Roma, Da Bucatino
Quartiere Testaccio – Via Luca della Robbia, 44
Tel. 06.5746886
Chiuso il lunedì
Ecco un posto dove il tempo sembra essersi fermato. Almeno a tavola. Questo locale del quartiere Testaccio ancora si presenta con le carte della tradizione: ambiente tranquillo, conduzione familiare e piatti di una volta. Eppure l’impatto, per chi non conosce il posto, non è dei migliori, visto che le proposte alla carta degli antipasti non si presentano particolarmente interessanti. Ma il trucco è ben presto spiegato, perché tutti si affidano al carrello delle “svojature”, un ricchissimo buffet freddo dove sono protagonisti ortaggi (i classici carciofi, peperoni grigliati ed ancora melanzane, zucchine,…), legumi (ottimi fagioli con la cipolla) ed insalate di vario tipo. Tutto da consumare accompagnando con la classica focaccia con sale, olio extravergine di oliva e rosmarino. Dopo questa bella ouverture il gioco inizia a farsi veramente interessante con i primi, vera esaltazione della classica cucina della capitale. Tra le proposte spiccano i rigatoni con pajata o conditi con il sugo alla carbonara e le ruspanti tagliatelle con funghi porcini e tartufi. Ma è sul piatto classico che si coglie veramente la differenza: chiunque vuole assaporare la delizia dei bucatini all’amatriciana deve passare da queste parti. Non a caso, tutti i tavoli intorno, così come sulle poche postazioni reperibili all’esterno (particolarmente ambite anche se invase dalle auto in sosta non molto lontane), è tutto un fiorire delle caratteristiche zuppierine bianche in cui viene servito questo classico della cucina romana importato dalla tradizione della gricia abruzzese. Un piatto ben riuscito, con untuosità giusta e giusta presenza di pomodoro (ben asciutto) che accompagna un formato di pasta spesso non “simpatico” ai più per via della facilità allo sporcarsi a tavola. Ma signori, siamo in presenza di una amatriciana che val bene… qualche macchia. Anche l’impatto con i secondi è all’insegna della tradizione: coratella d’agnello cucinata con cipolle, la classicissima trippa, il saporito abbacchio alla scottadito ed il ricercato pollo alla romana. A dire il vero la nostra scelta è caduta su un maialetto al forno con patate. Senza pentimenti, visto che il piatto era ben condito e soprattutto con un sapiente dosaggio di pepe, l’aggiunta che spesso rovina – per l’abbondanza – molte tavolate romane. La carta dei vini non è particolarmente ricca ma non mancano alcune attenzioni, oltre che per il Lazio, per le regioni circostanti (Umbria, Toscana e qualche etichetta campana). Classica la proposta dei dolci: tiramisù, sbriciolata di millefoglie ed una niente male crostata alle visciole. Insomma, un’autentica emozione gastronomica a buon costo, visto che alla fine si spende intorno ai trenta euro.
Pasquale Carlo