Roma, Misticanza: tutto buono ma serve un guizzo
Via Sicilia, 47
Tel. 06. 06 678 6115
Aperto: dal lunedi al sabato 7:30-23:30
Chiuso: domenica
www.misticanzaroma.it
di Virginia Di Falco
Misticanza in via Sicilia ha aperto da poco meno di un anno e rientra nella categoria dei locali poliedrici o multifunzionali che dir si voglia: aperto cioè dalla colazione alla cena. Lo hanno letteralmente pensato e progettato due sorelle, Chiara e Giulia Settimi, proprio come fosse casa loro. Ed infatti gli ambienti (circa 250 metri quadri distribuiti tra varie sale e angolini deliziosi) è curato nei minimi particolari, con un’attenzione maniacale per l’oggettistica ancor più che per gli arredi veri e propri. C’è studio meticoloso nei cromatismi così come nelle luci: dal verde delle piante ai colori vivaci dei palloni che fanno da lampadari, tutto contribuisce a regalare, sin dall’ingresso, una piacevole sensazione di comfort e relax. Un servizio solerte e gentile, la giusta distanza tra i tavoli e i tempi ben coordinati con la cucina completano il quadro.
La premessa necessaria a queste note, però, è che le luci soffuse, tutto sommato piacevoli perché ben distribuite e dunque non penalizzanti per l’occhio che vuole sempre la sua parte, non permettono a queste foto di rendere giustizia né dell’ambiente né, soprattutto, dei piatti.
Si comincia con un benvenuto di zucca e pecorino.
Il menu della sera presenta 4 scelte per portata, alla carta, oppure dei menu degustazione (vegetariano, a 35 euro; di terra a 50 e di mare a 60). Alla carta si spendono invece circa 60 euro.
Già a partire dagli antipasti è chiaro l’orientamento del locale verso le verdure, con una decisa preferenza per l’orto di stagione, come nel caso della parmigiana di carciofi. Il cestino del pane è ricco, vario e ben presentato; la carta dei vini, non amplissima, è però curata e attenta alle etichette naturali, con ricarichi corretti e possibilità di scelta al calice.
Tra i primi, il più originale – forse il piatto più riuscito della carta – il risotto carnaroli con la coda alla vaccinara. L’antica ricetta romanesca riconoscibile sin dal profumo, la scelta di far prevalere colore e freschezza del sedano su tutto, con il piacevole gioco di croccantezza e sapidità dei pinoli tostati e pomodorini secchi.
Il nuovo chef, subentrato solo da pochissimo, Ermanno Nicolella, viene da Ischia e l’impronta del Sud non tarda ad arrivare, con gli spaghettoni Vicidomini ai ricci di mare, bottarga e cipollotto: un grande classico ben eseguito. Delicata, anche se forse poco incisiva, la sua versione della cacio e pepe, con dei grossi tortelli profumati al limone di Sorrento, piatto al quale avrebbe giovato del pepe dal gusto più pronunciato.
Belli sodi e soddisfacenti gli gnocchi fatti a mano ai tre pomodori (sugo squisito), con burrata di bufala e basilico.
Tra i secondi, la guancia brasata al Cesanese servita con porri croccanti e broccoletti vede prevalere il carattere delle verdure sulla carne.
Indovinata la cottura dell’agnello, succoso e di un bel rosa all’interno, servito con il classico carciofo alla giudia e accompagnato da una fresca insalatina di puntarelle.
Anche l’altro secondo piatto provato, la declinazione di baccalà, si caratterizza per una buona materia prima e l’attenzione alla componente vegetale.
Si chiude con gli ottimi (e sempre molto piacevoli anche alla vista) dolci di Pasquale Marigliano, bravo maestro pasticciere napoletano, dallo stile francese.
CONCLUSIONI
Nel complesso una cucina corretta, senza sbavature che parla un linguaggio semplice e immediato. E questo è indubbiamente un vantaggio, ma manca quel guizzo che serve a dare carattere e personalità ai piatti. La materia prima non si discute, l’abbiamo già scritto; e anche la direzione decisa e convinta verso la parte vegetale – che evidentemente proprietà e cucina condividono – si sente, si vede e va letta positivamente. Quello che sembra mancare è un tratto di originalità o di interpretazione dei piatti classici; come dire: l’accordo personale a strumenti che funzionano bene. Ma lo chef è decisamente in fase di rodaggio e grazie anche al coinvolgimento diretto e all’entusiasmo delle due proprietarie i margini di miglioramento ci sono tutti.