Ristorante Gioia a Salerno, in medio stat virtus nel primo ristorante italiano al Sud
Ristorante Gioia a Salerno
Piazza Flavio Gioia, 28
Sempre aperto
tel. 089 2594862
Dopo il clamoroso successo di Pescheria a Salerno, da noi previsto e annunciato, le aspettative del nuovo locale dei fratelli Enzo e Fabio Esposito erano alte, molto alte. La posizione intanto è importante, perchè sta nell’unica vera piazza di questa città, intitolata allo scopritore della bussola, l’amalfitano Flavio Gioia che da il nome al locale ma che per i salernitani veraci è la Rotonda per via di un mercato coperto esagonale costruito all’epoca del fascismo e poi abbattuto senza troppi rimpianti. Lo spazio è quello di una storica salumeria e completa la proposta gastronomica della pizzeria Trianon e di ben tre trattorie, tutte meritevoli di visita. Insomma, siamo nell’ombelico gastronomico del capoluogo salernitano che posso comodamente ammirare dalla mia terrazza:-)
Diciamo che dopo l’ingresso nel locale e la lettura del menu sono rimasto spiazzato: ambiente elegante, comode poltrone, luci centrate sul tavolo, pareti di bottiglie ovunque, cucina seminascosta. Quindi senza dubbio possiamo dire che non è una trattoria (che mi aspettavo di trovare), ma un ristorante. Insomma, la cucina di terra come claim ha come corrispettivo Pescheria e non il bistrot di Pescheria.
Nonostante questo mi trovo spiazzato: che ci fanno i tortellini e la carbonara insieme ai cavatielli, le tagliatelle alla bolognese con gli ziti alla genovese, la carne a bagnomaria (sia pure in versione più hard diretta sulla padella) con il filetto al pepe verde, il soffritto napoletano e la pluma iberica ormai diffusa in Italia quanto le sottilette kraft?
Il mio algoritmo girava pericolosamente a vuoto quando entra improvvisamente una carissima amica di mia madre con figlia e nipoti, un amicizia familiare iniziata negli anni ’60, di quelle strette strette che al Sud ti portano a chiamare zio e zia le persone adulte, e la mia mente fa subito un viaggio proustiano verso quel fantastico decennio, gli anni della Gioia, del Pil a due cifre, della televisione e del frigorifero che entravano nelle case, della prima e anche della seconda auto, di mamme casalinghe ancora ma anche laureate che si affacciavano al mondo del lavoro, dei vigili che cambiavano divisa il 2 giugno passando dal nero al bianco, dei giochi tranquilli e delle prime vacanze in montagna o in barca alla scoperta della Costiera. Quando l’Italia, nonostante i severi moniti di Pasolini, viveva con Gioia le prime vacanze di massa in 500 Fiat e ti caricavi l’amica sulla Lambretta, sulla vespa 50 con il collettore della 90, di Capitan Miki e il Grande Blek, di Rita Pavone che intepretava Gianburrasca, dello sbarco sulla Luna. L’Italia dei tortellini e della carbonara fuori da Bologna e fuori da Roma.
E proprio ricordando quei tempi felici adolescenziali ho potuto inquadrare questo ristorante. Si, ancora una volta i fratelli Esposito hanno superato se stessi creando il primo vero ristorante italiano al Sud.
Un ristorante in cui alla memoria ancestrale della tradizione meridionale è affiancata quella storica del piacere di avere a tavola anche ricette di altre regioni italiane in un momento in cui il distacco dalla terra crea negli anni ‘60 per la prima volta un nuovo menu di più tradizioni autentiche che si incrociano, che sono finalmente accessibili, un menu borghese. Di quella borghesia sana impegnata nelle professioni liberali e nella imprenditoria, non quella rapace finanziaria di due decenni dopo per la quale Marchesi creò il risotto oro e zafferano, un piatto che persino i Casalesi avrebberi giudicato kitch.
La modernità è nella qualità dei prodotti che compongono i piatti, una caratteristica di Pescheria che fa la differenza in una importante fetta di mercato.
Ci è piaciuta tanto la decisione di affidare la cucina alla giovanissima Annapia Daniele che dimostra di avere molta padronanza della materia prima e delle ricette, quelle classiche e quelle del passato. Una scommessa sul futuro.
Il vino completa la cornice, con una carta con poca profondità ma molto ampia e interessante, ricca di curiosità, accessibile con il ricarico giusto. Ma dove c’e’ Isidoro Menduto, figlio d’arte, stiamo tranquilli.
Un posto dove si sta bene, consigliatissimo. Sui 60-70 euro vini esclusi.
E allora Gioia non sta per per Flavio, ma riflette lo stato d’animo del ritrovarsi a tavola. Una tavola della buona borghesia.