Pizzerie Storiche: Salvatore Grasso da Starita
“Tra qualche mese apriamo a Bangkok, ma l’idea è dei miei figli che vogliono portare in Italia e in altri Paesi esteri la tradizione napoletana”. A parlare è Antonio Starita, titolare della storica pizzeria Centenaria “Starita a Materdei” in un dialogo a cuore aperto con il presidente dell’Unione pizzerie storiche Le Centenarie, Salvatore Grasso a cui confida – con noi del Luciano Pignataro Wine blog pronti a raccoglierli – ricordi e prospettive di chi ha 121 anni.
“Dopo Firenze, Milano, Torino e New York (dove conservano quote societarie, ndr) replicheremo anche a Bangkok il modello con tutto il menù che si trova anche a Materdei”.
Quanta strada da quelle pizze fritte nei pentoloni in strada fuori all’attuale sede dalle donne della famiglia. Da quel quartiere fatto di lavoratori, calzolai, guantai e operai delle fabbriche che attendevano il fagotto con il piatto caldo di quella che all’epoca era una cantina.
Memorie che sanno di stenti, di fatica, di sana laboriosità, rievoca Salvatore Grasso parlando di cose che intrecciano le storie di intere famiglie di Napoli.
“Antonio, ma te la ricordi oggi a otto?”, gli chiede il presidente dell’ Centenarie.
“Io dico che il pizzaiuolo – risponde Starita – ha inventato la finanziaria perché ha iniziato a fare credito. Ricordo che la pizza si pagava nel momento in cui, in genere dopo otto giorni, se ne mangiava un’altra. E quindi, in fin dei conti, se ne lasciava sempre una sospesa, ossia da pagare”.
Ma erano altri tempi. All’epoca nel quartiere si conoscevano tutti. E anche far credito era evidentemente molto più semplice.
“C’erano, all’epoca, miseria e rispetto. Due cose su cui forse dovrei piangere ma che, oggi, con la situazione attuale, forse dovrebbero far riflettere”.
Qual è il ricordo che più ti torna alla mente?
“Mamma che friggeva le alici e, a 11 anni, la gioia di conoscere Sofia Loren”.
Antonio, come stai vivendo la fase attuale e quale pensi debba essere la direzione della pizza?
“Dopo il Covid si sta lavorando anche di più. Del resto noi facciamo un prodotto povero, accettabile anche nel prezzo. Per quanto ci sono stati aumenti possiamo dire che ogni famiglia può permettersi tranquillamente di mangiare la pizza una volta a settimana”.
E sul futuro?
“Bisogna essere coraggiosi nella difesa della pizza napoletana. I Centenari si devono impegnare a mantenere il forno a legna in tutto il mondo. La pizza napoletana è pizza napoletana”.
A cosa potresti rinunciare?
“Ti posso dire che a tre cose non posso rinunciare: forno a legna, impasto e manipolazione. Tutto ciò che si vuole aggiungere si può anche accettare, ma il profumo della pizza fragrante all’uscita dal forno non si può sostituire. Ti dico anche che non accetto le consegne a domicilio in posti lontani. Bisogna tornare all’asporto o al fagotto”.