Raone Greco di Tufo Docg 2015 Torricino
di Enrico Malgi
Evidentemente la data era un po’ prematura per poter degustare al meglio un Greco di Tufo appena due anni dopo la vendemmia e così ho pensato bene di replicare l’assaggio a distanza di altri tre anni e rotti, dando modo al vino di maturare bene e di assestarsi quasi completamente. Dico “quasi completamente” perché, com’è risaputo il Greco di Tufo ed il Fiano di Avellino sono due bianchi irpini a lunga gittata, che possono durare e migliorare nel tempo come minimo un decennio.
L’etichetta in questione è quella di Raone Greco di Tufo Docg dell’azienda Torricino di Stefano Di Marzo.
Alla vista si presenta un colore giallo paglierino carico quasi dorato. Bouquet estremamente espansivo, che si apre subito al naso ostentando senza pudore i suoi avvolgenti, iridescenti e caratteristici profumi che odorano di frutta fresca ed in parte anche di quella secca, di fiori bianchi, di camomilla, e di muschio. In appresso ecco emergere un sospiro sulfureo, seguito poi da gradevoli e focalizzati sentori speziati. L’approccio palatale si rivela ancora molto giovane, sontuoso, scattante, reattivo, puro, ficcante, morbido, balsamico, elegante e ricco di vibrante energia. Profilo sapido-minerale vitale e molto contrastato. Sferzante la spalla acida viva e seducente. Confermata in pieno l’enorme potenzialità di serbevolezza. Slancio finale dinamico e ben ritmato su note molto godibili, per una beva invitante e piacevole. Da spendere sulla classica cucina di mare, ma la versatilità e l’opulenza del vino lo può fare accostare anche a piatti più strutturati.
Scheda del 29.10.2017
Greco di Tufo Raone Docg 2015. Maturazione in acciaio per sei mesi sulle fecce fini ed affinamento in vetro per altri sei mesi. Tasso alcolico di tredici e mezzo. In enoteca si vende sui 18,00 euro, ben spesi.
Le uve raccolte leggermente in ritardo ed un anno passato a maturare hanno fatto sicuramente molto bene a questo vino, che già nel colore esibisce un paglierino molto carico e lucente. Al naso il vino vuole raccontare tutta la sua infinita storia, svelando segreti che non sono affatto segreti, ma soltanto veraci confidenze. E così gli odori ricordano subito la frutta fresca, come la pesca gialla, l’albicocca, il pompelmo e la mela cotogna. In appresso risaltano lievi essenze floreali di caprifoglio e di gelsomino, unite a sussurri vegetali. Si aspirano poi anche sfumate folate speziate di zenzero, di cannella e di chiodi di garofano e di crediti sulfurei. Sulla lingua impatta un sorso subito fresco, ma anche opulento per grassezza, struttura, potenza e vitalità, tanto da sembrare un rosso camuffato da bianco. Ma il vino vuole stupire ad ogni costo e così regala anche sensazioni tattili improntate all’eleganza ed alla finezza. Finale lungo e godibile. Anche qui il tempo sarà giudice e spettatore di un sicuro miglioramento. Lo vedo molto bene su un piatto di spaghetti alle vongole, una bella frittura di pesce, una zuppa di legumi ed una mozzarella di bufala. Volendo osare, può andare bene anche su qualche piatto a base di carne, senza pomodoro ovviamente.
Sede a Tufo (Av) – Via Nazionale – Località Torricino, 5
Tel. e fax 0825 998119 – [email protected] – www.torricino.it
Enologo: Stefano Di Marzo
Ettari vitati: 11 – Bottiglie prodotte: 40.000
Vitigni: aglianico, greco, fiano e falanghina
2 Commenti
I commenti sono chiusi.
Il greco storico è Di Marzo.Stefano è quello “giovane”anche se non parente del nobile Ferrante ma la sua filosofia sul vitigno è logica e precisa.Non sarà il greco di tufo più equilibrato ne premiato ma per me il più intrigante e,come giustamente sottolineato nel testo,quello più gratificante negli anni:un greco che per longevità se la gioca alla pari con il Taurasi e non so se mi spiego.La “morte” sua?Su un filetto di baccalà “asportato” da Bonci FM
Grande Francesco, sempre puntuale e preciso nei tuoi interventi. Il Greco di Tufo è sempre un ottimo vino, come suo fratello il Fiano di Avellino , col quale condivide a giusta ragione l’eccellente priorità bianchista di tutto il Meridione.