Napoli, Pizzeria Brandi: dell’invenzione della Pizza Margherita nel 1889


Paolo e Sara Pagnani con il fratello Edoardo proprietari di Brandi foto m.p.

di Monica Piscitelli
Mangiare una pizza da Brandi è mangiare un pezzo di storia. L’attività del locale di Via Sant’Anna di Palazzo, da due generazioni guidata dalla famiglia Pagnani, è infatti documentata a partire dal 1780 (o magari da qualche decina di anni prima – 1750 – se le ricerche in corso lo confermeranno).
Le prime notizie che lo riguardano lo legano alla figura di Pietro Colicchio col cui nome è stato conosciuto il locale, pizzeria osteria, per numerosi decenni. “Da Pietro il Pizzaiolo” o “Pietro e basta così” era molto popolare in città e il suo titolare particolarmente benvoluto. Nel 1929 Michele Parise in “Il Mezzogiorno”, infatti, nel parlare di lui, sostiene che sebbene nessun altro Pietro sia “subentrato in quegli storici locali; un qualunque Pasquale, Vincenzo o Raffaele vi sia subentrato o vi subentri, si è sempre chiamato e si chiamerà ‘Pietro il pizzaiolo’”.

ritratto della Regina Margherita di Savoia

Successo a Colicchio – scomparso all’incirca nel 1870 (ndr. la data è indicata dal Parise nello stesso testo) – il pizzaiolo Raffaele Esposito, la pizzeria fa il gran salto potendo vantare un fatto che ha dell’ eccezionale: la primogenitura della più popolare e conosciuta tra le ricette tradizionali della pizza, la Margherita.

dettaglio della lettera dell'ispettore di Bocca regio dell'11 giugno 1889

A raccontarmi la storia, che è ancora oggetto di studio e in alcuni casi di controverse interpretazioni, è Paolo Pagnani che con il fratello Edoardo e la sorella Sara guida la pizzeria ereditata dal padre Vincenzo scomparso nel 2005.

il locale a via Sant'Anna di Palazzo. Su, i Quartieri Spagnoli

Nel giugno del 1889, come documenta una lettera del capo dei servizi di tavola della Real Casa Camillo Galli, Raffaele Esposito fu convocato al Palazzo di Capodimonte, residenza estiva della famiglia reale, perché preparasse per Sua Maestà la Regina Margherita le sue famose pizze. “Credo fosse stata, in fondo, un’ottima mossa politica” racconta Paolo che ricorda come alla monarca sabauda doveva essere sembrata una buona idea guadagnarsi la simpatia del popolo napoletano prendendolo per lo stomaco, mostrando, cioè, di conoscere e apprezzare il suo piatto più amato.
Del resto, a cavallo tra Ottocento e Novecento (racconta sempre Parise):“dal poeta illustre col monocolo, al giovane poeta in erba, pure col moncolo, al giornalista principe, al giornalista apprendista, dal magistrato a riposo, alla guardia borghese, dal più squisito gentiluomo, al più triviale ‘bazzariota’ (…) tutti aspettano e pregustano la loro pizza perché “la pizzeria di ‘Pietro il pizzaiolo’ (ndr. Anche nota come ‘Pietro e basta’), in via Chiaia angolo S.Anna di palazzo, è fra le più celebri pizzerie napoletane”.

Brandi negli anni 50 foto m.p.

Tornando all’episodio della pizza. “Don Rafele ( ndr. scrive sempre Parise) obbedì alla chiamata e mise tutto il suo zelo e tutta la sua scienza nel confezionare le pizze per gli augusti clienti”. Presentatosi a Palazzo con la moglie Maria Giovanna Brandi e con tutto l’occorrente caricato in un carrozzino tirato da un asino ne “fece di tutte le qualità ma la Regina che ne assaggio parecchie, mostrò di gustare particolarmente quella con mozzarella e pomodoro”. L’ “ispettore di bocca” Galli, infatti, in data 11 giugno di quell’anno, nel ringraziare il pizzaiolo, scriveva che “le tre qualità di pizze da Lei confezionate per sua Maestà la Regina vennero trovate buonissime”.
Fu cosi’ che Raffaele Esposito dedicò la pizza con il pomodoro, la mozzarella e il basilico alla Regina, chiamandola Margherita.
Ma la pizza secondo quella ricetta esisteva già o è stata inventata per l’occasione e messa insieme secondo i colori della bandiera italiana come racconta la famiglia Brandi?

la Margherita di Brandi

E’ questo il punto più discusso della storia. Paolo Pagnani ritiene che tutto dipenda dalla interpretazione corretta di un passo del De Boucard, un testo settecentesco che tratta degli usi e costumi del popolo napoletano. “In esso – dice – infatti si parla già di una pizza con la ‘muzzarella’, ma era una pizza bianca, con lo strutto e il basilico, ma senza pomodoro”. L’intuizione di Esposito, dunque, sarebbe stata quella di aggiungere il pomodoro, che già era utilizzato per quella con l’aglio e l’origano, e, soprattutto, quella di “codificare, mettere insieme ingredienti già presenti in maniera più semplice (la pizza, racconta Pagnani, accoglieva anche ogni sorta di rimasuglio, tra cui il pesce)”.
La nascita della pizza Margherita, che il locale ha celebrato solennemente al suo centenario con una gran festa alla quale è accorsa la stampa internazionale, rese, dunque, famoso il locale da allora conosciuto come “Antica Pizzeria Ristorante della Regina d’Italia” ed è, ancora oggi, tra i suoi maggiori vanti.

targa fuori dal locale: "qui nacque la Margherita"

Seguendo la linea di discendenza femminile, i successori della signora Maria Giovanna Brandi hanno poi impresso il loro nome al locale, oggi conosciuto appunto con il loro cognome: Brandi. Negli anni ’70, poiché non intendendo i Brandi proseguire l’attività, la pizzeria passava in proprietà a Vincenzo Pagnani i cui figli la guidano oggi.

Vincenzo Pagnani con Luciano Pavarotti foto m.p.

“Papà – mi racconta Paolo – lavorava nel locale ed era un po’ come il suo animatore. Lui serviva ai tavoli, intratteneva gli ospiti. Per lui Pasquale Brandi era una sorta di padre putativo”. Con Vincenzo, uomo del popolo ma di grande vivacità intellettuale, il locale entra in una nuova fase ed assume l’aspetto attuale: curato e ben frequentato. Numerose fotografie ritraggono Vincenzo Pagnani – che sapeva (racconta il figlio) mettere insieme gli aspetti più colorati e colti del folclore napoletano con aneddoti e uscite innovative – con statisti, grandi musicisti, attori e vip di ogni genere.

Paolo Pagnani mostra la carta di identtà della Margherita ideata dal padre Vincenzo

E’ rimasta celebre, tra le altre, la sua trovata della “carta d’identità” della Pizza Margherita nella quale essa è descritta nei dettagli come in un vero documento di identificazione, ma anche quella della suddetta festa, con tanto di figuranti, buffet, musica e balli, in occasione dei cento anni della pizza Margherita: l’11 giugno 1989.

Via Chiaia angolo vicolo Sant'Anna di Palazzo

Immagini custodite negli archivi della Rai descrivono, racconta Paolo, in alcuni frammenti, suo padre come un personaggio di grande creatività, un prototipo della buona napoletanità. Oggi che è lui, con i fratelli, a guidare il locale che conta circa oltre 150 coperti (4 le sale: Savoia, Antica e De Curtis al primo piano e la più recente Casa Brandi posta di fronte al locale storico), vorrebbe poterli recuperare.

due forni e due pizzaioli in attività da Brandi

La pizza, da Brandi, è preparata con lievito naturale e/o lievito di birra (lievitazione di 6-12 ore) dai pizzaioli Vincenzo Errico, che lavora al banco del locale da oltre trent’anni, e Enrico Palumbo.
La proposta è incentrata per lo più sulle pizze tradizionali, con la Margherita, giustamente in prima linea, anche se la pizzeria propone una ampia scelta di varianti di esse che intitola a personaggi della cultura o della storia della città: Salvatore di Giacomo, Vittorio De Sica, Gaetano Donizzetti, Sofia Loren, Ferdinando II di Borbone, Matilde Serao, Peppino De Filippo e così via. Avendo, circa 6 anni fa, chiuso l’attività di ristorazione (della quale resta l’attenzione a una piccola scelta di vini campani), i Pagnani puntano tutto sulla pizza che è di misura regolare e soffice, proposta a prezzi sensibilmente più alti che in altri locali della città ( da 7 euro a salire).

Brandi: interno di una delle sale al primo piano

La frittura all’italiana, alcuni antipasti e specialità (“sapori di mare” e “sapori di terra”), mozzarella di bufala (fresca, in carrozza, alla francese o alla milanese), gli immancabili crocchè di patate e altri sfizi precedono l’arrivo delle pizze. Fritturina, pizza e birra nazionale (servizio e coperto incluso) mediamente 20 euro.

una fritturina all'italiana per iniziare da Brandi

Pizzeria Brandi di Vincenzo Pagnani
Salita Sant’Anna di Palazzo, 2
80132 Napoli
081 416928
www.brandi.it
(chiuso lunedi’ eccetto festività)

13 Commenti

  1. mi dispiace dirlo…ma tempo di attesa ai tavoli tantissimo personale nn attento e poi cosa assurda pizza da nn poter mangiare orribile

  2. questo si che è davvero un pezzo di storia, dovrebbero leggerlo tutti i vari ” Spizzico”, pizze al taglio e pasticci da forno elettrico semppre più numerosi in città al servizio di masse di ragazzini che ingurgitano il tutto con litri di coca cola

  3. Un pezzo di storia, non c’è dubbio
    Purtroppo nelle mie due visita (un po’ datate a dire il vero) ho trovato una qualità nettamente più bassa rispetto alla media delle buone pizzerie cittadine. Ma magari negli ultimi anni le cose sono cambiate

  4. @nicola e @antonio: è una pizza onesta. Per quello che mi riguarda non ho fatto una gran carrellata. I nostr amici si sono presentati con la loro margherita ed io devo di che l’ho trovata nella media. Molto soffice, uniformemente stesa e appena più spessa del solito. Cornicione soffice e cottura ottima. Circa il servizio il feed back è interessante. Io sono passata a pranzo e mi è sembrato tutto ok.Confesso che per i miei gusti in città il servizio è, tendenzialmente, sufficiente. Mi interessano le vostre impressioni. E vi ricordo che DI TUTTI I VOI i suggerimenti sono graditi e anzi utili. Scrivetemi a m.piscitelli (AT) yahoo.com e ditemi quale è la migliore pizza della città per voi, cosa pensate di quelle già proposte o quale secondo voi andrebbe visitata. Pizzerie storiche e/o eccellenti.CI CONTO. m.

  5. sono d’accordo con nicola ed antonio: I tempi di attesa sono veramentte eccessivi e la qualità non è asolutamente all’alyezza della fama e della storia della Pizzeria stessa.

  6. @luigi: sono ancora in grado di riconoscere le favole dai fatti. Ma ti ringrazio per farmi più bimbetta di quel che sono. : ) Quando un locale raggiunge certi livelli di notorietà tenere testa alla propria fama e storia non è facile. Me ne rendo conto. Le aspettative sono altissime. E chi queste storie le racocnta si mette su un terreno minato, La pizza di Brandi, da quando mi ricordo (dieci anni almeno), è sempre stata buona, discreta. Onesta, come ho detto. Niente più di questo. Se fosse fatta non in città, sarebbe candidata ad essere considerata perfino eccellente. Ma è giusto che chi la pizza la conosce bene davvero sia un un tantino più esigente. Se volessimo darle un voto le darei un 6,5 – 7 (buono l’equilibrio dei sapori, la consistenza, la cottura). Non è la migliore della città, ma questo luogo, sia che la Margherita sia stata o meno chiamata tale secondo l’episodio raccontato (nb: anche Mattozzi nella sua precedente storia della pizza, come anche altre ricostruzioni lo riportano) ha una storia antica che vale la pena raccontare. Non sono poi moltissimi i locali che possono vantare prove della propria esistenza (e che siano ancora attivi nello stesso settore merceologico) risalenti alla fine del XIX secolo. @claudio: circa il servizio, ripeto, non fa forse testo: in settimana, pranzo e visita annunciata. Confesso che mancavo da un pò. Non ho registrato malcontenti mentre ero in sala, anzi una discreta armonia e piacevolezza. Il locale ha charme. Paolo e Sara sono molto attenti e la creazione di una sorta di reception nella sala del piano terra, dove una volta era concentrato il servizio (era una sala storica), rende, secondo me, l’accoglienza molto curata. Nell’insieme (nb: non ho provato che la Margherita), sebbene prenda appunti co i vostri commenti, nel complesso non ha deluso le mie aspettative. Che erano moderate. Del resto neanche i Pagnani (leggiamo tra le righe!) parlano della migliore pizza della città, ma della più antica. Forse. Il livello è nella media. Forse è qui il punto: tutte buone o buonine le pizze a Napoli e davvero poche le strepitose. Ma lo vedremo piano piano. Posso anticiparvi che non tutte le pizzerie fanno tutto bene, come, del resto, uno chef “azzecca”, se va bene, in pieno 3 piatti in un menù di 8-10. Selezionare è il meglio che c’è: prendere da ciascuno il meglio che può offrire. E Brandi offre una suggestione incomparabile a turisti e viaggiatori. C’è bisogno anche di questo a Napoli. E’ un approccio un pò più di marketing, ma se serve a far parlare della città, a invitare a venire a scoprire tutte le altre eccellenti pizzerie e realtà, ben venga. Non credete?

  7. Monicuccia sei troppo buona. La pizza di Brandi è appena passabile, a prescindere dalle aspettative. Del resto applicherei anche alla pizza quello che dico del vino: Quello migliore, il più buono di tutti, è quello che più ti piace. Ma da Lombardi a Santa Chiara ci sei stata? Ci manco da moltissimi anni e la ricordo veramente ottima. Sarebbe interessante una tua opinione al riguardo. Un abbraccio forte.

    1. Caro Claudio, essere buona non è il mio mestiere. Buona lo sono, come sai, ma qui è un’altra storia. Non avendo motivo di esserlo, poi, visto che varco al porta di questa o quella e degusto questa o quella solo tecnicamente, capirai che non che un fatto che sia una pizza onesta. Tutto sommato sono stata piuttosto severa con un 6.5 – 7, a Napoli. Ma devo essere realista. Da Lombardi ci andrò, i feed back, in particolare per quello di Santa Chiara, non sono positivissimi. Io registro e faccio le mie libere analisi. Ho capito che non è facile stare sulla cresta dell’onda. Sarà, sto riflettendo, che a questi locali storici manca un pò di aggiornamento. Accade nei migliori ristoranti. Occorre girare e ricercare anche nella pizza. e mettersi in discussione.

  8. P:S: ricordo il vecchio Lombardi che offriva pizze bollenti a noi ragazzi che, marinata la scuola, passavamo di lì prima di andare al Modernissimo che apriva alle 11. Forse perciò la ricordo cosi buona.

  9. Brandi è una pizzeria per i turisti,io ci sono andata qualche volta l’ultima è stata un pao d’anni fa e purtroppo la pizza è sempre la stessa quasi immangiabile.L’unico merito è stato quello di aver saputo sfruttare un nome ,che tral’altro non ha nulla a che vedere con i veri proprietari, riuscendo a ricavarne un vero businessPeccato per quei turisti ignari ,che credono di mangiare la vera pizza napoletana e magari ignorano Cafasso,Michele,Starita,Sorbillo.

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