Roma nel piatto 2011, ecco i migliori ristoranti secondo La Pecora Nera
Curata dal giornalista blogger Simone Cargiani, con il coordinamento editoriale di Fernanda D’Arienzo, è appena uscita «Roma nel Piatto», guida tascabile ai ristoranti di Roma e ai buoni indirizzi fuori provincia. Nell’edizione 2011 vengono recensiti in totale 545 locali (120 in più dell’anno scorso) e cioè 357 ristoranti divisi per quartiere, 60 etnici, 64 pizzerie e 64 locali per l’aperitivo o per il brunch.
I voti sono come quelli presi a scuola: espressi in decimi. Si parte dal 4 e mezzo (totalmente insufficiente) per arrivare all’eccellenza dall’8 e mezzo in poi. A completare la lista dei suggerimenti tre pagine di locali caldamente consigliati con un grande “OK”, suddivisi per categoria, a seconda che propongano cucina ricercata, tradizionale, regionale, di carne, di pesce, che siano trattorie o enoteche con cucina, etnici, pizzerie e, infine, che offrano un aperitivo o brunch. E poi, la novità high tech di quest’anno: tutte le recensioni hanno un codice a barre che attraverso un software scaricabile sul telefonino permette di aggiornare le informazioni sugli eventuali cambiamenti di ciascun locale in tempo reale.
Ecco allora, per ROMA NEL PIATTO, la classifica dei migliori del 2011:
9 e ½ | La Pergola (Roma) |
9- | Colline Ciociare (Acuto) |
9- | Il Pagliaccio (Roma) |
9- | La Parolina (Trevinano) |
9- | La Trota (Rivodutri) |
8 e ½ | Il Convivio Troiani (Roma) |
8 e ½ | Open Colonna (Roma) |
8 e ½ | Pipero (Albano Laziale) |
8+ | Agata e Romeo (Roma) |
8+ | Il Granchio (Terracina) |
8 | Acquolina (Roma) |
8 | Enoteca La Torre (Viterbo) |
8 | Glass (Roma) |
8 | Pascucci al Porticciolo (Fiumicino) |
Come suggerisce il formato tascabile (ancorchè sostanzioso: ben 564 pagine) l’idea è quella di informare, mettendosi nei panni di un «avventore qualsiasi». Il target non sono certo i gastrofanatici, per capirci. Obiettivo nobilissimo, anche se a volte il rischio è di inaridire il lavoro: che senso ha riportare il prezzo più alto e più basso delle bottiglie come dato assoluto? In cosa mi aiuta sapere che sto per cenare in un posto dove le etichette variano da 2.790 euro a 14?
In realtà, il curatore della guida ha due pensieri fissi. Uno è il conflitto di interessi con la categoria dei ristoratori. L’altro è il caffè.
Il primo, pronto a materializzarsi, ci spiega, non appena un messaggio pubblicitario di un ristorante fa capolino tra le pagine di una guida gastronomica oppure uno chef partecipa alla presentazione della guida con qualche suo piatto, o peggio ancora se malauguratamente si viene riconosciuti dal ristoratore. Il problema Cargiani lo ha risolto alla radice: con una redazione di recensori anonimi si è inventato una casa editrice indipendente che, a partire dal nome, La Pecora Nera, nega ogni omologazione al gastro–guide business.
L’altro pensiero fisso, quello del caffè, cerca di affrontarlo chiedendo (e evidentemente facendo chiedere ai suoi colleghi di guida) a tutti – dico a TUTTI – i ristoranti riportati in guida una tazzina della suddetta bevanda per descriverne minuziosamente le caratteristiche della miscela, del gusto, dell’aroma, della tostatura, della crema (a proposito: com’è una crema poco elastica??!!???). E così mentre cerca di difendersi dall’accusa di essere definito un integralista della critica gastronomica finisce per diventare un “talebano” del caffè.
Battute a parte, per una guida che si propone di fornire un servizio, con le informazioni essenziali sulla «media ristorazione: quella accessibile ai più» (pag. 4) le super sofisticate note di degustazione sul caffè sembrano un tantino fuori mira.
Nel complesso viene fuori un ritratto della capitale abbastanza vivace e completo; la scrittura è pulita, schietta, parla al lettore andando dritto al sodo senza troppi fronzoli e, soprattutto senza pre-giudizi: una breve descrizione dell’ambiente e dell’atmosfera, la giusta attenzione al servizio, i piatti che vale la pena provare, i pregi e i difetti riscontrati durante la visita. L’impressione generale del curatore della guida, alla fine del suo «peregrinare per le tavole della regione» è, tuttavia, quella di un settore ancora in crisi, almeno nei locali della ristorazione medio-alta, spesso trovati semivuoti. Per contro vanno molto bene le trattorie, le pizzerie e tutti quei posti dove consumare un ricco buffet per l’ora dell’aperitivo a meno di dieci euro. Su questi ultimi la guida offre una serie di utili suggerimenti (anche su come evitare banchi di decongelati e avanzi del giorno prima).
Tante le eccellenze, infine, segnalate fuori Roma – come ad esempio nel Viterbese – utile via di fuga per contrastare la «cara mediocrità» della capitale.
Appena uscito in accompagnamento a Roma nel Piatto, in selezionati punti vendita e on line (www.lapecoranera.net), anche un vademecum con oltre 700 indirizzi di pasticcerie, enoteche, gastronomie, macellerie, pescherie, utensilerie, negozi bio ed equo e altre categorie “golose” per una caccia ragionata ai tesori gastronomici della capitale.
Insomma, sebbene non ci siano novità eclatanti nelle eccellenze così come nelle stroncature, bisogna dare atto a questa guida che per la meticolosità e sistematicità del lavoro di schedatura se ne ricava una piacevole sensazione di voce fuori dal coro. Ehm. Fuori dal gregge.
Virginia Di Falco
Roma nel piatto 2001
La Pecora Nera Editore
www.romanelpiatto.it
Euro 11,90
ROMA PER IL GOLOSO 2011
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