Ivan Di Leva apre la sua pizzeria: “Basilico di buona pizza” a Caivano
di Antonella Amodio
Ivan Di Leva aveva sette anni quando fece la sua prima pizza alla antica pizzeria Frattese di Frattamaggiore. Oggi ne ha 37 e dopo diverse collaborazioni di successo apre a Caivano, insieme alla famiglia Basilico – pizzaioli da tre generazioni – la pizzeria “Basilico di buona pizza”.
Esperienza, tradizione e tecnica sono i fattori che caratterizzano la pizza di Ivan, il quale non lascia nulla al caso. Prepara personalmente l’impasto con un blend di 4 farine del mulino Vigevano, al quale aggiunge poco lievito, facendo poi seguire 24 ore di maturazione e lievitazione. Così come pone attenzione alla stesura dell’impasto, applicando il tradizionale metodo dello “schiaffo” e a seguire ne controlla la cottura, atto finale della buona riuscita della pizza.
La sua pizza di scuola tradizionale napoletana si presenta sottile e con cornicione alto, leggera e digeribile, profumata e gustosa.
Il locale colorato, allegro e moderno nell’arredo informale, conta circa settanta posti. All’ingresso si ė ricevuti da due forni rotanti realizzati dall’azienda Marana, che gode della certificazione dell’ Associazione Verace Pizza Napoletana a garanzia della qualità nella cottura della pizza. Un grande vetro separa gli ambienti di lavoro dalla sala e mostra ai clienti la precisa e silenziosa arte dei pizzaioli.
Il menù è diviso in Pizze Classiche e Pizze Gourmet, per un totale di 31 varianti.
Tra le pizze classiche spicca la Margherita, preparata con pomodoro San Marzano Dop, olio evo, fior di latte di Agerola e basilico.
La Nocina del maestro Ivan di Leva, è una pizza autunnale per gli ingredienti usati, ed è presente nella lista delle pizze gourmet. È farcita con fior di latte di Agerola, pesto di noci secondo l’antica ricetta, pancetta tesa Morini, formaggio grottone del Sannio, granella di noci, olio evo e basilico.
Così come la stagionale pizza Castello medievale di Caivano, preparata con vellutata di friggitelli, salsiccia di polmone, provola di Agerola, formaggio pecorino romano, olio evo e basilico. Molto buona, fresca e con gli ingredienti sapientemente abbinati ė la pizza fuori menù Avocado, servita come entrėe e condita con vellutata di avocado, salmone a fette, limone (buccia e polpa), scaglie di avocado e provolone del Monaco.
C’è molta attenzione nella selezione delle materie prime che puntano alla freschezza e alla stagionalità, come alla qualità degli ingredienti impiegati per la farcia, e utilizzati da Ivan quotidiadanamete per preparare le salse e vellutate.
Interessanti e ben eseguiti i fritti, come la frittatina di verdure, il crocchè di patata viola e l’arancino.
Buona selezione di birre e vini territoriali ed extra regionali, con ricercata selezione di etichette.
Costo della pizza Margherita: 4,00 €
Basilico di buona pizza
Corso Umberto I 80023 Caivano ( NA)
Tel. 081 18361889
3 Commenti
I commenti sono chiusi.
Alcune pizze hanno le bruciacchiature sul cornicione.
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Esprimo alcune considerazioni in GENERALE
e non su questo articolo.
Mi fa, comunque, piacere che si parli di PIU’ di COTTURA in una recensione e meno di altri particolari irrilevanti che spesso leggiamo.
INFORMARE CORRETAMENTE e ONESTAMENTE il consumatore è la mission di chi scrive per il pubblico.
Invece al primo posto c’è l’ESALTAZIONE con tutto l’armamentario Retorico che possiamo facilmente leggere sui food blog italiani.
INFORMARE, per me, significa: (mi limito nell’elenco)
1 mostrare sempre una SEZIONE del cornicione.
2 mostrare il fondo della pizza.
3 dare indicazioni sulla MORBIDEZZA della “pizza napoletana classica”: si deve piegare a libretto e non si deve rompere.
E’ un punto fondamentale della gloriosa napoletana: molte pizze si stanno allontanando da questo standard con la copertura di molti food blogger.
Nei canotti questa caratteristica è più a rischio.
(Poi, i canotti, e, specialmente quelli più grossi, presentano zone interne del cornicione non ben cotte).
Non si può spacciare per NAPOLETANA una pizza biscottata, anche se leggermente.
E’ un crimine culturale a cui assistiamo frequentemente sui food blog italiani.
4 Sempre sulla CLASSICA PARTENOPEA è lodevole che si informi anche sulla friabilità e l’elasticità del cornicione due concetti strettamente collegati ma distinti.
MORBIDEZZA e lieve Friabilità del cornicione non sono in contraddizione, come superficialmente si potrebbe pensare.
Non fanno una pizza biscottata.
5 Valutare bene lo stato di cottura interna del cornicione.
6 Sull’alveolatura del cornicione smettiamola di dire che le GALLERIE siano espressione di un’ottima alveolatura. Non significa che la pizza non sia buona ma non è l’alveolatura ottimale che prevede PIÙ alveoli separati tra loro da sottili pareti di impasto e non una lunga galleria.
E, al contrario, un cornicione normale( non alto, non canotto) con alveoli piccoli e un po’ più numerosi, ma ben separati e ben cotti, fanno lo stesso un’ottima pizza napoletana.
Chiaramente non si deve sfociare nella panosità. Non è una pizza di serie B.
7 Le recensioni, per informare bene, e non fare soltanto dell’APOLOGIA, dovrebbero indicare i prezzi di almeno due tipi fondamentali di pizza.
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Un’ottima rensione, per me, è una recensione ricca di informazioni chiare e utili per farsi un’idea. Se le informazioni sono fatte BENE(chiare e complete) non c’è bisogno nemmeno di commentarle:
contengono già il commento, la valuzione critica.
Ma siamo lontani, in Italia, da questo stile.
Prevale la RETORICA, l’apologia, l’esaltazione, l’iperbole, la propaganda…perché siamo fatti così…e ci piace così.
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E i blog si adeguano e ci accontentano.
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Sono populisti in un certo senso.
Gentile Luca la pizza La Nocina è l’unica che sembra avere il cornicione bruciato. Tengo a precisare che si tratta del pesto di noci che é stato appositamente cosparso anche sul bordo pizza e che in cottura reca la colorazione scura, tipo bruciata. Questo aspetto è precisato all’atto del servizio, proprio per evitare malintesi. La ringrazio per avermi dato l’occasione di precisarlo.
Gentile Antonella Amodio, grazie per il chiarimento.
Mi sarebbe piaciuto che intervenisse anche sugli altri punti del mio commento.
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Io critico quasi sempre i food blog italiani nei miei commenti.
Ma cerco, anche, di fare una critica argomentata e costruttiva.
Perché il rischio è di passare per un troll,
figura che detesto.
O quello che sputa nel piatto dove mangia:
infatti provo un po’ di disagio perché qui ho libertà di espressione e non vorrei abusarne.
Se scrivo soltanto qui, ripeto solo qui, è perché
il blog è meno peggio degli altri :-) e ha dei food blogger verso cui ho simpatia e stima.
D’altronde se dovessi fare il food blogger, a cui non aspiro, dovrei per forza cambiare alcune cose nel mio stile di scrittura.
Ecco perché colgo l’occasione per scusarmi degli eccessi della polemica.
Il blog fa parte integrate del SISTEMA ma mi è rimasta una “lieve” speranza che possa contenere al suo interno anche posizioni un po’ scomode e anticonformiste.
Qualche volta lo fa.
Vorrei soltanto che lo facesse più spesso.