Piedirosso 2011 Sannio doc Fontanavecchia
Nessun vino è antico e moderno come il Piedirosso. Il bicchiere di Napoli, coltivato dai Camaldoli sino al campi Flegrei, e poi sul Vesuvio sin nel Sannio. Difficile in campagna, misterioso in cantina con un risultato finale per anni poco soddisfacente, tanta riduzione, spesso puzzette di straccio bagnato.
Eppure questo brutto anatroccolo dell’enologia campana sta diventando un oggetto cult per gli intenditori. No, non è la riscoperta dei neomelodici da parte di una intellighenzia stanca e abbafata: è invece la improvvsa capacità alcuni artigiani di trasformarlo in qualcosa di irraggiungibile, moderno, strepitoso senza dover passare necessariamente per il suo stravolgimento. Difficile pensare una Ferrari a via Marina, ma anche una Skoda a metano a Daytona. Ogni bicchiere nasce per un destino, quello del Piedirosso, poco tannino, morbido, fresco, dagli intriganti profumi di geranio e rosa, è quello della convivialità spinta sino alla cucina di mare per la gioia di tutti coloro che non rinunciano mai al rosso e che detestano i bianchi. Non può essere, come hanno pensato alcuni negli anni passati, un finto Aglianico da fasciare nel legno.
Un grande, grandissimo, artigiano di questo vino si chiama Libero Rillo, sul Taburno e il suo sapere contadino ha trasformato queste bottiglie in qualcosa di prezioso. Al naso delicato e cangiante, strepitoso il 2011, da da contrappasso una beva immediata, semplice, dissettante, succosa, con un attacco secco che prosegue lungo il palato a passo di carica sino alla chiusura amarognola. Un vino che si beve da solo, anche. Una esecuzione, realizzata in collaborazione con Angelo Pizzi, centrata come mai in precedenza. Da tracannare soprattutto nei bicchieri delle vecchie trattorie su zuppe di pesce, polpi alla luciana, parmigiane di melanzane. Uno dei tanti miracoli campani, ampolla antropologica precapitalistica precipitata nel post moderno.
Sede a Torrecuso Via Fontanavecchia.Tel.0824.876275 www.fontanavecchia.info. Ettari: 15 di proprietà Bottiglie: 150mila circa Vitigni: aglianico, peidirosso, falanghina. Prezzo in enoteca 10 euro circa
Un commento
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Grande.Oso aggiungere una degustazione ancestrale in una MOMMOLA di coccio possibilmente messa a rinfrescare nelle fresche acque di un pozzo.Permettiamoci dunque queste innocenti divagazioni prima che a settembre si ritorni a far roteare il vino nei calici di ordinanza.