Culinaria a Roma: dagli chef ai mercanti di cibo


di Virginia Di Falco

L’idea è buona. Il posto è bellissimo.
Quest’anno Culinaria, congresso romano sulla gastronomia organizzata da Fabrizio Darini e Francesco Pesce dal 16 al 18 marzo, giunto all’ottava edizione, si è tenuta nel mercato rionale coperto della Garbatella. L’idea è buona perchè lega la cosa più popolare che c’è, il cibo, al luogo più antico di circolazione delle merci, il mercato. Il posto è bellissimo perchè la Garbatella è ancora un quartiere vivo e verace, dove, appunto, l’aggettivo popolare ha un senso. E la struttura, completamente ripresa per l’occasione, si presta bene a manifestazioni di questo genere.

Culinaria, un angolo dell’allestimento

L’organizzazione delle giornate è multi-format: si va dalla degustazione guidata, all’aula didattica su peperoncino, cereali, colatura di alici, carne, tè, tofu; dalle station in diretta con i piatti degli chef al campionato della birra, agli appuntamenti formativi. E poi ci sono una decina di espositori, gli angoli dello street food con il camioncino ambulante di pizza e mortazza, i panini con kebab, le polpette metropolitane dei Fooders, il fritto cetarese di Pasquale Torrente.

Culinaria, le polpette di Francesca e Marco Fooders

Culinaria, il cuoppo fritto di Torrente

Nelle intenzioni degli organizzatori l’attenzione quest’anno si sposta dai riflettori sempre più puntati sugli chef, soprattutto delle star mediatiche, ai mercanti contemporanei. A coloro, cioè, che a vario titolo, ma con passione comune, si occupano di far circolare il cibo. Gli chef, i pasticcieri, i pizzaioli (soprattutto quelli famosi, per la verità) ci sono. Tra gli altri, Ezio Santin, Enrico Crippa, Angelo Troiani, Viviana Varese, Franco Aliberti, Sandro Serva, Alberto Faccani, Roy Caceres, Angelo Sabatelli, i maestri della pizza Gabriele Bonci e Franco Pepe. E presentano nei dettagli una loro creazione. Il piatto è il messaggio.

Culinaria, le spezie

Dagli espositori, invece, si possono degustare e acquistare prodotti: i formaggi della selezione di D.O.L. di Vincenzo Mancino (il banco più bello del mercato, si lo so: sono di parte); i cardoncelli crudi, le spezie, il tè, l’olio extravergine di oliva.

Culinaria, il banco dei formaggi D.O.L. di Vincenzo Mancino

Culinaria Street Food: pizza e mortazza

Culinaria, l’angolo del prosciutto di Parma

Insomma, il tema del passaggio dagli chef personaggio alla circolazione e interscambio del (buon) cibo è sicuramente un tema forte ed interessante da sviluppare, soprattutto utilizzando un mercato come veicolo di idee e promozione. L’impressione, però, è che questa edizione non sia riuscita a centrarlo appieno. Inevitabilmente i palcoscenici allestiti per gli chef finiscono per rubare la scena ai produttori e questi ultimi (peraltro pochini, in verità) si confondono troppo – organizzativamente parlando – con gli sponsor della manifestazione. E’ come se la distinzione dei due ruoli – peraltro chiarissima nel materiale di comunicazione distribuito all’ingresso – sfumasse poi nella distribuzione degli spazi. Mentre aver chiaro chi vende e chi compra, si sa, è il fondamento di ogni mercato. Nulla contro il caviale, anzi. Ma non aiuta molto a capire le radici della rivoluzione.

3 Commenti

  1. Veramente bello il banco di Dol…e io non sono di parte… p.s. Perche’ chi scrive sarebbe di parte?

    1. Sono di parte perchè mi piace incondizionatamente tutto quello che propone nella sua bottega Vincenzo Mancino :)

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