Ristorante Caruso a Sorrento, un vero museo in onore del grande cantante
Via S. Antonino, 12 – Piazza Tasso
Tel. 081.8073156
Sempre aperto
www.ristorantemuseocaruso.com
[email protected]
Se dopo una lunga passeggiata tra i vicoli del centro storico di Sorrento avrete voglia di fare una pausa ristoratrice allora rifugiatevi qui. Paolo Esposito ha fortissimamente voluto questo ristorante museo – come ama definire il suo locale – raccogliendo con passione maniacale centinaia di foto, dischi e ricordi di Enrico Caruso che a Sorrento, nello splendido Hotel Vittoria, amava ritirarsi per godere del panorama più bello del mondo. Non importa che ora o che giorno dell’anno sia: è sempre aperto e c’è chi entra solo per fare una visita e prendere un caffè. Il risultato è un ambiente caldo e accogliente, anzi: rassicurante, grazie anche alle attenzioni e alla professionalità di Paolo che lo gestisce dal 1993 e del suo personale di sala. Ovunque sceglierete di accomodarvi, la voce e le innumerevoli camaleontiche pose del grande Maestro vi terranno compagnia. La cucina, prevalentemente marinara, poggia sulla fantasia misurata e attenta di uno chef senza grilli per la testa e sulla solidità dei rapporti con i migliori fornitori di pesce della zona. Viziatevi sin da subito con dei gamberetti impanati con salsa di alici oppure con una frittura (perfetta) di calamaretti. L’offerta dei primi piatti è molto varia e permette di scegliere tra le paste fatte in casa, come i ravioli di pescatrice, e diversi risotti, ma anche tra i formati classici come i paccheri, ripieni con una morbida farcia di baccalà e formaggio. E poi scampi, astici, merluzzi, ricciole, pesci san pietro: non avrete che da chiedere se farli scottare qualche minuto al vapore o passarli in forno con le patate. Il tutto supportato da una imponente lista dei vini, continuamente arricchita e giustamente curiosa di francesi e nuovo mondo.
di Antonino Siniscalchi
Sorrento. Qui il mare luccica nei piatti con il pesce fresco cucinato in tutte le salse, la vecchia terrazza davanti al Golfo di Surriento dell’Excelsior Vittoaria lascia spazio al Ristorante-museo fondato da Paolo Esposito nel 1987, nel ricordo di Enrico Caruso. Per celebrare il centenario dalla scomparsa del grande tenore, lo chef Giuseppe Persico, con il maître Mario Russo, hanno ideato due menu esclusivi, nel solco dell’ispirazione del Ristorante Museo Caruso, nella caratteristica via Sant’Antonino che si apre su piazza Tasso, nel cuore del salotto di Sorrento.
Paolo Esposito, titolare del locale, con lo studioso foggiano Guido D’Onofrio che della vita e della carriera artistica di Caruso sa proprio tutto nei minimi particolari, ha curato con dovizia di particolari negli anni l’allestimento delle sale. Un omaggio sincero perché il patron del locale ha raccolto nel suo ristorante, aperto nell’aprile 1987, 1.100 cimeli carusiani, tra fotografie, caricature, giornali italiani e americani (tra gli altri, la prima pagina con Il Mattino pubblicato all’indomani della morte di Caruso con il titolo “La Voce divina s’è spenta”), dischi originali a 78 giri che si possono ascoltare su rari e preziosi grammofoni d’epoca. Enrico Caruso, il ricordo della sua prestigiosa carriera in ogni angolo, tra pareti e cupole, con la sua musica che caratterizza ogni portata. Intanto, per il centenario il menù degustazione spazia tra sei portate di pesce e sei di carne. Con il benvenuto dello chef, l’itinerario di mare si sviluppa con tonno in tre consistenze, gamberi in tempura con variazioni di salse, maruzze degli antichi pastai con ragù di totanetti, petali di olive nere e burratina; dolce dedicato a Caruso. Il menù di carne, dopo il benvenuto dello chef, prosegue con burratina ripiena di caponatina di verdure con lardo di maialino nero su salsa di pomodorini: fiori di zucca scomposti ripieni di ricotta di bufala agerolese; tagliolini con porcini e tartufo estivo; morbido di manzo con purea di patate viola e ristretto di Aglianico e pepe Giamaicano; l’immancabile dolce dedicato a Caruso. In questo tempio di memorie della vita e dell’opera del grande tenore, i piatti sono ispirati alla tradizione culinaria mediterranea e napoletana, interpretati con sapiente maestria ed elevato gusto estetico. Nella raffinata cornice del Ristorante-museo Caruso, quindi, l’arte senza tempo di Enrico Caruso si specchia nei piatti d’alta gastronomia, che rivisitano i sapori e i profumi dell’antica tradizione culinaria, dove gli ingredienti sono magistralmente accostati per creare armonie di sapori, abbinamenti cromatici, coniugati alla giustezza della cottura e della presentazione ed estetica. «L’ospite – sottolinea Paolo Esposito -, immerso in un magico universo di profumi e sapori, è “coautore” di uno speciale viaggio nel gusto, con esclusive note culinarie, associate, compenetrate, in un crescendo di emozione, in cui sapori, colori, sensazioni e suoni si fondono armoniosamente, per trasportare il cliente all’interno di una dimensione sognante, tramite la seduzione del gusto e dell’ascolto».
Piatti delicati, dai mille sapori diversi, realizzati con i migliori prodotti di stagione freschissimi, scelti con particolare attenzione all’identità dei sapori e dei profumi, accostati con sapienza, ricercatezza e sensibilità. Piatti che… cantano. «Le foto seppiate – scrive Raffaele Lauro nel libro “Caruso the song. Lucio Dalla e Sorrento” – ricoprono le pareti degli ambienti, mentre la voce meravigliosa del tenore canta le arie d’opera di maggior successo della sua carriera, accompagnando la clientela, sempre di gran classe, nel gustare i raffinati piatti di mare della cucina sorrentina».
Non a caso il menù degustazione di pesce, con cinque portate è stato battezzato «Addio a Napoli»: bresaola di tonno rosso, fatta in casa, su coulis di pomodorini al profumo di cipolla di Tropea; cozze dei palombari gratinate ai profumi sorrentini su gazpacho di pomodori; quadrotto ripieno con crudo di gamberi Siciliani, lime e mascarpone di bufala su salsa ai pomodorini; spigola scottata con maionese di vongole e polpo e polvere di cardamomo; zuppetta agli agrumi.
Un’altra proposta si chiama «Canta pe’ me»: Jamòn Serrano con stracciatella di bufala, tartufo estivo e pomodorini gialli; gelato di pollo croccante con salsa all’aglio orsino; spaghettoni, fatti in casa, con pomodorini datterini, spuma di provolone del Monaco e pesto di basilico; filetto di maialino nero Casertano con peperoncini di fiume contro peperone crusco; mega bignè con gelato alla vaniglia, croccante al Rocher e salsa al cioccolato caldo.
Ancora, «Core n’grato»: crudo di gambero a modo nostro; lingotto di pezzogna, morbido di melanzana, bufala e riflessi di pomodorino giallo; linguine al pesto di erba cipollina su crudo di tonno pinna gialla; gnocchetti di seppia con il suo nero, frutti di mare, plancton e corallo d’astice; morbido di ricciola con purea di carote e zenzero Cubano; gelatino; millefoglie alla crema con caramello salato e arachidi.
La carta si sviluppa, inoltre, con «I’ m’arricordo ‘e Napule»: fiore di zucca in crosta di parmigiano; quadroni di parmigiana e crumble di biscotto integrale; tagliolino con burro di montagna e scorzone estivo; millefoglie di verdure con provola affumicata; crème brûlée.
Ristorante Caruso
Via Sant’Antonino, 12, 80067 Sorrento NA