Quindici vini piemontesi da non perdere grazie a Tiziana Gallo
di Gianmarco Nulli Gennari
Per gli appassionati, romani e non solo, di vini piemontesi è come sempre imperdibile l’appuntamento autunnale con Vini e vignaioli di Langa e Piemonte, la degustazione curata da Tiziana Gallo e allestita al Westin Excelsior di via Veneto, giunta alla sua sesta edizione.
Ecco i nostri quindici migliori assaggi (con diversi outsider segnalati), in ordine di apparizione:
Erbaluce di Caluso T 2013 – Cieck. Affinato in botte grande, note lievi di tostatura e speziatura all’olfatto, molto elegante, ricco e sensuale all’assaggio, chiude lungo e agrumato. Notevole anche il metodo classico Calliope 2010, ma le bollicine di questa azienda, che vinifica l’erbaluce in tutte le declinazioni possibili, passito compreso, non sono più una sorpresa.
Langhe Riesling Petracine 2014 – Vajra. Nel cuore delle Langhe sono ormai in tanti ad essersi innamorati del vitigno renano, ma i primi a valorizzarlo furono i coniugi Vaira in quel di Vergne. La vigna ha ormai trent’anni e in un’annata meteorologicamente affine agli standard della Mosella ci regala un bianco agile e sontuoso, dal naso già molto espressivo di marca minerale e una bocca sapida, virata sul pompelmo.
Colli Tortonesi Timorasso Il Montino 2013 – La Colombera. Sottili effluvi di menta, mandarino, polvere da sparo, ha una vaga assonanza con uno Chablis; molta “ciccia” al palato, tannico e cremoso, si espande bene, finale armonico di bergamotto. Da attendere qualche anno.
Barbera del Monferrato Rapp 2013 – Rocco di Carpeneto. Buona performance di questa giovane azienda dell’ovadese: curioso il cortese, salato e affumicato; rustici e saporiti i dolcetto; rinfrescante questa barbera tradizionale, affinata in legno e di bella estrazione; più eterodossa quella elevata in anfora.
Langhe Nebbiolo 2013 – Beppe Rinaldi. Ci concediamo un piccolo azzardo e stavolta preferiamo mettere sotto i riflettori questo gioiellino, a scapito dei blasonati Barolo della casa (dei due 2011 abbiamo preferito il Tre Tine, equilibrato e dal sorso leggiadro, al Brunate). Profumi vivaci, floreali, terra, cuoio; succosissimo, di grande vigore fruttato, sapido e di persistenza inusitata per la tipologia. E la Barbera 2014 è golosa come sempre.
Bramaterra 2011 – Antoniotti. Spezie e fragolina di bosco all’olfatto, tannino impegnativo ma di indubbia qualità, sensazioni ferrose, acido e fruttato, grande dinamica gustativa, chiude minerale come il porfido da cui nasce. Sobrio e classicissimo.
Gattinara Osso San Grato 2010 – Antoniolo. Forse il vino della giornata. Etichetta celebre + ottima annata, così nascono i capolavori: frutti di bosco, note balsamiche e di caffè tostato, in un quadro odoroso ancora non pienamente espressivo. È in bocca però che cambia decisamente marcia, freschezza e maturità del frutto, grana finissima, davvero incontenibile: è al tempo stesso austero e facile da bere. Più sottile, con sale e menta, ma quasi altrettanto riuscito il “semplice” Gattinara di pari annata.
Barbaresco Rabajà ris. 2008 – Cortese. Un nostro debole, lo confessiamo. Invitanti note floreali e agrumate al naso, ribes, anguria; tannini dolci e setosi, di notevole eleganza e contrasto acido-sapido, lunghezza da vero fuoriclasse. Anche qui non possiamo omettere di segnalare il buonissimo Nebbiolo 2013.
Boca 2011 – Barbaglia. Affinato due anni in botte grande. Dal bicchiere arrivano chiodi di garofano, pepe, ginepro, cacao. Molto equilibrato al palato, di beva agilissima e goduriosa, dinamica che “sospinge” verso un finale compiuto ed espressivo, segnato da ferro e alloro.
Barolo Liste 2010 – Borgogno. Significativa la partecipazione di una cantina storica che oggi è nelle mani del gruppo Farinetti (Eataly). Profumi scuri di terra, frutta secca, corteccia, sorso segnato dal tannino ma di bella misura e intensità, frutti di bosco in persistenza. Di ottimo disegno anche il Cannubi 2010 e la Riserva 2008.
Barolo Bussia ris. 2010 – Fenocchio. Molto elegante all’olfatto, etereo, balsamico e agrumato; bocca coerente, reattivo, vellutato e succoso. È la dimostrazione lampante che le lunghe macerazioni sulle bucce (90 giorni), come vuole la tradizione, possono regalare un’estrazione impeccabile.
Barolo Ravera 2011 – Vajra. Unica eccezione, diamo un doppio spazio a questa azienda che mantiene un livello altissimo in tutte le numerose tipologie affrontate. Stavolta a rubarci il cuore non è il giustamente famoso Bricco delle Viole ma questo cru prodotto in poche migliaia di pezzi. Naso di profilo balsamico, stecco di liquirizia, china e carne cruda; leggiadro al palato, pronto e bevibilissimo, gustoso e calibrato, buona PAI.
Barolo Serralunga 2011 – Principiano. È il Barolo come si faceva una volta, da assemblaggio di vigne diverse, mentre oggi è molto diffuso in Langa l’imbottigliamento per cru alla maniera borgognona. Questa azienda non fa eccezione, ma in questa fase il Boscareto 2009 sembra meno espressivo del cosiddetto base. Odori quasi “conterniani”* di anguria, raffinato, frutti scuri, sottobosco; all’assaggio è fresco, molto centrato per la tipologia, di ottima materia prima.
Barolo Castellero 2011 – Brezza. Un interprete storico del territorio, di cui questa bottiglia è fedele espressione: profumi di terra bagnata, liquirizia e violetta, toni di leggera evoluzione; in bocca è austero, giustamente tannico, profondo e quasi monumentale in chiusura. Da attendere con fiducia.
Valtellina sup. Sassella Rocce Rosse ris. 2005 – Ar.Pe.Pe. Chiudiamo una rassegna monopolizzata, come sempre, dal nebbiolo, con questo campione proveniente da un’altra regione vitivinicola che Tiziana Gallo ha voluto mettere a confronto (c’erano anche Valle d’Aosta, Sardegna e… California!) con il vitigno principe delle Langhe. Naso pieno di suggestioni, spezie orientali, camino spento, cuoio, china; palato bilanciatissimo tra frutto e acidità, tannino ancora di notevole energia a dieci anni dalla vendemmia, finale ricco e sapido. Da non trascurare lo Stella Retica 2011, dritto e tonico, di bella beva.
*Dal produttore del celebre Barolo Monfortino, Giacomo Conterno