Vigne Storiche Piedirosso 2011 Campi Flegrei doc La Sibilla | Voto 96/100


La famiglia di Meo, Luigi, Vincenzo e Restituta all’ ultimo Vinitaly (Foto Giulia Cannada Bartoli)

LA SIBILLA

Uva: piedirosso 100%
Fascia di prezzo : da 10 a 15 euro
Fermentazione e affinamento : acciaio

vista: 5/5. Naso: 28/30. Palato: 28/30. Non Omologazione 35/35

La voce si è sparsa subito nel padiglione Campania durante il recente Vinitaly: c’è in giro un piedirosso da vigne storiche che fa girar la testa. Sapevo che da diversi anni La Sibilla è stata ammessa nell’Associazione Vigne Storiche, ergo sono andata dritta all’obiettivo. Le vigne hanno 85 anni, il 2011 è la prima annata storica: il primo cru di piedirosso, solo 2.400 bottiglie; in precedenza il vino di queste piante finiva  per circa 1/3 nel piedirosso base dell’azienda. La vigna si trova sulla Collina dei ‘ Pozzolani’ sul versante che guarda Monte di Procida a 50 mt. sul livello del mare e viene chiamata ‘Iscaiuolo’; misura 8.600 metri, non arriva a un ettaro. Il sistema di allevamento è assolutamente territoriale: spalliera puteolana con  potatura ‘a tre palchetti’, a circa un metro l’uno dall’altro. Luigi Di Meo ama dire: “ io produco uva, mio figlio fa il vino”. La resa è molto bassa: 40 quintali/ha. Si è vendemmiato a fine settembre, vinificando con fermentazione breve, circa 8 giorni a 27 – 30°C.  Il vino affina in acciaio e va sul mercato dopo 4 – 6 mesi di riposo in bottiglia.

la vigna ottantacinquenne, meraviglia della natura

Al calice il vino si presenta in veste rubino con leggere sfumature granato, di media trasparenza, ma leggermente più ‘fitto’ rispetto alla versione base prodotta per la prima volta nel 1995; dunque quasi vent’anni di esperienza di vinificazione del piedirosso, a conferma della qualità e tipicità del vino dei Di Meo. La consistenza è decisa, il grado alcolico è rispettoso della tipicità del vitigno: 12,5°C con uno strepitoso estratto secco(29). Al naso arrivano le sorprese: non c’è  l’immediatezza del riconoscimento varietale, il frutto è integro non surmaturo, l’ingresso è un complesso e lento susseguirsi verticale di floreale, fruttato e spezie ‘prepotenti’ ( pepe e tabacco) che lascerebbero pensare alla Borgogna o all’Alto Adige. Il palato, pur confermando le sensazioni olfattive, ci cala appieno nel territorio dei Campi Flegrei dove regnano la sapidità e la caratteristica  mineralità dei terreni vulcanici. Il sorso è fresco, di piacevolissima beva con tannini eleganti e per nulla invadenti. Siamo di fronte ad un vino che è al tempo stesso possente e gentile. Le note tipicamente varietali, così come all’olfatto,  non emergono immediatamente, vengono fuori a poco a poco; lasciando  respirare il vino nel bicchiere, tornano con persistenza  la prugna, il geranio e poi le spezie a profusione. La freschezza e il notevole estratto secco sono una seria promessa di longevità.

La vigna vecchia con mani ‘storiche’, quelle che sanno ‘leggere’ le vigne

Gli abbinamenti ci portano verso piatti di terra, in particolare a base di carne con sughi importanti e succulenti. La natura elegante e la piacevolezza di beva ispirano anche un bicchiere in compagnia di buoni amici, sincerità e lealtà in abbinamento, senza bisogno di cibo alcuno, magari direttamente in vigna guardando il mare…

la vigna ‘Iscaiuolo’ con vista sui Campi Flegrei

Scheda di Giulia Cannada Bartoli

Sede via Ottaviano Augusto, 19  Bacoli. Tel-081 8688778 fax: 081.3047589  www.sibillavini.it Enologo: Vincenzo Di Meo . Bottiglie prodotte: 70.000. Ettari vitati:9,5. Vitigni:Piedirosso, aglianichella, olivella, marsigliese, calavrese, annarella, falanghina. L’azienda è anche un’attiva realtà agricola, gruppo di raccolta dei GAS (gruppi d’acquisto solidale) Slow Food dei Campi Flegrei

 

2 Commenti

  1. Tutto quello che volete ma 96/100??? ma se degustate un Romanèe Conti quanto gli date, 1000 punti?
    Andiamoci piano con la mitizzazione del Piedirosso, vino dalle difettosità tipiche, riconosciute e ricorrenti: per quanto ben vinificato possa essere rimane un vitigno minore, soprattutto in purezza perchè poi è anche difficle da coltivare, e nei Campi Flegrei ancor più che nel Beneventano.
    L’iniziativa de La Sibilla è lodevole ma i degustatori non devono farsi prendere troppo la mano da lodi sperticate e punteggi astronomici.

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