Roma, Pizzeria Frontoni dal 1940: la svolta della quinta generazione
di Virginia Di Falco
Daniele Frontoni è il pizzaiolo più tatuato che mi sia capitato di incontrare. Non sono esperta di tatuaggi ma per quel poco che so, ascoltando questo ragazzo di quasi 40 anni, di certo ognuno di quei segni che gli arrivano fino al mento potrebbe raccontare decine di storie.
Nipote, da parte di padre, di uno dei capostipiti della famiglia Frontoni, fornai a Roma dagli anni Venti (oggi alla quinta generazione) e, da parte di madre, dell’attore Enzo Cerusico, è riuscito a coniugare la professione di pizzaiolo con la predisposizione all’arte, anche un po’ istrionica, nelle sue forme più varie. Ed ecco che un anno e mezzo fa, nel quartiere Appio-Tuscolano, proprio in una delle strade a cavallo tra le vie consolari Appia e Tuscolana, dove negli ultimi anni sono sorti diversi centri di riqualificazione architettonica, ha aperto la sua pizzeria. Lo ha fatto incastonandola – è il caso di dire – in un centro culturale polivalente di circa 4000 metri quadrati complessivi, distribuito su più piani, con una terrazza immensa, forse la più grande di Roma che affaccia sull’Acquedotto Claudio.
La struttura, che negli anni ‘40 del Novecento era un deposito di legname, divenuta poi una torrefazione e infine un supermercato, oggi si chiama Quid e ospita nella sala al primo piano spettacoli di musica live, incontri di artisti, corsi di danza e così via.
I tavoli della pizzeria, invece, tutti in legno massiccio, uno diverso dall’altro ma con le sedie in plastica che fanno troppo centro sociale per i miei gusti, sono invece nell’ampia sala al secondo piano, dove trovate anche il banco bar e le scale che portano al forno a legna e all’accesso sulla terrazza panoramica.
A volere un forno tradizionale a mattoni, che ricorda quello delle case di un tempo, prima ancora che di un panificio, è stato proprio Daniele, che della pizzeria e delle pizze si occupa in prima persona: dallo studio, appunto, delle caratteristiche del forno, a quelle dell’impasto e delle farciture, fino alla formazione dei pizzaioli: una piccola squadra di ragazzi del Bangladesh che sono con lui ormai da 10 anni.
Partiamo innanzitutto dall’impostazione della pizzeria, leggibile già dalla carta, molto chiara ed immediata. Grande attenzione al mondo vegetale: dalle verdure che provengono per quanto possibile dall’azienda di famiglia a Campagnano di Roma, al rigore del menu stagionale; dalla selezione di farine biologiche alla ricerca sui formaggi da caglio non animale. Eppure, nonostante le tante pizze con il simbolo del bollino verde, ad indicare le vegane, Daniele ci tiene molto a non utilizzare questo termine: «Oggi dire vegano implica spesso una contrapposizione, a volte molto dura e radicale, con chi non lo è, una dimensione in qualche modo non inclusiva. Questo centro culturale e, più da vicino, la mia pizzeria invece, vanno proprio nella direzione opposta. Qui tutti sono i benvenuti, è un posto di condivisione, non di esclusione. Si deve poter scegliere di mangiare secondo i propri gusti, l’importante è che lo si faccia in maniera il più possibile consapevole e sostenibile».
Nessun talebanismo dunque. Ma un bel menu abbastanza vario, con una serie di fritti, per cominciare, dai supplì (attenzione, senza mozzarella!) alle chips sale e pepe croccantissime e senza eccesso di unto; dalle crocchette con carote e patate ai broccoli pastellati; fino ad arrivare agli ‘gnocchi di pizza’: piccoli bocconi di pasta di pizza dorati che – ci racconta orgoglioso Daniele – il giovedì vengono offerti gratis, a imperitura memoria del mantra della nonna che tutti a Roma conoscono: “giovedì-gnocchi!”.
Schiacciatine, bruschette, crostini, accompagnate da una piccola selezione di birre artigianali e vini regionali e, non da ultimo, da un servizio molto garbato, completano l’offerta.
E veniamo alla pizza. Le varianti in carta sono circa 25, a partire da quella ‘speciale’ che cambia ogni mese. La maggior parte, dalla margherita a quella con i funghi, vengono eseguite anche nella versione con mozzarella e formaggio vegetali, per intolleranti al lattosio o vegani.
Si tratta, come abbiamo già scritto, della classica pizza romana: quindi sottilissima, quasi un’ostia, con il cornicione molto scrocchiarello. Distesa a mano, cotta nel forno a legna, leggera e di notevole digeribilità.
Piuttosto anonima la margherita classica (6 euro, come la versione vegetale), molto più convincenti la diavola (9 euro, con un buon salame piccante) e la ‘bieta e patate’ con mozzarella (8 euro) dove le verdure sono ben preparate e saporite; soprattutto, sanno di ingredienti freschi.
Tra le più richieste, quella con la cipolla rossa e la ‘radicchio e noci’ con il blu vegetale.
Nulla da dire: gli amanti della pizza romana tradizionale, così come la fetta di clientela alla ricerca di locali vegetariani e vegani può trovare qui una buona pizzeria di riferimento, con in più diversi bonus: l’esperienza pluriennale di una famiglia di panificatori e pizzaioli, un’attenzione vera ai prodotti stagionali, una immensa terrazza panoramica dove godersi il fresco in estate e, più in generale, un contesto aperto e accogliente che non sa di riserva indiana.
Pizzeria Frontoni – L’arte della pizza dal 1940
Via Assisi, 117 (metro linea A, Ponte Lungo)
Tel. 06 7834 9259
Aperto: tutte le sere dalle 19:30 a mezzanotte.
www.pizzeriafrontoni.it
Un commento
I commenti sono chiusi.
Mi son sempre chiesto come mai,la mozzarella sulle pizze romane”si liquefa”(squaglia) diventando un tutt’uno.