Pizzeria Cafasso dal 1953 a Fuorigrotta, una sosta all’insegna della tradizione
di Antonella Amodio
Sono pieni di commozione gli occhi di Ugo Cafasso, proprietario della Pizzeria Cafasso dal 1953, alla notizia – giunta fresca fresca – dell’ingresso nelle “Centenarie”dell’Unione Pizzerie Storiche Napoletane, riconoscimento rivolto alle attività che rappresentano la storia e la cultura della città di Napoli.
La famiglia Cafasso – all’origine Capasso, cognome cambiato per colpa di un errore di trascrizione – dal 1778 ( data di inizio dell’attività della famiglia ) storia da raccontare ne ha parecchia. Ascoltare il racconto della fondazione della prima pizzeria, della frequentazione di personalità della musica, dell’arte, della letteratura che ne hanno apprezzato la pizza, è già come immergersi nella storia della città.
Se volete fare un’esperienza “pizzosa”concreta, verace e tradizionale, a Fuorigrotta alla pizzeria Cafasso dovete andare. Qui il tempo sembra essersi fermato, per quell’atmosfera familiare che viene anche dall’arredo in legno, tipico degli anni passati, contraddistinto da un fascino senza età.
Entrando, si sente l’odore di pizza appena sfornata, misto a profumi che arrivano dalla cucina. Ugo, il capostipite, oggi è affiancato dal figlio Stefano, il quale prepara la pizza come da tradizione di famiglia, con un blend di quattro qualità diverse di farina 0 e 00, e un pizzico di lievito. Lo lascia poi lievitare per 13/14 ore. Sarà poi sempre Stefano, affiancato dal collaboratore e dal fornaio, ad ammaccare poi la pizza e condirla. La pizza dopo la cottura si presenta con un disco piccolo, un cornicione leggermente pronunciato, fragrante e morbida.
In menù sono proposte pizze dai gusti classici tradizionali senza nessuna divagazione, se non per qualche nome come Prato dell’amore, che – vi assicuro – nella farcia non ha nulla di “sperimentale” nè ingredienti azzardati. A scelta, trovate quattro varianti di pizza Margherita, due Marinara e tre Ripieni. Poi – via via – l’elenco degli altri gusti, come ad esempio la Ciurilli, la Siciliana, la Diavola ecc.
Oltre alla pizza Margherita classica ( fior di latte, pomodoro San Marzano, olio e basilico) e alla gustosa Cosacca ( pomodoro San Marzano, olio, basilico e pecorino ), l’ Agerola – condita con pomodorini dorati e provolone di Agerola – è indicata a chi ama i sapori decisi.
Dalla cucina escono poi piatti della tradizione napoletana e italiana in generale, come ad esempio gli spaghetti alle vongole, gli gnocchi alla sorrentina, il baccalà fritto. Vale la pena assaggiare la frittata di pasta e, per chiudere in dolcezza, la pastiera napoletana.
Lista dei vini con etichette locali, come il mitico Lacryma Christi. Servizio cortese e gentile, coordinato da Ugo, perfetto padrone di casa come pochi.
Costo della pizza Margherita 4,00 euro
Costo della pizza Cosacca 4, 00 euro
Pizzeria Cafasso
Via Giulio Cesare 156 Fuorigrotta Napoli
Tel. 081 2395281
2 Commenti
I commenti sono chiusi.
grande ugo auguriiiii
Anche se la conoscenza della pizzeria è di pochi anni fa, concordo con la recensione. La pizza è una variante piacevole e buona della classica napoletana.
I prezzi, come vedete, sono ottimi.
Gente onesta, seria, che merita la nostra scelta: perché ingrassare i soliti noti?
C’è sempre un’alternativa agli squali mediatici…a Napoli.
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Commento qui la ricetta delle zeppole di
Leopoldo.
1 In questa ricetta abbiamo una doppia cottura: al forno e poi in frittura.
2 Un’alternativa ottima può essere la doppia frittura:
la prima a 130 C e poi a 180 C.
3 Scaturchio, in un’intervista, descrisse la versione classica che prevedeva l’uso dello strutto sia nell’impasto che per friggere.
Lo strutto ha un alto punto di fumo, 250, e, per questo, è ottimo per la frittura ma, essendo stato demonizzato, non lo usa più nessuno.
L’olio di palma ha un punto di fumo molto alto, 254, ma sapete come è stato “ingiustamente criminalizzato”.
Poi si leggono, al contrario, delle gran fesserie sul comportamento dell’olio di oliva in frittura(attenzione in frittura) quando si sa che ci sono oli con un più alto punto di fumo che conviene usare in frittura, anche perché sono più neutri.
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Il mondo del food è dominato dal marketing e, per capire se il marketing mente, e lo fa spesso, bisogna informarsi bene.
Non sempre è facile.
Richiede tempo e capacità di analisi critica delle migliaia di informazioni reperibili nel web.
Proprio l’immenso numero di informazioni diviene un ostacolo alla conoscenza profonda: sembra assurdo ma numerose ricerche lo hanno dimostrano: l’iperinformazione è un male che affligge la rete.
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