Roma, Osteria Fernanda di Davide Del Duca, tra amatriciana e innovazione
di Virginia Di Falco
Non è nata un secolo fa, l’Osteria Fernanda. Era solo il 2007. Ma nella percezione dei romani e, forse, non solo nella loro, è come se ci fosse da sempre. Sarà perchè ha fatto in tempo a nascere – e crescere – prima dell’ondata senza soluzione di continuità di nuovi locali che hanno invaso la capitale negli ultime tre o quattro anni. In tempo perchè, nonostante internet e i suoi mille-blog-blu pronti a recensire soprattutto le nuove aperture (magari nel giorno delle aperture) è un’osteria con la quale ha funzionato innanzitutto il passaparola — quello off line. E in tanti si sono praticamente affezionati, seguendone passo passo il percorso che l’ha portata ad essere considerata una delle osterie più affidabili della capitale, con un buon rapporto qualità prezzo e certo non soltanto per la sua amatriciana da dieci e lode!
Siamo tra Trastevere e Testaccio, in via Ettore Rolli (la strada che per i golosastri romani è quella del Maritozzaro). Un piccolo locale arredato in maniera rustica, diviso tra una sala e un soppalco, con un bel soffitto con le travi a vista, solidi tavoli in legno scuro, e la carta paglia su runner in tessuto dai colori naturali, invece delle tovaglie. Atmosfera informale ma molto accogliente, così come il servizio, sempre informato e premuroso il giusto. Una carta dei vini apprezzabile e non scontata, con possibilità di mescita e ricarichi non esagerati.
Sin dall’inizio, lo chef Davide Del Duca, trentenne con diverse esperienze in alcune tra le piu’ famose cucine della capitale, e il suo socio Andrea Marini, in sala, propongono un menu semplificato a pranzo e una scelta più ricca di sera, con possibilità di due menu degustazione.
Di carattere, dai sapori decisi e riconoscibili, il benvenuto con il mini flan di pecorino profumato alla menta. A seguire, quello che viene ormai considerato un classico dello chef: il polpo rosticciato, qui nella sua versione primaverile, con insalatina di ortaggi. Cotto alla perfezione, con un bel tocco fume’.
Gustosi i tortelli alla bieta, ripieni di burrata, con acciughe e olive. Sono intitolati al “ganascione ciociaro” tipica torta rustica ripiena di verdura, insaporita proprio con l’aggiunta di acciughe e olive. Anche l’agnello, tenero e ben cotto, servito con le puntarelle e un accenno di cagliata di capra richiama la tradizione e lascia soddisfatti.
Anche una semplice pasta al pomodoro può essere un bel test sulla qualità delle materie prime impiegate: e qui le mezze maniche si difendono bene.
L’unica nota dolente viene dalla triglia in pastella servita con i carciofi e profumata al tè. La tempura è perfetta, leggera come deve essere, ma la triglia si perde e, anche visivamente, non è bello che finisca in pezzettoni.
Si chiude con il classico tiramisu’ espresso, cremoso e ricco oppure con la versione ‘sferificata’ della tradizionale ricotta e visciole. Pur ammettendo una decisa antipatia per le sfere, qui siamo di fronte ad un dessert indovinato: il sapore di tutti gli ingredienti si riconosce all’istante e si gode della piacevolezza del grasso in equilibrio con l’acidità e freschezza di pomelo e acetosella.
La scelta dei dolci, inoltre, merita una nota aggiuntiva. Nel senso che lo chef si diverte con delle proposte che privilegiano il dolce-non dolce come ad esempio il suo “pomodoro, bufala e basilico”, oppure la patata arrosto, con tanto di aglio, al cioccolato. I più temerari sono avvisati.
Una cosa è certa. Anche le proposte più innovative o che sembrano azzardate non distolgono l’attenzione da una mano in cucina solida, sicura, che procede spedita. La preferenza per la stagionalità dei prodotti e la loro provenienza, una certa curiosità e vivacità nel proporre in carta piatti della tradizione romana e laziale accanto a ricette più divertenti, accompagnate alla cura nel descrivere il piatto una volta a tavola, rendono l’esperienza di una cena da Fernanda davvero piacevole.
Conto medio sui 40 euro.
Osteria Fernanda
Via Ettore Rolli, 1
Tel. 06.5894333
Aperto a pranzo e a cena
Chiuso sabato a pranzo e domenica
www.osteriafernanda.com (sito in costruzione)
2 Commenti
I commenti sono chiusi.
Questa cosa dell’avversione alle sfere (non tanto alla sferificazione che fu) credo di poterla condividere. Ci devo pensare. C’è qualcosa che stride tra il mangiare e la rotondità. Mi scivolano, sfuggono insomma. Le sfere, dico.
lo dico con tutto il tatto e rispetto possibile. Ma il primo problema, per me, è proprio … romperle :)