Piedirosso 2007 Campi Flegrei doc Il IV Miglio
Il piedirosso è forse il vitigno più difficile per un enologo: sfugge, si ritrae, è poco conosciuto fuori dalla Campania, dentro la regione si è abituati a berlo sul quel tappeto sulfureo che a volte respinge. E poi, nonostante sia così diffuso e usato per fare da spalla all’aglianico, pochi, pochissimi produttori ci hanno creduto fino in fondo. Non a caso non ci sono studi di rilievo sul comportamento di questa uva, né esperienze sul suo percorso negli anni. Eppure, nessun rosso come il Piedirosso, Per’e’ Palummo a Ischia e nei Campi Flegrei, rappresenta il palato partenopeo: fresco, beverino, ben si adatta alla cucina vegetariana, ai piatti di mare tradizionali come la zuppa di pesce, alle paste. Ecco perché quando ne scoviamo uno buono ci fa piacere metterlo in vetrina. Come in questo caso, si tratta del millesimo 2005 da uve a piedefranco, cioé senza il piede americano su cui nasce la quasi totalità dell’uva coltivata in Italia e in Europa: fresco, di buon frutto, sapido, mineralmente flegreo, si lascia bere che è una bellezza e costa, franco cantina, qualcosa in più di sei euro. Lo produce Il IV Miglio, piccola azienda di Ciro Verde, prima etichetta nel 2004 ma grande tradizione familiare vitivinicola rafforzata dal metodo biologico e dall’incontro con un giovanissimo enologo lucano, Fabio Mecca, uno dei Cipresso boys più promettenti a giudicare dalle sue prime esecuzioni. Si tratta dell’unico winemaker vulturino impegnato in Campania e, non a caso, i risultati si vedono proprio con il rosso. Esce infatti anche il Macchia Rossa, Aglianico Beneventano igt che attraversa il legno prima di arrivare in bottiglia. Il Piedirosso, invece, conosce solo l’acciaio ed è forse stata questa la chiave per valorizzare la sua freschezza capace di coprire la struttura più debole tipica del vitigno e che negli anni ’90 lo ha portato fuori moda perché incapace di essere marmellatoso. Adesso, invece, è sicuramente life style con questa sua sostenibile leggerezza dell’essere un vino di facile approccio ma non banale, tipico ma al tempo stesso leggibile anche per chi non è campano. Viene distribuito da una giovane società lucana che raccoglie aziende fuori dai soliti percorsi in tutta Italia, la Compagnia delle Vigne (www.lacompagniadellevigne.it) L’azienda di Ciro, completata da un agriturismo con sala ristorante dove, su prenotazione, è possibile mangiare i piatti della tradizione e bere i vini della cantina, è uno dei migliori presidi di un territorio che nonostante gli sfregi non ha mai smesso di credere in se stesso affidando proprio a viticoltori il compito di riaffermare il passato di una agricoltura gloriosa e ricca di biodiversità.