Pollino, Da Peppe a Rotonda e la cucina di Flavia De Marco


Angela con la figlia Flavia

Corso Garibaldi, 13
Tel. 0973.661251
Chiuso domenica sera e lunedì, mai in estate
Sempre aperto

Tesi: cucina tradizionale e tecniche familiari. Antitesti: cucina gourmet e tecniche moderne. Sintesi: cucina tradizionale e tecniche moderne. Certo il vecchio Hegel pensava allo Spirito Assoluto e non ai maccheroni o alla carne d’agnello quando articolò la sua dialettica, ma i due passaggi e tiro in porta in fondo funzionano sempre.

La sintesi è Flavia, meno che trentenne, a bottega dal padre Peppe, fondatore con la moglie Angela del primo locale a Rotonda, nel cuore del Parco del Pollino tra Calabria e Lucania. Poi a bottega da Metamorfosi da Roy Caceres per tutto il resto.
Risultato? La cucina perfetta, sapori del Sud, piatti storici e preparazioni e presentazioni moderne.

Bruschetta di Benevenuto

La vita delle aziende familiari è affidata alla successione dei figli con i quali, si sa, metà dipende dall’educazione e per l’altra bisogna essere fortunati, soprattutto se si è ricchi e li si mantiene nella culla sino a 35 anni quando iniziano a incanutire. Il capolavoro di Angela e Peppe sono le due figlie, Flavia, impegnata a fare stage nei ristoranti più importanti d’Italia, e Antonella, simpatica e svelta, che si occupa del B&B di famiglia oltre che del negozietto di delizie del Pollino.

Il pane

La società omologata non ci deve condannare per forza alla perdita dell’etica e dell’estetica. D’accordo, comprare angus alla Metro o spararsi un filetto di agnello da Selecta è più comodo e veloce che rincorrere  sprucidi produttori di carne podolica impegnagti a suonae il flauto nei bischi un tempo abitato dai briganti e oggi violati dalla macchine.

Però la sodddisfazione nel piatto è completamente diversa nel piatto e i soldi vagono di più quando si incassano e meno quando si spendono.

Zuppa di fagioli bianchi di rotonda

Boschi di castagno e querce prendono il posto degli olivi  e delle vite. A Rotonda è bello arrivarci sia dal versante lucano che da quello calabrese. Un Sud di montagna, poco noto e fuori dalle rotte della Costa, per amatori e viaggiatori.
La cucina di Peppe è semplice, una rielaborazione dei piatti centrata sulla stagionalità della ateria prima, una buona leggerezza di esecuzione, una presentazione non greve, un’atmosfera di osteria da paese nella saletta fresca d’estae e accogliente d’inverno, con qualche sedia e tavolino per innamorati nel vicariello. Ci torniamo sempre volentieri, anche se dall’ultima volta in cui abbiamo mangiato Da Peppe sono ormai passati quattro anni.

Zuppa di fagioli bianchi di rotonda

Le due zuppe sono l’esempio della bella pulizia dei piatti, i sapori sono nitidi e precisi, non si cerca lo stupore ma la gola.

Zuppa di cardoncelli

porcino gratinato

 

Tagliatelle con i funghi

 

Ravioli verdi

Anche i primi confermano questa tendenza, i ravioli verdi sono un morso di orro del Pollino, freschi, vegetali, ghiotti.

Flavia

 

Agnello con patate

 

Coniglio con verdure saltate

Ottime e saporite le carni, valgono da sole il viaggio.

la sala

Da Peppe trovate una buona cantina di Aglianico del Vulture e di altre regioni.. Noi avevamo dietro dei camponi di Masseria Falvo, la nuova azienda di Saracena e abbiamo profittato per provarli qui.

Il Magliocco della Masseria Falvo

L’accoglienza è quella da antica osteria, la padrona della sala ci mette pochi secondi ad inquadrarvi e a mettervi a vostro agio.
Dopo aver provato tutto il repertorio, spenderete dai 25 ai 35 euro. Che non vi peseranno come le vecchie 70mila lire, ma come le vecchie 25.000.
Se non amate il caos della costa, questa è la locanda rifugiata nel fresco dei 550 metri e nel silenzio dei suoi 3.500 abitanti.
Solo due strade per vivere l’infinito.

2 Commenti

  1. La sintesi iniziale sembra in contraddizione col resto del pezzo: perché non è così semplice fare ristorazione, e non lo è nemmeno essere clienti, non è la somma di tesi e antitesi. Se così fosse sarebbe tutto uno scopiazzare, un percorrere stili imposti, senza anima. Vero che accade molto spesso, anzi troppo spesso, ma i posti che ci piacciono, facciano parte della tesi o dell’antitesi, oppure siano esempi di sintesi, quei posti fanno delle scelte, frequentano la libertà, assicurano la buona fede, esprimono limpida sincerità. Sono eleganti, a tutti i livelli. Sono così come sono, non come l’omologazione vorrebbe che fossero. Ecco le due ragazze e la famiglia sembra facciano delle scelte, coltivino la conoscenza per fare esperienza. Molto dinamico, in divenire. Forse più vicino a Kierkegaard che a Hegel ( e se dico una cazzata pazienza, si gioca). Certo la scelta prevede anche errore, angoscia, ma vuoi mettere la soddisfazione di essere se stessi?

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