Pietraincatenata 2008 Fiano Paestum Igt di Luigi Maffini
MAFFINI
Uva: Fiano
Fascia di prezzo: 15-18 euro
Fermentazione e maturazione: legno
Lo dico a malincuore credetemi, ma purtroppo non si può fare niente: la nostra bella lingua è ormai irreversibilmente contaminata da termini stranieri, che sono diventati di uso corrente. Soprattutto quelli in lingua Inglese e/o Francese. E se qualcuno non si adegua o non li comprende è out (oh, mi è proprio sfuggito…). Io ho cercato con tutte le mie forze di resistere a questo input (ci risiamo…), magari facendo ricorso a delle locuzioni latineggianti, che fanno parte del mio riminiscente bagaglio culturale, ma non c’è stato nulla da fare: mi sono dovuto arrendere. Quindi, ho semplicemente messo in atto quello che diceva Ovidio: “Video meliora proboque deteriora sequor” .
Per fortuna, comunque, non tutti i mali vengono per nuocere, perché alcune di queste accezioni hanno il vantaggio, rispetto ai sinonimi italiani, di fotografare direttamente e sinteticamente ogni sorta di situazione in una sola parola. Prendiamo il termine “benchmark” per esempio, che vuol dire “punto di riferimento e di valutazione”. Bene, questo vocabolo fa proprio al caso nostro per definire il vino che ho assaggiato pochi giorni orsono: Pietraincatenata di Luigi Maffini, millesimo 2008, da poco tempo sul mercato. E non solo questa bottiglia è un punto di riferimento nel panorama vitivinicolo regionale e nazionale, ma anche lo stesso produttore, che può vantare un background (ecco un altro termine proprio azzeccato) non indifferente, è lui stesso un benchmark, insieme a tutta la sua azienda.
Maffini è parte integrante e fondamentale della rinascita vitivinicola del Cilento. Egli incarna concretamente la definitiva consacrazione delle grandi potenzialità enoiche di questo territorio, per troppo tempo inespresse, soffocate, emarginate, ridimensionate, svilite. I suoi vini sono veri e propri archetipi dell’eccellenza, tanto che, con la collaborazione del professor Luigi Moio – e coadiuvato dall’inseparabile e dolce moglie Raffaella – riesce a cavar fuori, caso raro in questo panorama, sempre il meglio sia sul versante bianchista, sia rossista. Cenito, Pietraincatenata, Kratos. Kleos, hanno tutti in parti uguali le stimmate della qualità. Perfino il rosato Denazzano e il passito viaggiano sullo stesso binario. Luigi è intriso di gesti d’amore profondo per tutto ciò che è autentico e che appartiene a questa terra antica. E’ un viticoltore di temperamento, molto determinato nelle sue scelte, non sempre facili e condivisibili. Ma alla fine immancabilmente ha sempre ragione lui, come i fatti stanno a dimostrare. Un personaggio instancabile e sempre proteso verso il futuro. Adesso nella sua agenda, come work in progress (ormai non si finisce più di inglesizzare…), sono in avanzato stato progettuale l’impianto di nuovi vigneti e la realizzazione di una moderna cantina.
Il Pietraincatenata è un vino speciale e longevo, che deve il suo nome all’appezzamento di terra dove si trovano i vigneti da cui si ottiene questo Fiano, nel comune di Giungano. In realtà, si tratta di un masso che sembra letteralmente “incatenato” alla roccia come per miracolo e da qui il termine. Ricordo che pochi mesi fa Luigi mi invitò ad assaggiare una bottiglia del 2004, ormai fuori commercio. Ebbene in quella occasione (ecco che ritorna in mente un altro benchmark) fu tanta la fantastica sensazione provata, che lo paragonai ad uno Chablis Grand Cru Les Preuses di Dauvissat. Stessa opulenza, grassezza, acidità, finezza e, spero e credo, avrà quasi la stessa longevità. E poi possiede quello che i francesi chiamano ensorceleur (prometto: è l’ultima botta di parole esterofile), cioè sa ammaliare e sedurre chi lo beve. Questo millesimo 2008 è stato allevato sul classico terreno cilentano composto di argilla e calcare. La forma di allevamento è a spalliera con potatura a Guyot. La resa è di 65 quintali di uva per ettaro. La vendemmia è effettuata a cavallo dei mesi di settembre e ottobre. La vinificazione prevede la pressatura soffice delle uve, seguita da fermentazione a temperatura controllata in barrique di rovere di primo passaggio. L’affinamento richiede otto mesi sempre in botte piccola e un anno in bottiglia. La gradazione alcolica arriva fino ai 13,5. Di questo vino si ottengono mediamente 14.000 bottiglie l’anno, più 250 magnum. Compratevi le bottiglie e seguite il mio consiglio: aspettate qualche anno prima di aprirle, non ve ne pentirete.
Nel brillante colore giallo oro, si esibisce subito un’unghia dorata e luccicante. La sostenuta vena alcolica, che lo fa somigliare ad un rosso travestito da bianco, e la spiccata carica glicerica evidenziano un effetto Gibbs-Marangoni lungo le pareti del bicchiere: archetti compositi e lacrime fitte, lente, viscose e sinuose. Il naso reclama la sua parte e poi emette il suo verdetto: nuances tipiche di flora mediterranea, accompagnate da intensi profumi di frutta esotica, come la papaya e il mango. E poi note floreali, minerali, speziate e vanigliate, ottimamente fuse tra di loro. La bocca è sapida, voluminosa e con una tensione ampia e serrata, giocata su un ritmo timbrico piacevolmente fresco. Indi, si avvertono nitidi i rimandi di frutta esotica già percepiti all’olfatto, con sottofondo di mandorle tostate. Il finale è interminabile, persistente ed appagante. Servire ad una temperatura intorno ai 10 gradi. Abbinamento classico sulla cucina marinara del Cilento senza pomodoro, anche cacioricotta, mozzarella di bufala, crostacei, molluschi, zuppa di legumi e verdurine cotte. Che bella emozione!!!
Questa scheda è di Enrico Malgi
Sede a Castellabate (Sa) – Frazione San Marco – Località Cenito – Tel. e Fax: 0974/966345 – Cell. 3383495193 – [email protected] – www.maffini-vini.com – Enologo: Luigi Maffini con i consigli di Luigi Moio – Ettari vitati: 18, di cui 13 di proprietà e 5 in affitto, più conferitori di fiducia – Bottiglie prodotte: 100.000 – Vitigni: Aglianico, Barbera, Piedirosso, Fiano.
7 Commenti
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Mi compiaccio caro Enrico,le tue schede diventano sempre più belle e non esagero se dico che raramente ne leggo di così ben fatte nel panorama nazionale.Citazioni dotte,riferimenti scientifici,attenta analisi organolettica del vino,non manca nulla.E’ un piacere leggerle,a parte per la puntuale descrizione del vino,ma soprattutto per come è esposto il tutto.BRAVO :-D
Bella scheda, ma questo non serve che te lo dica, lo sai già…, e soprattutto bellissimo vino. Molto materico,lo definirei in termini di “estratto secco”, rispetto al tenore alcolometrico, quasi robusto, ventaglio olfattivo ampissimo, ma paradossalmente, sono proprio questi eccessi che lo penalizzano in eleganza. Ed è anche questa la motivazione per cui, oltre alle condizioni pedoclimatiche e di storia completamente agli antipodi del terroir(uso anch’io un termine “prestito” da un’altra lingua) di provenienza, mi sembra particolarmente azzardato l’accostamento con lo Chablis…anche se resta comunque un ottimo vino!
Non c’entra nulla con l’intrigante racconto di vino che Malgi ci ha proposto, ma io vorrei soffermarmi sul nome: Pietraincatenata. E’ bellissimo, e credo contribuisca non poco al fascino, e forse al successo, di questo vino. Sono tantissimi gli esempi: Capichera, Kurni, Terredi lavoro … nomi strani, esotici o ruvidi che contraddistinguono un vino, che fanno un lavoro di marketing eccellente e forse chi l’ha inventato l’aveva intuito. Ovvio che senza sostanza il nome conta niente, e qui c’è sostanza, ma mi incuriosisce come si è arrivati ad un nome simile che sulle prime uno scarterebbe perché troppo concreto. Oppure, esattamente al contrario, è stata una scelta consapevole. Insomma queste cose mi interessano e non credo si tratti di discorsi secondari.
Dopo questa scheda elegante ed emozionante , …….non resta altro! e come dicevano i Latini (ultima nota esterofila!!)….Edamus, bibamus, gaudeamus (Mangiamo, beviamo, godiamo).Bravo Enrico
@Marco,sei sempre troppo generoso nei miei confronti, non so se merito davvero i tuoi sviscerati complimenti, quasi mi confondo e mi metto a piangere… Scherzi a parte, ti sono grato e ti ringrazio per il tuo gentile intervento.
@Lello, come al solito la tua analisi è perfetta. Lo ammetto:forse ho esagerato un pochino con l’accostamento di questo vino con lo Chablis. Tieni presente, comunque, due considerazioni, secondo me validissime: lo Chablis che ho citato io non è quello di Jean Marie Raveneau, che come tu sai sicuramente, – e magari possiamo farcelo spiegare dal GdF -, è molto diverso rispetto a quello di Dauvissat, più vicino, appunto a questo Fiano. La seconda considerazione riguarda il millesimo 2004 che ho paragonato allo Chablis e non l’annata 2008. Il Pietraincatenata nella sua evoluzione temporale acquisisce certamente migliori connotazioni organolettiche. Non ti pare?
@Fabrizio, il nome di fantasia che ogni viticoltore appioppa al suo vino ha comunque un’oggettivazione concreta, che si riferisce, per lo più, a situazioni contingenti, come nel caso del masso che è “incatenato” e rischia di rotolare giù. Ineressante, comunque, la tua disamina.
@Caro Gennaro è un piacere leggerti, perché dall’ultima volta che ci siamo visti da Lello non abbiamo avuto più contatti. Anzi approfitto qui dell’occasione per chiedere anche notizie di Tommaso Esposito che non leggo più e così anche di Carmelo Corona e Alessandro Marra, che saluto affettuosamente. Io aggiungerei al tuo motto latino se mi permetti, visto che a parte Lello (sic!) siamo tutti giovani: gaudeamus igitur juvenes dum sumus, va bene?. Abbracci affettuosi a tutti voi.
pienamente meritati. :-D
sono perfettamente d’accordo con la scheda di enrico malgi, volevo confermarvi la mia sensazione cioe’
che il pietraincatenata e’ un vino che con alcuni anni riesce ad essere semplicemente indimenticabile.
un saluto a tutti.