Piedirosso 2009 Sant’Agata dei Goti doc, la rivincita sull’Aglianico
MUSTILLI
Uva: piedirosso
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Avviene di fare un salto fuori programma alla Tavernola di Battipaglia per immergersi nell’anima vegetariana di Rosa Rocco e celebrare le ragioni dell’attualità del Piedirosso.
In un periodo in cui tutti si cercava di fare e di scrivere del vino da sogno, pochi hanno pensato a quanto difficile sia produrre un vino semplice e chiaro, ma da ricordare come inimitabile al tempo stesso. Ora, non è un ritorno al passato polveroso o frizzantino, l’alleggerimento della cucina ci porta felici verso rossi di buona beva e alta digeribilità per dirla alla Roberto Giuliani.
Così per 12 euro a tavola, 6 euro a testa quanto una birra, ti arriva qui la bottiglia di Piedirosso 2009 di Mustilli, due chiacchiere, naso di geranio e ciliegia croccante, ingresso fresco, morbido ma non dolce, beva molto dinamica con una conclusione pulita ed efficace. Buon accompagnamento alla parmigiana di melanzane e alla pasta e fagioli estiva in salsa di pomodoro fredda.
Rifletto da settimane, precisamente dalle prove Slowine a Paestum, di come sia prepotente e ancora non percepito dai produttori questo bisogno di Piedirosso, di quanto sia stato sbagliato farlo somigliare ad un Aglianico, ché qui in Campania il vitigno autoctono è così forte da essere esso stesso modello da non dover sempre e per forza seguire.
Il Piedirosso è difficile per i contadini e per la cantina, eppure come tutte le cose complicate sfocia nella semplicità assoluta e pura, sicché ci si chiede spesso se valga la pena di soffrire per avere questa faciltà di lettura, ma poi, diremo che un maestro di strada vale quanto e spesso più di un Ordinario di Accademia nella formazione del sapere.
C’è gente, anche bella, che insegue tutta la vita inutilmente un modello di amore puro senza riuscire ad innamorarsi mai perché la realtà appare banale di fronte all’idea. Così si condanna a una vita di astinenza culturale.
Se l’Aglianico facesse l’Aglianico invece di fare il Piedirosso, e se il Piedirosso fa solo il Piedirosso, ecco che nelle tavole campane ci sarebbe un ottimo vino di prima fascia da invecchiamento e un grande quotidiano.
Non credo che la dialettica tra Dolcetto e Barolo sia poi tanto diversa di questi tempi.
Contrordine compagni? Ma niente affatto. Aglianico per sfidare il tempo e i piatti strutturati del passato, Piedirosso per vivere il futuro.
Chi lo ha capito beve bene, culturalmente sano.
Sede a Sant’Agata dei Goti, via dei Fiori, 20. Tel. 0823.774433, fax 0823.717619 . [email protected]. www.mustilli.com. Enologo: Fortunato Sebastiano. Ettari: 35. Bottiglie prodotte: 200.000. Vitigni: aglianico, piedirosso, falanghina, greco, fiano
4 Commenti
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Un bel Piedirosso davvero.
un vitigno non facilissimo da tirar su e da vinificare. magnifico su suoli vulcanici, senza troppa estrazione ci dona una certa finezza da subito, cosa che l’aglianico non sa fare (a meno di una plastica riduttiva).
C’è un gran fermento sulla tipologia, e ci sono tante armi nuove (tecniche soprattutto) che giocano a suo favore. C’è chi ha raccolto la sfida e imbroccato la strada giusta. Incrociamo le dita ed apriamo la mente…
Una volta il piedirosso, comunemente detto “per ‘ e palummo” (piede di colombo, per i nordici) dal colore e dalla forma del piede del colombo che ricordavano la forma ed il colore del grappolo di questo vitigno, si usava in uvaggio con l’aglianico per stemperare la forza e la spigolosità di quest’ultimo e per arricchirne il colore. Questo perchè negli anni 60/70 e oltre non si pensava minimamente ad evolvere un vino oltre i 2/3 anni e quindi non si concepiva un’aglianico in purezza e nemmeno un piedirosso in purezza, l’uno perchè troppo spigoloso e complesso, l’altro perchè troppo “semplice”. E’ arrivato il momento del riscatto di questo vitigno : perchè la Campania non può giocarsi anche quest’altra ottima carta, alla luce dell’evoluzione della cucina verso preparazioni più semplici?