Pizza Women, Marzia Buzzanca: il coraggio del cambiamento
di Laura Guerra
Cambiamento o inquietudine? Tutti e due, dipende dai momenti che contrappuntano i cicli della vita professionale e personale di Marzia Buzzanca. Tempi di lavoro e di vita e che apre e chiude come fasi lunari. Con lei, mora e solare, sempre pronta ad abbracciare progetti originali e a partire per nuove destinazioni. In bagaglio la sua pizza e la sua pala personale; se l’è fatta fare su misura ed è la prima cosa che mette in macchina quando c’è da vivere un’altra avventura. Eventuali dimenticanze si possono colmare una volta arrivata. Ma la pala no: da 17 anni è un po’ indispensabile ferro del mestiere, un po’ confortante coperta di Linus. Nel panorama pizza italiano è stata fra le prime donne a prendersi il vanto di impastare, ammaccare, condire, infornare, cuocere, partendo da sé con l’orgoglio di farlo sapere.
Una carriera avviata da cuoca e sommelière con il locale Vinalia a L’Aquila, ampliato poi con Percorsi di Gusto la sezione pizza che rivela e consolida il fiorire del suo amore per l’impasto.
Il piacevole tandem ha subito successo in città ma dopo 15 mesi viene interrotto dal terremoto del 2009, per riaprire esattamente, per strana combinazione, 15 mesi dopo in via Leosini in un palazzo storico del centro antico ancora ferito, con i militari che accompagnavano gli ospiti fino al ristorante. Ci resta per 6 anni per poi trasferirsi in Viale della Croce rossa dove resiste per 3 anni fino a quando per ragioni logistiche legate ad una ricostruzione dopo sisma mai completata, è costretta a programmare l’ultimo servizio un sabato della primavera del 2019.
In tasca un nuovo progetto: portare la sua pizza in Alto Adige, a Termeno, nella tenuta Hofstatter di Martin Foradori. Nuovi colori e flavours da scoprire e da abbinare seguendo le suggestioni di un territorio che le si presenta con una gamma di toni montani diversi da quelli abruzzesi. La sua pizza e i vini della tenuta si uniscono in uno sposalizio festoso che mette sul disco di pasta il territorio sud tirolese per una pizza che viene molto amata da subito.
“Sono stati cinque d’amore con una terra che mi ha dato tanto cui io ho dato molto.” Dirà al momento di lasciare. Segue un periodo di collaborazioni arricchenti, coordina la scuola di formazione di Niko Romito, matura nuove riflessioni e desideri. Fino all’invito di Alessandra Ciafardoni che la vuole con la sua pala e la sua pizza nel sushi cocktail bar Agrumi.
Si comincia a giugno 2024 con l’inedita coppia che si affaccia sulla scena di Giulianova proponendo un altrettanto inedito menu: sushi, drink, pizza. Una pink couple che dosa due tempi di vita: Alessandra ha poco meno di 30 anni, Marzia poco più di 60; sogni e consapevolezze hanno colori giustamente differenti in un mix di pragmatismo d’impresa e competenze di ricevimento, cucina, servizio. Un’intesa che fa del femminile una forza propulsiva con riconoscimento ed empowerment reciproco in cui Marzia si trova comodamente a suo agio.
La sua, del resto, è una storia in cui la forza delle donne è sempre stata una linfa determinante. Da sua madre, che ha accudito durante la malattia e perso da poco, mancanza che è ricchezza e ferita “ma non vuoto” – racconta “si chiamava Filomena, faceva la costumista a Cinecittà; da lei ho raccolto la capacità di ricominciare sempre senza scoraggiarsi mai, sono nata a Tripoli, mio padre Umberto era maggiordomo, da lui ho assorbito la naturalezza delle buone maniere, della cura di persone e cose, il portamento. Poi il rientro in Italia nel 1970. Mia madre ci ha trasmesso, oltre al piacere per il succulento cibo pugliese, la forza di vivere il trauma del distacco come una novità. Ha lavorato come metalmeccanica che per quei tempi non era proprio un’occupazione da donne”.
Impronta femminile che si è nutrita del rapporto con le sorelle Annamaria la maggiore, materna e pacata, e Cinzia con cui vive una sintonia che non ha bisogno di parole. “Abbiamo tre caratteri diversi che si completano e creano una forza potente – racconta – insieme alle nipoti Tania, figlia di Annamaria, che è stata pizzaiola con me a L’Aquila e Silvia che lavora nella ristorazione a San Benedetto del Tronto ed è anche wedding planner.”
“Le ho cresciute e formate nel lavoro – dice con emozione – ne sono molto orgogliosa e non solo come zia ma come professionista che ha trasferito con amore un saper fare”.
E poi c’è la figlia Dalila: ha 38 anni ed è enologa. “Ero molto giovane quando è nata, ma non ho mai fatto la mamma-amica; ho vissuto la maternità con rigore e responsabilità perché ho sempre creduto che essere genitori significa innanzitutto essere autorevoli e non cedere al sentimentalismo vuoto. Oggi siamo due donne adulte, lavoratrici consapevoli e centrate nel proprio ruolo. Ci scambiamo forza e sostegno”.
In tanta ricchezza di relazioni e sentimenti che intersecano lavoro e famiglia, rimane importante ma non centrale la domanda su Marzia e l’amore, quadratura che s’intuisce complessa.
“Ho vissuto momenti belli e periodi difficili, oggi più ancora che in passato non voglio compromessi; stare accanto a me vuol dire stare in tutta la mia vita di donna e di professionista. So di avere una storia e una maturità che può ispirare e incoraggiare le ragazze perché non esistono lavori da uomini, ma donne determinate a stare in ogni settore senza farsi condizionare, neanche da uomini senza coraggio”.