Pietranera 99, il Brunello napoletano
Come orientarsi allora dopo la bufera? A noi piace molto l’azienda Il Marroneto di Alessandro Mori, sempre fedele all’impostazione tradizionale e all’uso non invasivo nel legno. Ma qui vi segnaliamo anche l’agricola Centolani, una vasta tenuta di circa 200 ettari, di cui 43 a vigneto, acquistata nel 1987 da Giovanni Peluso, napoletano doc, e adesso portata avanti dalla figlia Olga. Una bandiera della buona agricoltura ilcinese, tra l’altro esempio di buona ospitalità grazie ad un agriturismo da usare come sicura base logistica se siete in giro da queste parti. La proprietà è formata da due corpi, Tenuta Friggiali e Tenuta Pietranera dove nascono i Brunello con la consulenza di Riccardo Cotarella, espressione compiuta del territorio. Non vi è dubbio di come lo scorrere del tempo sia il fattore primo per valutare lo spessore di un’azienda oltre che di un vino. Ci è capitata una magnum di Pietranera 1999, annata molto buona per i rossi italiani e dunque anche per Montalcino: in questo caso il Sangiovese esprime potenza più che eleganza, assolutamente integro, fresco, con tannini morbidi ma comunque ben presenti, tali da rendere il vino assolutamente abbinabile.
Un Brunello ben lontano dai modelli internazionali a cui ci hanno abituato alcune etichette finite sotto inchiesta, per certi versi un alfieri della espressività rustica del territorio. Se lo trovate non fatelo scappare, come soluzione B accumulate 2004 e 2005 e serbateli per qualche anno. Sull’agnello. Nella tiella con patate e lampascioni, così come ce lo propone ‘U Vulesce nel centro di Cerignola. Tanto il Vesuvio è vicino.