La leggenda di Starita a Materdei dove la pizza si prepara da oltre cento anni. Un “must” imperdibile.
di Antonella Amodio
La moda ė un fenomeno complesso che non si riferisce solo al settore dell’abbigliamento, ma abbraccia tutte le attivita degli individui che comportino una scelta. Scelta che è influenzata dalle istituzioni nelle quali viviamo, dai modelli comportamentali, dai criteri sociali del gusto, dall’imitazione. Ma anche dalla differenziazione.
Perciò, la diffusione della pizza napoletana in giro per il mondo che Starita compie da tempo, con l’apertura delle succursali a Torino, Milano e New York, parla da sola dell’immortale storia della pizzeria a Materdei, nata nel 1901, dove non si inseguono mode, ma si rispettano secolari tradizioni.
A Napoli – e non solo – Starita è una leggenda.
Pizzeria Starita Napoli
È nel quartiere Materdei, dai mille volti di viva bellezza popolare, che la pizzeria nasce. Dapprima come cantina, si trasforma poi in trattoria, friggitoria, pizzeria. Un locale amato dal popolo napoletano fin dall’apertura e che appassiona generazioni intere. Di padre in figlio, l’arte della pizza si tramanda e con essa il “modus operandi” della famiglia Starita. Oggi Peppe e Mena Starita – quarta generazione, con il padre Antonio, vice presidente dell’ Associazione Pizzaiuoli Napoletani, sempre presente in pizzeria – sono al timone della pizzeria.
Il segreto di tale successo? La semplicità e l’umiltà, due ingredienti fondamentali che, uniti ad un’ottimo impasto e all’utilizzo di prodotti genuini “tradizionali” per la farcitura, esaltano il valore della tradizione e contribuiscono al successo della pizza di Starita. Gioca un ruolo importante nella preparazione anche il bravo fornaio, in quanto le pizze di Starite escono dal forno perfettamente cotte.
La pizza tradizionale napoletana Stg è proposta in oltre settanta gusti. Si presenta con il bordo medio basso, con il disco sottile, soffice, leggera e profumata di farina e di forno a legna. La lista delle pizze dedica ampio spazio ai gusti classici e alle pizze definite Specialità. Poi alle Pizze Stagionali, alle Specialità di Starite Fritte e ai Calzoni.
La Margherita non può mancare all’assaggio, così come la Marinara Starita, preparata con pomodoro, pomodorino datterino, aglio, origano, basilico e parmigiano.
La Montanara alla Pizzeria Starita è d’obbligo, non mangiarla equivale a non essere andati da Starita. Ė una succulenta bontà preparata con doppia cottura: prima fritta e poi passata in forno, condita con pomodoro, provola, formaggio e basilico.
Così come gli Angioletti, altra creazione di Antonio Starita, consistente in bastoncini di impasto fritti, da poter scegliere nella versione salata o dolce.
Quando c’è disponibilità non rinunciate neanche all’assaggio dei fiori di zucca imbottiti di ricotta, e/o alla pizza Fiorilli e zucchine. Mentre la pizza Oggi a otto è tra le specialità di Starita fritte e in questa stagione è proposta anche farcita con friarielli e baccalá, riprendendo così i sapori della vecchia Napoli.
Curata anche alla lista delle bevenda, nella quale si percepisce l’attenzione alla tipicità con scelte di etichette di vino regionale. Vasta scelta di birre. Il servizio è veloce e garbato.
È difficile trasferire con le parole il complesso di sensazioni organolettiche e di emozioni che offre l’assaggio di una pizza di Starita. È un pò come voler descrivere un vestito di alta moda a chi non l’abbia indossato: sarà sempre una descrizione superficiale perché non potrà rendere pienamente l’esperienza sensoriale che deriva dall’averlo “sentito addosso”.
Così è per la pizza di Starita che va gustata, per permettere alle sue caratteristiche più intime di dare senso all’ esperienza.
Costo pizza Margherita € 5,00
Pizzeria Starita a Materdei
Via Materdei, 27 Napoli
Tel. 081 5573682
3 Commenti
I commenti sono chiusi.
premesso che … è una delle mie pizze/pizzerie preferite ..piu di tanti altri blasonati .. vorrei approfittare di questo spazio per mandare un messaggio “ai pizzaioli” …
vengo spesso ..ma spesso trovo che la cottura della pizza non sia perfettamente cotta come cita l’autore nell’articolo …ma …eccessivamente cotta
su alcune tipologie di pizza mi è stato spiegato che era necessario ……….. ma poi in altre occasioni la pizza era troppo cotta anche nelle versioni della tradizione … ..sarà una peculiarità specifica? mahh
Il commento di Marco è interessante e vorrei esprimere alcune considerazioni di carattere generale (attenzione, non riferite alla sua esperienza in questa pizzeria).
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Più volte ho discusso sull’IMPORTANZA della COTTURA in cucina e, in particolare, quando si parla di PIZZA NAPOLETANA CLASSICA.
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(Piccola parentesi:
ma chi sa più COS’E’ una pizza napoletana classica(o verace ecc…) ?
Quali sono le sue CARATTERISTICHE TIPICHE?
Con la CONFUSIONE che si è creata negli ultimi anni in Italia?
Ogni pizzaiolo fa una pizza “ammodosuo” e per i food blogger è sempre una pizza “alla napoletana”.
O, di fronte a pizze che, con molta evidenza non lo sono, hanno inventato una serie di spiegazioni, di definizioni, di etichette che sono dettate dalla LOGICA del MARKETING…
che, purtroppo, domina nei food blog italiani)
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Dicevo dell’importanza della cottura: mentre, negli ultimi anni, ci hanno riempito la testa con i seguenti MANTRA:
1 il mantra della lunga naturazione al freddo.
2 il mantra dell’alta idratazione
3 il mantra della biga
4 il mantra del blend
5 il mantra del canotto
Ecc…
Attenzione, non sto dicendo che sono fesserie,
conosco bene queste tecniche e metodiche, voglio soltanto far risaltare che la COTTURA
è stata sottovalutata come FASE della produzione di una pizza.
Per me, invece, ha un RUOLO DECISIVO e maggiore degli altri che ho accennato per fare un’ottima pizza digeribile e gustosa.
Per essere più chiaro aggiungo:
si può fare un’ottima pizza napoletana
1 a Temperatura Ambiente
con una maturazione non lunga di 121824 ore
2 con farine di media forza
3 con impasto diretto
e
4 con un’OTTIMA COTTURA
Aggiungo, e provoco, che fare un’ottima pizza napoletana classica, cioè che conservi le sue caratteristiche tipiche, con
questa metodica è PIÙ DIFFICILE che con le nuove tecniche:
se chiedessimo abqualche pizzaiolo “star mediatica” di farcela…lo metteremmo in difficoltà.
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Ritornando al commento di Marco non è
infrequente trovare nelle pizzerie napoletane(e non) dei problemi di cottura.
Accennai, in un altro post, ai problemi di cottura del canotto che, essendo alto e grosso, può presentare un cornicione non ben cotto.
O, se ben cotto…che ha perso le caratteristiche tipiche di una NAPOLETANA CLASSICA e non dovrebbe essere chiamata ancora napoletana.
Insomma, il problema della cottura non è soltanto quello delle bruciacchiature
sul fondo e sul cornicione, che è importante, ma deve prendere in considerazione
altri aspetti di una pizza e, specialmente, quando dobbiamo valutare una napoletana.
La pizza che ci hanno portato al tavolo è ancora una classica o verace napoletana?
Ne conserva le caratteristiche tipiche o ci troviamo di fronte a unaPIZZA AMMODOSUO?
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Signore/i, con la CONFUSIONE che il WEB e i
food blogger hanno alimentato in questi ultimi anni, queste domandesembrano inutili.
mi fa piacere aver “scatenato questa interessante riflessione” …in effetti .pensandoci …si sente poco parlare della cottura
io però ..sono convinto che per questo specifico caso .. non si tratti di un “problema” ma forse di qualcosa di voluto
poi se si chiede una pizza meno cotta ..si riceve il risultato oppposto.. insomma ..vorrei una via di mezzo!!
scusate se ho approfittato di questo spazio per lanciare un mio messaggio personale :)