Fiumicino, ecco la cucina del nuovo Tino
di Virginia Di Falco
Il Tino di Daniele Usai e Claudio Bronzi ha finalmente riaperto a Fiumicino. Il ristorante che ha compiuto dieci anni anni proprio in questi giorni, ha portato la sua stella Michelin tra le barche del cantiere Nautilus Marina fondato 50 anni fa da Agostino Straulino, figura leggendaria della vela italiana.
Un complesso molto bello, distribuito tra uno spazio all’aperto, moderno ed essenziale ma suggestivo, dove prendere l’aperitivo (e tra qualche giorno ascoltare musica dal vivo) tra il dondolio delle barche e una sorta di dock su due livelli. Si chiama Quarantuno Dodici, che è la rotta nautica per arrivare a destinazione, e i due amici lo hanno aperto insieme all’amico Stefano Loreti.
Al piano terra, tutti i giorni, dalle sette del mattino trovate i croissant e i dolci da colazione, e poi una proposta di lunch con piccolo menu di mare, ma completo e centrato, con un rapporto qualità prezzo davvero degno di nota. Atmosfera marinara ovviamente, perfetta per godersi il sole così come le serate al fresco.
E che bello tornare dall’aeroporto e potersi fermare a bere qualcosa, consigliati da un team giovane, preparato e motivato e stuzzicati dalle tapas curate e mai banali della cucina.
Al piano di sopra la sala del Tino, con l’aria elegante già conosciuta nella sede di Ostia. Qui ci sono dieci tavoli vestiti di bianco e fiori freschi, in un ambiente marinaro, molto alleggerito, rispetto al precedente, di grande piacevolezza.
La carta dei vini sempre ben organizzata, vivace e ricca di spunti, con la breve nota di Claudio a commentare ogni etichetta: per raccontare il suo passaggio in azienda, un viaggio, un’impressione sul produttore.
Il menu del Tino a Fiumicino, che continuerà ad essere aggiornato stagionalmente, sembra più ricco di colori e profumi del solito. Tre proposte degustazione (rispettivamente a 55, 70 e 90 euro) con un rapporto qualità prezzo che ha davvero pochi eguali. Anche perché il servizio ha superato in pochi giorni brillantemente la fase di rodaggio: sia Lele che Claudio investono tanto in formazione, e questo si vede e si sente in cucina come in sala: personale informato, motivato, informale il giusto senza mai perdere il senso della misura.
La cucina si trova al piano terra, ma i due livelli si coordinano molto bene, senza sbavature o tempi morti. C’è esperienza, sicuramente, ma anche entusiasmo e voglia di riuscire.
Il benvenuto è variamente assortito, ben presentato, con le immancabili bollicine sempre presentate nel dettaglio da Claudio. Sfizioserie che si distinguono per sapore e carattere, come nel caso della impalpabile sfoglia di pane con bocconcino di pane e burro. Squisita.
Pane e grissini, tutti prodotti in casa, accompagnano la degustazione di un ottimo olio extra vergine di olive itrane. Particolarmente gustoso il panetto da lievito madre, servito tiepido. Solita raccomandazione: stare attenti perché sono una tentazione continua!
Antipasto appagante e solleticante come deve essere: con il gambero rosso crudo in una salsa di cocco, passion fruit e coriandolo. Fresco e stimolante.
Un piatto gradito agli appassionati del fumè, la ricciola affumicata con cipolla rossa amaranto e dragoncello: nessun profumo o sapore che non riconoscerete, pensato e presentato con garbo.
Efficaci gli agnolotti con ripieno di mazzancolle, con la dolcezza dei crostacei tenuta a bada da un estratto di peperoni rossi fresco e profumato, versato al momento. E con la menta e l’olio al limone a dare lo sprint necessario.
Poi il primo piatto sorprendente. Sulla carta leggi «fusilli tonno e pomodoro» e mentre la mente corre con una discreta preoccupazione alla pasta quasi quotidiana degli anni dell’università, vedi arrivare una meravigliosa ciotola di fusilli che parlano la lingua del Mediterraneo: pomodoro buonissimo ma non predominante, un’idea di peperone profumato, l’origano fresco, la cipolla rossa di Tropea, i cubetti di tonno tenace, le olive e i cucunci da addentare con felicità. Che grande piatto!
A seguire, il maccarello con ciliegie, topinambur ed erbe aromatiche. Forse il piatto meno convincente: la pelle ben caramellata e la salsa di topinambur non riescono a far fronte completamente ad una sapidità piuttosto pronunciata del pesce, al quale avrebbe forse giovato qualche minuto in meno di cottura.
Divertenti invece le guance di arzilla con crema di piselli, tapioca e aglio nero fermentato: bocconcini tenaci e golosi per un pesce povero, poverissimo, non facile da proporre. Ed infatti lo si trova quasi esclusivamente nelle trattorie tradizionali, nella classica minestra con il broccolo romanesco e gli spaghetti spezzati.
Per chiudere, in ciascuna delle proposte degustazione la scelta del dessert è lasciata agli ospiti: si va dal classico abbinamento di stagione fragola e pistacchio, immediato e piacevole; alla crema bruciata alla banana, fino al gioco del ‘pane e nutella’, con una crema gianduia strepitosa.
Insomma, un’esperienza davvero soddisfacente. Il filo rosso con la precedente storia del Tino non solo non si è interrotto, ma nutrito com’è di grande entusiasmo, restituisce un’impressione positiva e rinfrancante, dall’aperitivo al dessert.
Sono stati davvero bravi Lele e Claudio: a capitalizzare l’esperienza di dieci anni, a lavorare sodo condividendo successi e notti insonni. Ma soprattutto a dividersi i sogni, come questo tra le barche del Nautilus Marina.
Il Tino a Fiumicino Quarantuno Dodici
Via Monte Cadria, 127
Tel. 06 658 1179
Aperto tutti i giorni dalle 7:00 alle 01:00
IL TINO, solo la sera
www.quarantunododici.it (sito in allestimento)