Quando il servizio è ottuso: scacco a Cracco. Ma non finisce qui, prima o poi sulla mia strada incrocerò il suo riso senza salto
di Marco Galetti
Scacco a Cracco, stiamo a vedere come muove lui, sicuramente dovrà rimuovere il cartello, quello nel dehors all’ingresso, con gli orari del bistrot, dove accanto alle paroline magiche “riso al salto” è scritto chiaramente dalle undici.
Ieri, dopo una colazione Cracchiana e mattutina coi fiocchi, senza fiocchi d’avena ma con una brioche da urlo, penso che sia venuto il momento di un riso al salto, esco, sbrigo una commissione e mi riprometto di presentarmi dall’uomo in doppia C dopo le undici, prima che la clientela straniera mi tolga spazio e tranquillità.
Alle undici e un quarto varco la soglia, o meglio tento di varcarla, l’idea è quella di accomodarmi all’aperto, sono da Cracco, in Galleria, nel cuore della città più internazionale d’Italia in un Settembre Milanese che se la gioca alla pari con le Ottobrate romane quando mi sento dire, due punti virgolette, è per una colazione?
Non credo rispondo, mentre dopo un inaspettato chi va là allerto i sensi chiedendomi che ci faccio qua.
Poi aggiungo, pensavo più ad un riso al salto, ormai conscio che l’avrei saltato, qualcosa stava andando storto, me lo sentivo.
Chi mi accoglie, con toni fermi se pur garbati mi dice che i piatti del bistrot sono disponibili solo dalle undici e trenta, come recita il cartello, che per quanto mi riguarda, qui non dovrebbe esistere così come gli orari.
Gli faccio presente che sono le undici e quindici e sul cartello è scritto chiaramente dalle undici, controlla e mi dice che dovranno cambiare il cartello.
Adesso mi permetto di spiegare a Cracco, che spero abbia rimosso il cartello, una cosa, essenziale per la qualità dell’offerta, per il salto di qualità e per l’offerta del riso al salto.
Nel suo locale avrebbero potuto, anzi dovuto dirmi, si accomodi signore, abbiamo sbagliato noi, mi permetta di offrirle un calice di Franciacorta con due stuzzichini, intanto le faccio preparare un indimenticabile riso al salto, altro che salto del riso…
Sicuramente avrei ordinato una bottiglia, ricompensandoli, ce ne fosse bisogno, della loro gentilezza invece, ho solo detto, magari ci vediamo più tardi, con un tono tra l’incredulo e lo sconsolato.
Prendiamo un panzerotto da Luini, le dico, questo locale storico di cibo da strada è conosciuto anche in Giappone, lei mi guarda e mi fa, ma come, non volevi il riso al salto…
Non tutti, in effetti, possono comprendere come sia possibile che mi girino talmente le p@lle per un dettaglio, ma da mezzo toscano quale sono “un mi garba farmi coglionà”, per ora scacco a Cracco, tornerò per il riso, i chicchi dovranno essere più che perfetti come il verbo che non vola visto che ormai è nero su bianco.
8 Commenti
I commenti sono chiusi.
Veramente uno scacco, matto nel momento in cui neanche cercano di rimediare per il quarto d’ora d’ attesa…una caduta.
Nei prossimi gg passerò di li a vedere se il cartello è cambiato.
Vediamo chi arriva prima, farò un salto anch’io per il riso…
Però anche te… belin, io alle 11.15 prendo il caffè ;-) ;-)
Il racconto di Marco Galetti mi ha stimolato a scrivere qualcosa.
1
Riso al salto.
Faccio spesso qualcosa di simile con la pasta, usando olio al posto del burro, tegame di ferro ma arrivando a una maggior croccantezza(e… senza salti).
Non uso la pasta del giorno prima ma la cuocio sempre al momento e molto al dente:
il risultato cambia (non è la solita pasta riscaldata del giorno prima) perché avremo delle consistenze diverse.
E, attenzione, non è la frittata di pasta perchè non ci sono le uova.
Con il riso, lo faccio meno spesso, arrivo sempre a gradi di croccantezza maggiori(è semplicemente una questione di gusto personale).
2
Il riso al salto di Cracco.
È uno spunto per chiarire alcuni concetti da me già espressi.
Cosa vorrei da una recensione di un risotto (ma può essere qualsiasi piatto) e di un risotto fatto da un cuoco famoso?
Una stroncatura? Come mi è sembrato di leggere in alcuni dibattiti? In puro stile
populista, come qualcuno ha detto?
A me interessa, invece, sapere se il risotto (o la brioche, quella della colazione) al salto di Cracco è migliore di altri ristoranti di Milano, magari anche in periferia, ha qualcosa in più o è un normale risotto al salto.
Poiché di Marco Galetti ho apprezzato molto la competenza sui risotti, mi aspetto anche dei paragoni con altri risotti al salto da lui segnalati.
3
Il Garbo.
Commentando la tripperia storica napoletana ‘O Russ, pochissimi giorni fa accennavo al GARBO di chi serviva quando ci andai, trovandomi d’accordo con chi ha scritto la recensione.
E concludevo che la mancanza di garbo c’è dappertutto, al Sud come al Nord, a Napoli come a Milano. E non c’è stato garbo nei tuoi confronti da Cracco.
Ma sappiamo bene che esistono anche l’opposto, a Milano come a Napoli.
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Caro Marco Galetti aspetto la tua recensione del risotto al salto di Cracco e dicci anche quanto spendi, che è un’informazione importante per chi legge e che spesso viene tralasciata.
Saluti
@Fabrizio, hai ragione, l’idea era una focaccia ligure da intingere nel cappuccio, ma il Caffè del Porto di Santa era un po’ troppo fuori zona, allora ho pensato erroneamente di essere nato in una città internazionale… e poi a noi milanesi, che ci alziamo molto presto per far finta di lavorare, viene fame prima… comunque latitano: una mia cara amica, tempo fa, nel periodo della famosa pizza…, ha ordinato una colazione al banco e ha chiesto dove avrebbe potuto accomodarsi, si è accomodata dove le era stato indicato e, a metà brioche (assurdo), le si avvicina un altro collaboratore e le chiede di cambiare posto dato che quelli erano i tavoli ecc. ecc.
@Luca, riso al salto sedici, cotoletta alla milanese ketchup di carine carote baby e tarassaco ventotto, caffè e veneziana al cioccolato tre e trenta.
Per il risotto ai piani alti si sale, probabilmente anche a livello di accoglienza…
Per il riso al salto, piatto storico milanese di riciclo, si usa rigorosamente il risotto che ormai facciamo avanzare appositamente, a differenza della pasta che il giorno dopo “perde”, il riso si compatta e guadagna punti, il giorno dopo se preparato a dovere, può essere servito a piccoli croccanti e dorati spicchi come aperitivo… in fondo la forma è quella di un trancio di pizza, triangoli amorosi…
Non so se è stato un lapsus, ma il nome di Crocco gli si addice :))
@Denny, no è stato un mio errore, prontamente corretto, grazie
Non è possibile che fossero sciroccati perché immagino che anche a Milano c’era un’aria frizzantina.Personalmente mi sarei tolto dall’imbarazzo saltando la cavallina tanto un po’ di digiuno non fa male a nessuno gradito alle signore salutare per il signore.PS.L’affidabilità non fa più parte della nostra civiltà perciò abituiamoci col sor-riso ai salti di qualità alti o bassi e alla meglio come va va.Salute paisà nun ta piglià u saccio ca nun è facile ma c’avimma abituà chestato poco ca c’è tocca e campà.FM