Coronavirus. Perbellini a Isola Rizza chiude per sempre, finisce un’epoca
Il Ristorante Perbellini chiude. Per sempre. Addio ad uno dei locali che hanno fatto grande la ristorazione italiana a partire dagli anni ’90, un riferimento assoluto.
La proprietaria, Paola Secchi, ex moglie di Perbellini che era restata qui dopo la separazione dal marito nel 2014 ha rilasciato questa dichiarazione al Corriere del Veneto in serata: «Abbiamo chiuso quando il presidente del Consiglio ha fermato per decreto i ristoranti ma qualche giorno fa ho salutato tutti collaboratori con un brindisi; il ristorante non riaprirà più. Si chiude un capitolo della mia vita durato 30 anni. Le prime ordinanze hanno vietato battesimi e comunioni e ci hanno fatto perdere le prenotazioni di chi aveva piacere di proseguire un’occasione di festa a tavola con noi assieme a famiglie e amici. Poi Veronafiere ha deciso di rinviare il Vinitaly, che per noi è un momento di grande lavoro. Le prenotazioni erano in crescita, ma così non potevamo continuare».
Una decisione storica che chiude un’epoca. Un’epoca che però, come abbiamo più volte scritto, era già al tramonto: «Mi stavo allontanando sempre di più dalla cucina stellata – ha dichiarato Paola Secchi – che per quasi 30 anni è stato il mio mondo. Poi sono successe un paio di cose e infine il coronavirus. Alla fine, d’accordo con la famiglia, abbiamo deciso di chiudere definitivamente».
Paola Secchi e Giancarlo Perbellini avevano aperto il locale nel 1989 ottenendo la prima stella nel 1991 e la seconda nel 2001 . Nel 2014 Giancarlo Perbellini lascia il ristorante per aprire la sua «Casa»in piazza San Zeno, Paola Secchi prende il timone del locale e promuove il sous chef Francesco Baldissarutti; con lui arriva la conferma nella guida Michelin con la stella. Sempre mantenuta sino ad oggi.
Un annuncio che ci riempe di malinconia perché la frequentazione di questo locale è stata assidua sia con che senza Giancarlo durante i Vinitaly e sono sempre state serate indimenticabili.
Lo abbiamo scritto il 9 marzo, parlando di coronavirus e ristoratori, facendo una facile previsione: dopo questa crisi nulla sarà come prima, proprio a cominciare dalla ristorazione. Per come stanno andando le cose, sarà molto difficile pensare ad un ritorno tout court al 20 di febbraio: si stanno resettando i valori e soprattutto le priorità di ciascuno di noi.
Lo stiamo vedendo sul piano generale: si sta finalmente tornando dall’io al noi e la res publica torna centrale dopo 20 anni di liberismo sfrenato e irresponsabile che ci ha fatto dimenticare che noi siamo fatti per stare in gruppo, non da soli.
Come mi ha scritto un altro grande protagonista della ristorazione veronese, Simone Padoan, a cui chiedo scusa se rendo pubblica questa riflessione privata (che però sintetizza perfettamente quello che stanno pensando tutti): “Dobbiamo prendere coscienza che non siamo un bene di prima necessità e nemmeno un bene ostentabile. Quindi? Credo che dovremo rimboccarci le maniche e lavorare il doppio di quello che lavoravamo prima, partendo svantaggiati perché la situazione della ristorazione, in Italia, era già in sofferenza, trovando una nuova via, prima di tutto per rimanere in piedi e poi per riprenderci”.
Con la crisi dovrà fare i conti sia la ristorazione veramente grande di questi anni, come quella di Paola Secchi e Padoan, sia soprattutto quella frou frou e caricaturale in cerca di scorciatoie e marchette. E non è questione cucina d’autore o tradizione come ha straordinariamente malinteso lo chef Pasquale Calitri sul sito di Identità Golose replicando alle nostre tesi, bensì di modello di progetto ristorativo che sempre più ormai spesso non aveva più la sala e il cliente al centro del proprio esistere e che chiaramente fatto il suo tempo.
Ma avremo, purtroppo, modo di riparlarne nei prossimi mesi.
Intanto il nostro pensiero va al grande contributo che hanno dato Giancarlo Perbellini e Paola Secchi in questo locale e un grande in bocca a lupo per tutti i progetti futuri ai protagonisti che hanno fatto grande questo locale.
2 Commenti
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Un pensiero ai ristoranti stagionali che potrebbero non aprire questa estate
Mi sembra la storia del paziente con patologie pregresse, morto di coronavirus..