Pizzeria Cocciuto a Milano, pizza napoletana all’ombra di Marghe
Cocciuto, ed è decisamente Nomen omen. Cocciuto è il nome della nuova sfida dell’imprenditore Paolo Piacentini, tra le altre sue attività anche fondatore di Marghe, e della sua socia Michela Reginato.
Ma cocciuto è proprio Piacentini che, dopo aver segnato uno spartiacque nello stile delle pizzerie con l’apertura nel 2016 di Marghe, oggi vuole scrivere una nuova pagina nella storia del concept delle pizzerie. Entrare nella sua creazione è un po’ come dedicarsi del tempo in un ambiente accogliente e molto bello in cui nulla è casuale. Mangiare la pizza è un’esperienza totalizzante che parte dalla ricercatezza delle materie prime, passa dalla dinamicità della carta vini e finisce con lo sguardo immerso nella bellezza dei dettagli che, dalla scelta dei colori di pareti e poltroncine sino alla selezione delle finiture, non lascia nulla al caso.
A Milano anche la pizzeria Cocciuto si veste di eleganza e in quello che è il quartiere in cui si sta registrando il maggior fermento in assoluto, un luogo di culto della bellezza e del gusto così mancava.
Hanno aperto un po’ in sordina poiché si sta definendo ancora qualche dettaglio, ma provare ad entrare da Cocciuto nella pausa pranzo prevede qualche minuto di attesa perché la fila è già un must imperdibile. Entro pochi mesi sarà aperta una seconda sede in un luogo altrettanto attrattivo e probabilmente, anche quello, selezionato sul geolocalizzatore del gusto, ovvero piazza Medaglie d’Oro ed entro il 2019 sarà tagliato il nastro anche in zona corso Sempione in prossimità dell’Arco della Pace.
Al forno Antonio Caputo noto negli ambienti milanesi per essere cresciuto da Marghe nella brigata di Matteo Mevio prima e di Ciccio Filippelli poi. Artefice delle contaminazioni, bufala e burrata, limone e zenzero, capocollo e spalla cruda, talentuosi e professionali, giovane ma molto determinato a far bene.
Impasto centrato. Buono. Fragrante e leggerissimo. Una miscela di due farine alle quali viene aggiunto il germe di grano vivo, una doppia lievitazione che non va al di sotto delle 30 ore per un totale di 18 proposte in carta alle quali si associa un antipasto all’italiana con polpette davvero gustose piuttosto che insalate da abbinare a centrifugati.
Noi abbiamo assaggiato sette pizze, provando ad avventurarci in un viaggio tutto italiano attraverso l’uso e la selezione di grandi materie prime che sono un valore aggiunto alla qualità finale del prodotto. Prodotti della filiera slow food, piccole produzioni artigianali come i salumi di Gioi o il parmigiano Malandrone 1477. Piacevolissima scoperta l’aromaticità del pepe nero di Thalassery sulla pizza con provola. Interessante lo sforzo nella scelta dei vini. C’è molta Francia con la proposta di champagne che narrano la storia di piccoli vignerons, ma è stata una bellissima scoperta l’abbinamento alla pizza con il capocollo di un metodo classico italiano, il lambrusco rosè di Cantina della Volta.
Per la pizza con il Capocollo (12 €) una ricotta al profumo di menta, fiordilatte a km zero proveniente dagli allevamenti nella vicina Cremona, pomodori secchi e il capocollo presidio slow food di Gioi.
Per la Provola e Pepe (10 €) su una base di fiordilatte, guanciale croccante e una spolverata di pepe nero di Thalassery, un prodotto che non risulta invasivo, ma al contrario amplifica aromaticità e gusto. A questa pizza azzeccato l’abbinamento con Chateau Pierre bise.
Impossibile non provare la Margherita (7,5 €) realizzata con fiordilatte e pomodori san Marzano. L’olio arriva dalla Puglia ed è del Frantoio Muraglia di Andria, un’azienda che ormai è leader dell’italian style nel food in tutto il mondo.
La Viola (10), detta così per le nuances conferite dalle chips di patata, è molto gustosa. Su una base di fiordilatte a contrastare la croccantezza delle patate una golosissima fonduta di caciocavallo podolico della Basilicata. Da leccarsi i baffi.
Abbiamo provato la Piennolo (9,5€) che su una base di fiordilatte propone un gusto tipicamente mediterraneo con le melanzane a funghetto, pomodorini del Piennolo nella versione gialla e rossa e una spolverata di parmigiano Malandrone 1477.
Pizzeria Cocciuto Milano
Prima di estorcere ai pizzaioli una proposta di pizza dolce che ha conquistato il palato, non potevamo non provare la Vendicari (10€) un tripudio di peccati di gola, dal tonnetto alletterato, al pomodoro semi dry e la cipolla croccante, zenzero, menta e olio extravergine d’oliva.
Abbiamo chiuso con una chicca, la pizza con ricotta, marmellata di albicocche, limone, olive disidratate e granella di pistacchio.
Pizzeria Cocciuto Milano
Via Bergognone, 24
Sempre aperto
Tel. 02 3652 8327
Un commento
I commenti sono chiusi.
Indubbiamente la zona sta attraversando un terza giovinezza, lustri fa qui c’erano solo una pasticceria notevole, una fidanzata non più pervenuta e la storica Pizzeria Sciuè Sciuè, poi il fermento, i locali modaioli, i loft di tendenza, i primi locali targati Napoli, luci senza soluzione di continuità, da Piazza del Rosario alla Darsena, la pizza è anche cibo da strada, ma poter godere dei tranci fotografati comodamente seduti in quei tavoli tondi da quattro, magari con una bollicina giusta al posto della solita spina nel fianco, è valore aggiunto ai petali irrinunciabili.
Un unico dubbio, leggo : da leccarsi i baffi, cosa devo fare, la pizza la mangio io e lascio il compito di leccarsi i baffi alla volpe di Novi Velia…