Primitivo, scontro tra i giganti del vino Puglia e Sicilia. Ma la querelle diventa politica: l’assessore regionale siciliano Edy Bandiera attacca il senatore Pd Dario Stefàno
di Monica Caradonna
Nella guerra sul Primitivo, che vede la Puglia agguerrita contro la Sicilia, lo stop arriva direttamente da Teresa Bellanova, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, che con una nota stampa ha chiarito gli aspetti burocratici e ha ammonito gli speculatori della politica.
«Mai consentirò che una bottiglia di vino siciliano DOP o IGP possa chiamarsi “Primitivo” esattamente come solo le DOP IGP Siciliane possono utilizzare il nome del vitigno “Nero d’Avola”, e questo nonostante quel vitigno possa essere coltivato in altre regioni che lo hanno inserito nell’elenco delle varietà raccomandate e autorizzate». Così la Bellanova al termine di una giornata in cui si sono susseguite le dichiarazioni su una questione lanciata qualche giorno fa dal senatore Dario Stefàno, ex Assessore alle politiche Agricole della Regione Puglia ai tempi di Nichi Vendola.
E non si fa attendere la risposta dell’assessore per l’Agricoltura della Regione Sicilia, Edy Bandiera, «dinanzi al “procurato allarme”, generato, dall’ormai ex assessore pugliese, oggi parlamentare Pd, invitato, a quanto parrebbe, dalla stessa Ministra, a documentarsi e a studiare e che, tardivamente, ha messo a fuoco un provvedimento di autorizzazione, regolare e legittimo, alla coltivazione del “primitivo” in Sicilia, emesso dal Dipartimento Agricoltura della Regione Siciliana lo scorso agosto 2019».
E il Primitivo-gate si sposta immediatamente dai vigneti alle stanze della politica e assume probabilmente la sua forma, quella dello scontro tra correnti e partiti. Ed è sempre l’assessore Bandiera a rilanciare alzando la posta dichiarando in una nota stampa auspica che «la poca conoscenza della materia da parte di qualcuno e le diatribe politiche tra il parlamentare pugliese del PD Dario Stefano e la Ministra Bellanova non generino confusione e non mettano in discussione la serietà del mondo vitivinicolo siciliano, così come la correttezza degli atti prodotti dalla Regione Siciliana».
Una bagarre da cui si tirano fuori i produttori. «Abbiamo semplicemente chiesto attenzione alla politica» spiega Mauro di Maggio che da ormai un anno è alla guida del Consorzio del Primitivo. «Chiediamo ai nostri rappresentanti istituzionali di vigilare perchè il Primitivo non venga menzionato nelle etichette e che si faccia attenzione affinchè non si amplino ulteriormente le zone in cui metterlo a dimora».
La risposta ai dubbi di produttori è nelle parole del Ministro che rimanda all’Allegato 2 del DM del 13 agosto 2012 dove «è infatti indicato senza equivoci come quella varietà “Primitivo” possa essere solo usata nell’etichetta di vini DOP o IGP della Puglia e delle regioni: Basilicata, Campania, Abruzzo, Umbria, Lazio e Sardegna».
Per ora sembra che il pericolo sia scampato. Lo stabilisce la norma.
Resta, inevitabilmente, la paura dei produttori che non vogliono vedere snaturata l’identità del loro lavoro. Come Gianfranco Fino, che con il suo Primitivo di Manduria più volte ha conquistato la vetta della classifica dei migliori vini secondo la super guida di Gentleman di Milano Finanza, e che non nasconde il suo timore di fronte a questo scippo che «rischia di creare ancora più confusione di quanta ce ne sia. In Italia le denominazioni sono abbastanza conosciute, ma all’estero è un problema come andare a definire il Primitivo prodotto in Puglia piuttosto che in Sicilia. Le Istituzioni regionali dovranno vigilare e tutelarci».
Intanto per la Puglia del vino si è celebrato un fatto storico. Le associazioni di categoria hanno fatto squadra e insieme i Consorzi di Tutela del Primitivo di Manduria doc e docg, del Salice Salentino doc, del Primitivo di Gioia del Colle doc di Brindisi e Squinzano doc, di Castel del Monte, l’Associazione Nazionale Le Donne del Vino delegazione Puglia, il Consorzio Movimento Turismo del Vino Puglia, Assoenologi Puglia Basilicata e Calabria, Cia- Agricoltori Italiani Puglia e la Confagricoltura Puglia hanno richiamato la politica alle sue responsabilità.
«Per noi questo provvedimento è inammissibile. Tale decisione offende la nostra storia. Il primitivo è un vitigno pugliese, espressione coerente del nostro territorio e delle nostre tradizioni vitivinicole. Inoltre, la sua affermazione commerciale che lo pone come prodotto traino dell’economia vinicola, agroalimentare e enoturistica regionale, è il risultato di decenni di sforzi e investimenti, sacrifici dei viticultori. E non possiamo tollerare che tale patrimonio sia sottratto».
Un commento
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Vabbè ma parliamo di un vino che esce a 3 euro a bt dalle cantine pugliesi se va bene, non sarebbe sto scippo. Magari se lo fanno pure in Sicilia si alza il riconoscimento.