Radici a Mura Mura, il regno di Guido Martinetti e la cucina di Marco Massaia al Relais Le Marne
Radici a Mura Mura
Le Marne Relais a Costigliole d’Asti
Via Pasquana, 3
Tel. 01411855773
Aperto a pranzo e cena, chiuso martedì e mercoledì a pranzo
Ferie a gennaio
Avrebbe dovuto calcare la scena nelle aule dei tribunali, invece Marco Massaia dirige i fornelli dell’avveniristico Relais Le Marne di Guido Martinetti, il fondatore di Grom, a Costigliole d’Asti. Ha deciso così il proprio destino seguendo l’istinto e la passione per la cucina il giovane cuoco che i torinesi hanno conosciuto a Banco e al Consorzio e i milanesi a Pont de Ferr durante l’indimenticabile gestione di Vittorio Fusari.
Una scelta che all’inizio ha spiazzato i genitori, visto che Marco è laureato in Giurisprudenza, ma che poi hanno assecondato con convinzione dopo l’incontro con quel geniaccio di Guido Martinetti che ha reinvestito i soldi ricavati dalla vendita di Grom sulle colline astigiane, 30 ettari, con la cantina Mura Mura di cui abbiamo goduto soprattutto il Grignolino e il Barbaresco Stardati. “La mia prima emozione è fare il servizio con i miei genitori seduti da clienti” dice Marco, sposato, 37 anni, una vita fra Torino e Asti.
Il ristorante Radici, di cui Marco è socio, è partito all’inizio del 2022 in modo low profile ed è in fase di assestamento.
Nasce dentro il Resort Le Marne che a sua volta è la cornice all’azienda vitivnicola, due fabbricati dotati di ogni comfort, arredamento di stile nord europeo ma con il calore dell’accoglienza italiana, circondato da vigneti e una piscina non esibita ma coperta da un prato. Tutto parla di rispetto dell’ambiente.
Cosa si mangia al ristorante Radici di Relais Le Marne
La sala ristorante, che è anche da colazione, è essenziale ma accogliente, con uno spazio all’aperto per mangiare fuori di buona stagione. La cucina ha solide radici piemontesi e si distingue in primo luogo per una certosina e colta ricerca della materia prima, quel che fa la differenza oggi tra un vero cuoco e uno chef di batteria dimenticabile. Mi sono affidato all’estro dello chef (degustazione da 75 euro ma il viaggio più breve è a 65) e bene ho fatto perchè così ho cenato a base di interiora che sono il mio cibo preferito, il modo migliore secondo me per godere dei sapori dell’animale e di rispettarlo per il suo sacrificio.
La cucina è divertente, curiosa, viaggia costantemente sui toni amari e su una insolita capacità di abbinare spezie e odori di campo al posto giusto e nel momento giusto. L’acidità non è sacrificata all’altare del mantra moderno che impone salivazione dall’inizio alla fine del pasto, ma costituisce il propellente giusto per rendere appetibili e facili bocconi complessi e strutturati.
Strepitoso il gioco con il fegato di rana pescatrice trattato proprio come il foie gras, risolto brillantemente con il bergamotto che si integra con il sapore invece di scindersi. Grandissimo piatto di una intensità spaventosa mentre a noi, malati di capritudine, ha comunque consolato il plin allungato chiamato candela (ma non ditelo ad un napoletano) ripieno di interiora di capretto.
Ovviamente parliamo di un menu stagionale che ruota con la generosità della natura. Il servizio, gestito da Luca Azzolina, è professionale, attento e non opprimente. La carta dei vini è fatta per tutte le tasche e tutte le esigenze palatali.
CONCLUSIONI
Un lusso non esibito, concettuale più che materiale, una essenzialità accogliente. Costi abbordabili. Sono queste le tre caratteristiche di questo bellissimo posto destinato sicuramente a far parlare di se’ nelle prossime stagioni. E’ l’esempio dell’Italia che fa l’Italia per citare Massimo Bottura: qualità nell’offerta e nell’accoglienza. Programmate un week end, una sosta feriale, quando cavolo vi pare, e usatelo per conoscere un Piemonte autentico, ancora fuori dalla banalità imposta dal turismo di massa.