Primum 2004 Taurasi docg | Voto 90/100, winner a Radici del Sud
GUASTAFERRO
Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 2o– 25 euro in enoteca
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Vista 5/5 – Naso 27/30 – Palato 27/30 – Non omologazione 31/35
Per prima cosa Raffaele Guastaferro, titolare insieme col padre Antonio dell’omonima azienda agricola, ci tiene a precisare che il millesimo Primum Taurasi, da lui presentato alla recente rassegna nazionale Radici del Sud sui vini ricavati da vitigni autoctoni del Meridione e giustamente premiato dalla giuria internazionale col primo posto e da quella nazionale con la seconda posizione, si riferisce al 2004 (grande annata, tra l’altro, una delle migliori del XXI secolo, tanto da essere contrassegnata da Cinque Stelle) e non già all’anno 2007 come erroneamente riportato sulla scheda. Chiarito l’equivoco, resta il fatto che questo vino ha letteralmente conquistato i giurati.
Intanto, c’è da sottolineare che questa piccola azienda di Taurasi, di appena 10 ettari vitati collocati in contrada Piano dell’Angelo su terreno calcareo-argilloso, è attiva dal 2002, proprio nell’anno in cui Raffaele si iscrisse alla Facoltà di Agraria di Portici.
Ed allora vediamo come si presenta realmente questo vin de garde, curato dall’allora enologo Carmine Valentino e di cui ho già avuto modo di testarlo in presa diretta proprio a Radici del Sud e di parlarne poi succintamente su questo blog. Dopo la consueta e ritardata vendemmia, com’è prassi per l’Aglianico irpino, il vino viene sottoposto ad una fermentazione controllata per poi trascorrere complessivamente quasi quattro anni a maturare: prima in acciaio, poi in tonneau, poi passa in barriques nuove di rovere francese e alla fine completa l’elevazione in bottiglia. Il grado alcolometrico si attesta a 14° C.
Nel bicchiere s’intravede un cromatismo granato scuro, contornato da sfavilli purpurei.
L’appeal aromatico è varietalmente tipico e classicheggiante, con profumi inebrianti che assalgono il naso e la mente e li stordiscono con proditori rimandi fruttati, floreali, erbacei e speziati.
In fase di rimembranza, il cervello analizza i dati immagazzinati che l’olfatto gli passa complicemente: prugna matura, ciliegia, ribes, mirtillo, rosa appassita, fieno, grafite, noce moscata, chiodi di garofano, pepe nero, vaniglia, tabacco, cioccolato, liquirizia, balsamo, goudron e china.
Tutti insieme appassionatamente come una sorta di associazione a…godere. Sul versante boccale l’impatto primario è sicuramente seducente. Il sorso entra fluido nel cavo orale e si distende placidamente prima sulla lingua e poi sul palato, pronto per essere scansionato. Ed il risultato è questo: l’intelaiatura tannica, pur nella sua evolutiva remissività, è ancora presente e grintosa, segno che il vino, associato ad un’ottima acidità e ad un’alcolicità sostenuta, è ancora in fase di spinta, per un futuro ancora lungo e radioso.
Il frutto ha una caratura ampiamente succosa e polposa e reitera i segnali già percepiti al naso. La lingua, come un grimpeur che si arrampica sull’Alto de el Algliru alla Vuelta a Espana, va a cogliere tutte le percezioni tattili possibili del vino: struttura, corposità, finezza, verticalità, mineralità, eleganza, austerità, opulenza, equlibrio, armonicità, voluminosità e sapidità. Il finale è totalmente appagante e persistente, tanto da far vibrare le corde vocali! Abbinamento classico sulla terragna cucina campana: ziti al ragù di carne, agnello al forno, provolone del Monaco e pecorino di lauticauda. Prosit!
Questa scheda è di Enrico Malgi
Sede a Taurasi (Av) – Via Gramsci, 2. Cell. 334 1551543 – Tel e Fax 0825 39244 [email protected] – www.guastaferro.it Enologo: Antoine Gaita –Ettari vitati: 10. Bottiglie: 40.000 .Vitigni: Aglianico, Fiano e Greco.