Roma, da Farinè la pizza a San Lorenzo


Farinè, zoom sulla pizza Napoli

Farinè, zoom sulla pizza Napoli

di Virginia Di Falco

Pizza. Sembra si parli solo di pizza ultimamente. Su questo sito, di sicuro, almeno due volte al giorno. Eppure non è mai abbastanza. Perché se è vero che sono aumentate in maniera considerevole le pizzerie sempre più attente alle farine impiegate, al processo di lievitazione e alla qualità dei prodotti utilizzati per le diverse farciture, è anche vero che sono ancora troppi i locali che sfornano autentiche porcherie e la delusione clamorosa è sempre dietro l’angolo.
A Roma, ad esempio, il panorama generale è sicuramente cambiato in meglio. Da una parte l’esercito di pizzerie al taglio, dall’altra quello dei forni a legna hanno trovato nel corso degli ultimi anni i loro pionieri della ricerca e qualità – -trasformatisi spesso in veri e propri guru della pasta lievitata. Angelo Iezzi prima, poi Gabriele Bonci, Giancarlo Casa, Stefano Callegari, solo per fare i nomi più conosciuti hanno cominciato a introdurre il tema importante della materia prima. E a superare, nel caso della pizza tonda cotta a legna, la diatriba tra versione bassa e scrocchiarella romana e versione alta e morbida napoletana. E oggi, anche grazie a loro, per scegliere una pizza ben lievitata e ben farcita non c’è che l’imbarazzo della scelta.

Farinè, la margherita

Farinè, la margherita

Tutto risolto, allora? Non proprio. Perché basta fare un giro veloce on line tra i siti di food o su Facebook per trovare commenti che vanno dalla protesta alla delusione fino allo sconcerto per pizze di cattiva qualità che, nel migliore dei casi, costringono a stare attaccati alla bottiglia di acqua tutta la notte.
Ben vengano allora le iniziative come quella di Carlo Teodori e Francesca Sarra a San Lorenzo che qualche anno fa hanno aperto Farinè, scoperta da noi grazie a Simone Cargiani e alla sua meticolosissima guida di «Roma nel Piatto» che l’ha selezionata e classificata nel 2015 con ben ‘tre spicchi’.

Farinè, la sala

Farinè, la sala

Una piccola pizzeria con circa 40 coperti, in una sala spartana dove la pizza viene servita su grossi fogli di carta paglia, niente piatti, niente posate, da mangiare al volo. Un menu ridotto all’osso, con una pagina dedicata alle pizze classiche, come la margherita, la Napoli, con mozzarella e alici; la marinara, la mediterranea con olive e capperi, che insieme alla ‘silvestre’ (broccoli e provola silana affumicata) e alla ‘pastorale’ (con patate, pecorino romano, cipolle e maggiorana) fanno parte dell’offerta fissa del locale. A questa, poi, si affiancano le due proposte che ruotano ogni settimana – una pizza e un calzone – con farciture che cambiano di volta in volta, quasi tutte molto originali.

Farine, la pizza Napoli

Farine, la pizza Napoli

Farinè, con pecorino di fossa e Porto

Farinè, con pecorino di fossa e Porto

Farinè, con fagioli corallo e pesce persico

Farinè, con fagioli corallo e pesce persico

Farinè, il calzone con gambi di amaranto e pesce spada affumicato

Farinè, il calzone con

Si va dalla pizza con fagioli corallo alle spezie con filetti di pesce persico, al calzone con gambi di amaranto e pesce spada affumicato con marmellata di arance al whisky Bowmore; oppure pizza con cavolo cappuccio alla salsa di Porto con ricotta salata; o, ancora, con cipolle caramellate con marmellata di limoni, tonno affumicato e spolverata di pepe e semi di coriandolo. E si cambia prestando attenzione anche ai vegetariani e vegani.
L’altra nota distintiva di Farinè, oltre alla rotazione settimanale ‘gourmet’, è che ogni pizza può essere servita in tre formati diversi, small (da 2 euro a 3,50), regular (da 4 euro a 6,50) e large (da 7,50 a 12), a seconda dell’appetito o della voglia di fare un piccolo percorso degustazione.

Farinè, una delle tante varianti vegetariane

Farinè, una delle tante varianti vegetariane

Farinè, con gli spinaci

Farinè, con gli spinaci

La pizza è asciutta, leggera, grazie alle 72 ore di lievitazione, ma non biscottata. Quelle classiche, a partire dalla margherita e dalla Napoli sono ben eseguite ed equilibrate mentre la farcitura di qualcuna di quelle speciali finisce per penalizzare il gusto e la levità della pasta, lasciando la sensazione di ‘piatto edibile’, a metà tra il pane injra dei ristoranti africani e l’antica mensa romana.

Farinè, le birre

Farinè, le birre

Da bere, birre artigianali estere e alla spina (tutte molto valide) e qualche etichetta di piccole cantine nazionali e laziali dal felice rapporto qualità prezzo.
Carlo Teodori,  titolare e sommelier, look da professore di filosofia anni Settanta, sovrintende alla sala mentre Francesca Sarra (pizzaiola donna, caso più unico che raro, come scrive in un bel pezzo su Repubblica Sapori Luciana Squadrilli) si occupa della gestione pizze, curandone anche la presentazione; il servizio è essenziale ma adeguato e cortese.
L’atmosfera, informale e rilassata è da classica pizzeria di quartiere: si viene a fare due chiacchiere, si ritorna volentieri, ci si portano gli amici.
A San Lorenzo ci voleva proprio, e ci si sta bene, in un posto così.

farine logo

Farinè la pizza
Via degli Aurunci, 6/8 (San Lorenzo)
Tel. 06.4451162
Aperto: dalle 19:15 a mezzanotte
Chiuso: lunedi
www.farinelapizza.it

3 Commenti

  1. Cara Virginia,
    ho seguito il tuo consiglio e ho “costretto” altre 2 persone ad accompagnarmi. Ma che delusione! Ti sei dimenticata nell’articolo di scrivere che si trattava di un forno elettrico…per non parlare della scortesia del proprietario. Non so come mai persone con un carattere di questo tipo decidano di mettersi al pubblico. Non sto scherzando…a una mia tranquillissima domanda sugli ingredienti della pizza, generata soprattutto dalla mia curiosità e entusiasmo per la nuova scoperta ha risposto talmente male che anche i miei amici sono rimasti basiti. Il vino rosso poi sapeva di aceto. Si trattava di un vino biologico di Offida, ma ho assaggiato tanti vini biologici, e non mi è mai capitato di sentire l’aceto. Per quanto riguarda la pizza era buona, non c’è che dire, ma completamente insapore. Ne abbiamo prese 4 diverse e sapevano tutte uguali. In più ahimè era biscottata…come è normale che sia per un forno elettrico. Il conto sicuramente economico, ma si tratta comunque di pizza al taglio senza servizio. L’ambiente più che spartano, mi sembra completamente lasciato al caso.
    Generalmente non commento, ma è stata tanta e tale la delusione, e tanta è la mi stima per il vostro sito che ho pensato bene di segnalavi quanto su. Cordiali saluti.

  2. Angela, hai fatto benissimo a lasciare il tuo commento. Mi dispiace che tu e i tuoi amici vi siate trovati male, ma ogni riscontro, per questo sito, e’ sempre importante. Su alcune cose posso rispondere, su altre evidentemente no. Ad esempio sul vino ‘che sa di aceto’ – un po’ fortina per la verità come affermazione – il mio suggerimento qui come altrove e’ che un vino cattivo si manda indietro. Oltretutto il proprietario e’ sommelier, avrebbe potuto riparare e suggerire alternative. E qui veniamo al fatto che tu dici, della sua scortesia: non so cosa dire, con me non è mai capitato. Ho scritto ambiente spartano e ne resto convinta: tavoli, sedie e pizza servita su tovagliette di carta paglia, no posate. È impostato così: non vuol dire lasciato al caso. Infine, per ultima la questione più importante: la pizza com’è? È’ buona o no? Perché tu scrivi: “è BUONA NON C’È CHE DIRE, MA COMPLETAMENTE INSAPORE E BISCOTTATA” e’ una pizza buona oppure no? La mia risposta – implicita nell’articolo – e’ che si tratta di una pizza che vale la sosta, ben lievitata (per me fondamentale) leggera e farcita con ingredienti ottimi, sempre diversi (magari non sempre indovinati) e, nonostante il forno elettrico, non biscottata, così come nel caso del calzone. Ad ogni modo, grazie ancora per il tuo commento e la tua attenzione.

  3. Cara Virginia,
    in genere queste cose, le rarissime volte che succedono, le dico direttamente al proprietario, ma in questo caso scusami, vista la prima reazione, ho avuto veramente paura! ahahhahahah. Ti assicuro che l’aceto era veramente quello! Volevo dire che si sente che è una pizza di qualità, non si può dire che è cattiva, ma hai la sensazione di mangiare solo un buon impasto, nient’altro. Comunque i gusti sono gusti (il biscotto rimane, del calzone non c’era l’ombra sul menù, nè fuori menù). Evidentemente sono stata sfortunata, magari ritornaci. Per me non ci sarà seconda occasione. Grazie a te!

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