue fidanzatine. Moto e motorini di tutti i tipi e auto di residenti prepotenti e cafoni lo aggrediscono ogni giorno da entrambi i lati, in barba ai segnali di divieto.
Ma con un bel po’ di pazienza (e con una prenotazione praticamente obbligatoria, soprattutto di sera nel weekend) si gode di un’atmosfera che conserva sempre del fascino.
Il menu è conciso ed immediato. Quattro paginette fotocopiate con tutti i classici della cucina romanesca: dagli spaghetti alla gricia o alla cacio e pepe, ai bombolotti all’amatriciana, alla pasta e ceci, alla minestra di broccolo e arzilla (ma questi ultimi due solo in inverno), dalla coda alla vaccinara agli involtini alla romana con piselli.
E con un accenno al calendario che una volta dettava i tempi della cucina domestica: gnocchi di giovedi, baccalà solo il venerdi, e così via. In coda, la lista dei vini con una trentina di etichette nazionali comprensive del Chianti (di battaglia) d’ordinanza che di fatti qui viene ordinato agli stessi ritmi dell’acqua minerale.
Abbiamo provato, per cominciare, un gradito fuori menu: la vignarola, spadellata in olio e cipolle fresche di piselli, fave, carciofi e pancetta. Discreta, come l’amatriciana (i bombolotti sono dei tubettoni rigati), con un buon pomodoro e non molto grassa. Non abbiamo saputo poi resistere a quello che è unanimamente riconosciuto come il piatto cult dell’osteria: le penne all’arrabbiata.
E anche qui giova sicuramente l’uso di un sugo di pomodoro di discreta qualità. La pasta è al dente, piccante il giusto. Un po’ anonimo invece il coniglio alla cacciatora, nella media la trippa alla romana. Si chiude con dolci della casa, quasi tutti al cucchiaio, dalla panna cotta al tiramisu’.
Il servizio, semplice e informale come ci si aspetta, va un po’ in affanno nei fine settimana affollati. Ma nessuno degli ospiti stranieri sembra farsene un problema: saranno stati avvertiti dalle loro brave guide, nel paragrafo «cosa dovete aspettarvi se decidete di cenare in una tipica trattoria di Trastevere nel weekend».
Trattoria da Lucia
Vicolo del Mattonato 2B
Tel. 06 580 3601
Aperto a pranzo e a cena
Chiuso il lunedi
Conto sui 30 euro (attenzione, non si accettano carte di credito e bancomat)
www.trattoriadalucia.com
4 Commenti
I commenti sono chiusi.
…ma perchè il coniglio alla cacciatora a Roma si fa senza pomodoro e senza olivette???
perché è alla cacciatora romana. perché si fa così. e cosìlo hanno sempre fatto le mamme e le nonne di casa mia. in bianco, come il pollo, con la schizzata d’aceto.Tutto ciò che prevede il pomodoro è nato dopo la scoperta dell’america. qui si parla di cucina antichissima…
Quindi anche la trippa alla romana, l’amatriciana e le penne all’arrabbiata…sono piatti moderni??? ;-)))))))))))))
E’ cosi STORICO che si paga soltanto con monete antiche!!!