Pillole di bon ton: come si mangiano il panettone e il pandoro
di Carmen Autuori
Anche le feste natalizie, come tutte le occasioni conviviali, sono soggette ad alcune regole di bon ton che servono a rendere ancora più piacevole il periodo più magico dell’anno. Non solo la mise en place oppure gli addobbi della casa, ma anche i dolci tipici della tradizione. Questa volta non parliamo di quelli regionali, ma del pandoro e del panettone (soprattutto artigianale) ormai diffusi da Nord a Sud.
Il bon ton prescrive che tutti i “pani dolci” cioè panettone, pandoro panforte, buccellato e quant’altro vadano rigorosamente mangiati con le mani per non toccare con il metallo quello che secondo la simbologia cristiana è Pane di Vita. Inoltre, la fetta va tenuta con la mano sinistra, mentre con la destra si staccano i pezzi da portare alla bocca.
Anche il panettone, come la maggior parte dei piatti natalizi, è ricco di simboli: l’uvetta rappresenta “la moneta”, quindi la ricchezza, le scorzette di arancia candita l’amore mentre il cedro l’eternità. Per cui, secondo Iginio Massari, il panettone rappresenta la più grande speranza per l’uomo, ossia una vita eterna piena di amore e di ricchezza. Regalare un panettone è un gesto tra i più benauguranti del Natale.
Passiamo al servizio. Il panettone non va mai servito a fette, ma intero. Saranno i commensali ad affettarlo, lasciamo loro il piacere di sentire i profumi che un panettone ben fatto emanerà.
Discorso diverso per il pandoro, in questo caso è bene tagliarlo in tre parti in orizzontale per ottenere delle fette da cospargere con lo zucchero a velo che, ricordiamolo, è come la cipria per le donne: rende tutto più bello (e buono).
In entrambi i casi per il taglio va usato un coltello lungo seghettato ce ne sono di appositi pensati proprio per il panettone) e servire i due lievitati su un piatto da portata tondo, meglio se decorato a tema natalizio.
Cosa bere in abbinamento al panettone che resta, comunque, un dolce complesso per la presenza di ingredienti dal sapore deciso?
Abbiamo chiesto ad Antonella Amodio, giornalista enogastronomica e grande esperta di vini.
<< La composizione del terreno, il clima e le caratteristiche dei vitigni fanno della Campania una delle regioni leader per la produzione di vini dolci molto adatti ad accompagnare la pasticceria in generale ed in modo particolare i dolci delle feste come i grandi lievitati. Nel caso specifico del panettone consiglio Ebro Passito – I Borboni. Si tratta di un vino meravigliosa espressione di uve asprino che seguono l’appassimento naturale sui graticci. Giallo ambra brillante e ampio spettro olfattivo con riconoscimenti di spezie dolci e miele>>.
Per chi ama personalizzare anche i grandi classici della pasticceria, vi lascio la sperimentatissima ricetta di famiglia della Salsa ai limoni d’Amalfi che non manca mai sulla mia tavola natalizia in abbinamento con il Pandoro.
Ricetta di Carmen Autuori
- Tempo di preparazione 5 minuti
- Tempo di cottura 8 minuti
Ingredienti per 8 persone
- 500 ml di latte intero
- 3 limoni Sfusato di Amalfi
- 70 g di farina
- 200 g di zucchero
- 200 ml di panna fresca
- ½ bicchiere di liquore Limoncello
Preparazione
Grattugiare i limoni (solo la parte gialla), mescolare il trito ottenuto con la farina e lo zucchero.
Aggiungere a filo il latte, avendo l’accortezza di non creare grumi.
Lasciar addensare la crema a fuoco dolcissimo girando sempre nello stesso verso.
Una volta cotta, lasciar raffreddare completamente.
Riprendere la crema e diluirla con la panna fresca e il limoncello. Tenere in frigo fino al momento di servire.
Vini abbinati: Ebro - I Borboni