Pizzeria Da Michele: Okkkey, imparate una volta per tutte la storia della pizza napoletana
![Copertina libro Antica Pizzeria Michele](https://www.lucianopignataro.it/wp-content/uploads/2017/04/Copertina-libro-Antica-Pizzeria-Michele-e1493567836785.jpg)
Copertina libro Antica Pizzeria Michele
Spesso il modo migliore per andare avanti è quello di stare fermi. Soprattutto quando si parla di cibo: mentre la televisione impone ricette strane dando l’illusione che la modernità passa attraverso il piccolo schermo, diventa avanguardia chi difende il passato e le proprie radici. Il che non significa stare imbalsamati, ma, per esempio, scegliere ad un certo punto di fare solo margherita e marinara mentre in città si iniziava a diffondere la moda di più pizze.
Margherita e marinara, centinaia al giorno, tutti i giorni per tutto l’anno. Ecco cosa significa Da Michele. Un monumento della pizza napoletana che adesso, grazie a Laura Condurro, quinta generazione di una tradizione iniziata nel 1870, ha finalmente raccontato questa leggenda. Noi del Mattino nella guida Mangia&Bevi 2017 quest’anno abbiamo premiato proprio la margherita di Michele come pizza dell’anno.
Non siamo passatisti, ma in questa alluvione di messaggi commerciali su impasti con farine di vario tipo e proposte spesso caricaturali riteniamo la pizza dei Condurro il vero simbolo di Napoli. E basta leggere questo libro per rendersene conto, di come una tradizione abbia superato due guerre mondiali, il colera, il terremoto, restando testimone dei cambiamenti senza mai abbandonare le proprie radici.
![Pizzeria Da Michle I condurro](https://www.lucianopignataro.it/wp-content/uploads/2016/11/Pizzeria-Da-Michle-I-condurro-e1478185321405.jpg)
Pizzeria Da Michle I condurro
Anche l’uso dell’olio di semi invece di quello d’oliva è indicativo. I Condurro hanno saputo creare un gusto unico e fedele a se stesso, quello ormai ancestrale della pizza napoletana. Intendiamoci, oggi la situazione è migliorata, ci sono decine di pizzerie dove si mangia un ottimo prodotto. Ma chiunque voglia capire dove e come è nata questa magia deve venire qui, in quella che sino allo scorso anno era sede unica, prima delle aperture a Roma e Londra di questi ultimi mesi.
Perchè la pizza napoletana non banalmente è farina più olio più pomodoro più mozzarella. La cottura violenta e breve nel forno costruito proprio per questo trasforma le componenti e le fonde in un sapore unico, nuovo ed equilibrato tra la struttura, l’acidità del pomodoro, il grasso del latticino. Niente di meglio è stato sinora inventato per quanto riguarda questo prodotto da forno. Sentite troppo il pane? Allora è una focaccia, non è la pizza napoletana.
Ma i Condurro hanno influenzato più di ogni altra dinasty il simbolo gastronomico di Napoli e dell’Italia restando fedeli alla cosiddetta ruota di carro, ossia della pizza che non può essere contenuta del piatto. La pizza dei Tribunali, di Forcella e della zona della Ferrovia che i signori a Chiaia hanno poi fatto diventare più piccola perché era già l’epoca, cento anni fa, in cui i ricchi iniziavano a pensare alle diete dimagranti.
![LSDM, Marco Condurro](https://www.lucianopignataro.it/wp-content/uploads/2017/03/LSDM-Marco-Condurro.jpg)
LSDM London, Marco Condurro
Come scrive Tommaso Esposito nella prefazione del libro edito da Polidoro (pp.130, 12 euro), la stessa attesa è una liturgia che fa parte del nostro rapporto con il cibo, o magnà.
Noi gli ziti li spezziamo non li compriamo già tagliati, e la pizza l’aspettiamo. Nell’apparente inutilità di questi gesti secondo i canoni di una società che ha fatto della velocità e della quantità valori positivi assoluti, c’è l’essenza dei nostri piatti.
La gioia, alla fine, che arriva dopo l’ultimo ostacolo.
E in questo simbolismo c’è lo spirito di questo libro che non si deve assolutamente perdere se amate Napoli e la sua pizza.
Non quella dei gastrofighetti del 2.0, ma quella che sta conquistando il mondo.