Piccole Vigne. Elena Fucci, azienda monovitigno … con Titolo


La vigna e la cantina di Elena Fucci in costruzione

Enologa e vigneron, Elena Fucci a Barile, dopo gli studi di enologia a Pisa, dal 2004, guida con polso sicuro la sua piccola azienda. I terreni sono quelli acquistati nel 1971 dal nonno parteno, Generoso, che per molti anni vi aveva lavorato come operaio. L’azienda, prima dedita alla produzione e alla vendita di uva e all’autoconsumo, nasce nel 2000.

di Monica Piscitelli

Tutta la famiglia è coinvolta a vario titolo nella azienda che ha in papà Salvatore, insegnante di scuola superiore, una vera colonna portante. Nonno Generoso, con i suoi oltre ottanta anni, non fa mancare il suo contributo in vigna quando necessario. Quando c’è da imbottigliare, poi, racconta Elena, scendono in campo tutti, i fratelli di Elena, Generoso e Rossella, oltre alla mamma Carmela.

7 gli ettari di proprietà e 6 quelli della bella vigna tra i 650 e i 550 metri sul livello del mare, disegnata geometricamente e disposta a ventaglio lungo le pendici di una collina in contrada Solagna del Titolo che dà il proprio nome all’unica etichetta aziendale.

Il corpo più antico del vigneto Fucci, allevato a guyot, con piante mediamente  intorno ai 60 anni d’età, si sviluppa nei pressi della attuale cantina con barriccaia. Nella parte più alta sono ancora in produzione un centinaio di ceppi di 70 anni (circa 500 piante allevate ancora ad alberello), mentre poco più giù, con vista sulla proprietà dei Paternoster, ci sono gli impianti più recenti realizzati su due terrazze nel 1998 (1,5 ettari) e nel 2002 (1 ettaro) e frutto di una selezione di marze provenienti dai ceppi più antichi.

Elena Fucci: altra porzione del vigneto che guarda verso la valle

di Monica Piscitelli

Terreni e clima
I terreni vulcanici, dalla caratteristica colorazione scura, contengono una buona parte di pozzolana, coperta da un sottile strato di vaporosi piccolissimi lapilli, aspetto che consente al terreno di mantenersi sempre soffice e arioso, di non compattarsi con le piogge e di rendere disponibile gradatamente l’acqua anche nei periodi di siccità prolungata. Le viti, insomma, non vanno mai in stress idrico.
Nelle porzioni più recenti si aggiungono, alla pozzolana, percentuali variabili di terra e di materiale di origine lavica.

Il clima della zona, con una ventilazione continua, l’esposizione ottimale che garantisce un’insolazione prolungata durante il giorno, e di godere l’effetto benefico di marcate escursioni termiche (fino a oltre 10 gradi) tra giorno e notte, consentono ai grappoli di maturare senza rischi di muffe o altri problemi. In estate la temperatura tocca i 27-28 gradi. L’Adriatico, del resto si fa sentire, essendo a soli circa 40 – 50 chilometri in linea d’aria. Tanto vicino che da alcuni punti strategici dell’alto Vulture, nelle giornate più limpide, può perfino scorgersi all’orizzonte la linea del Golfo del Gargano. Ammirandolo dalla vigna, il sole, invece, compie la sua evoluzione nascendo al mattino alle spalle di Ginestra e morendo dietro il Vulture.

Elena Fucci: ceppo di aglianico del Vulture di sessant'anni

I vigneti e il lavoro in vigna

Sebbene le piante siano vecchie, il vigneto presenta una grande regolarità. La densità degli impianti va dai 5600 ceppi per ettaro nelle vigne nuove ai 7000 ceppi per ettaro in quelle di 50-60 anni. Le vigne con le piante di 70 anni hanno un sesto di impianto di 1 metro x1 metro.
Le perfette condizioni di questa vigna – mi racconta Elena con suo padre – sono attribuibili al fatto che non ha mai subito grandi sconvolgimenti. All’epoca, il nonno Generoso potette lavorarvi con serenità avendo trovato dei compratori nel napoletano che anche ne periodi più difficili hanno sempre assicurato un acquisto certo delle uve a prezzi mediamente più remunerativi (quando nella zona si vendeva a 50-60 mila lire al quintale, loro vendevano quasi al doppio: 100000 lire).

La potatura è per la gran parte corta (leggermente più lunga quella degli impianti più recenti). Si portano avanti circa sei gemme, poi, a fine settembre, si fa un importante diradamento dei grappoli che porta le rese, complice l’età degli impianti più vecchi, intorno ai 40 quintali per ettaro.
La raccolta manuale è fatta intorno al giorno di Ognissanti, il 2 novembre. Ogni appezzamento è vinificato separatamente. Quello più giovane (del 2002) non contribuisce ancora a Il Titolo, mentre quello del 1998 vi ha contribuito a partire dall’annata 2004.

Elena Fucci- uno delle porzioni più giovani delle vigne della azienda

La gestione della vigna non segue un protocollo fisso. Il segreto è nel suo presidio costante. I trattamenti sono ridotti al minimo e fatti solo quando necessario. Essi arrivano a essere 6 o 7 nell’arco dell’anno nelle annate più difficili, ma di solito si attestano sui 3 mediamente.
Sin dai tempi del nonno Generoso, le vigne insomma sono condotte secondo i principi del biologico. Elena, con orgoglio, racconta che nella sua vigna la peronospora non si vede da circa 60 anni.

Elena Fucci- Il Titolo

I progetti
Tra qualche anno sarà ultimata la nuova cantina iniziata nel 2008 con soli mezzi propri, con circa 300 metri quadri di superficie che si aggiungeranno ai 100 attuali dove la barriccaia e che verrà conservata la funzione di elevazione del vino.
La struttura progettata dall’architetta potentina Adriana La Bella è ideata secondo i moderni criteri della bioarchitettura e quindi a basso impatto ambientale in quanto ricerca la sua armonizzazione con il paesaggio (assicurata dalla copertura della struttura di giardini pensili) e perché, a regime, sarà autonoma dal punto di vista energetico in quanto provvista di impianto fotovoltaico, oltre che di un sistema di coibentazione e temperatura che mantiene i locali alla temperatura desiderata anche grazie alla naturale circolazione di aria nelle intercapedini dei muri. La luce proviene da un lucernaio comandato automaticamente che consentirà il ricambio d’aria e dall’alto illuminerà l’ambiente. Qui, collegata con la parte di barriccaia, sarà allestita la saletta di degustazione per l’accoglienza dei visitatori della cantina, il laboratorio di analisi, un piccolo ufficio e le cisterne di acciaio.
Tra le novità della azienda che sono state ufficialmente lanciate con l’ultimo Vinitaly: da dicembre Elena Fucci aderisce ad un network di imprese cui azienda capofila è La Volpe Pasini che include Gianfranco Fino, Faro Palari e Viola e che a Togliano, Udine, vede il punto di raccolta e la attività di distribuzione delle cinque cantine che con questo accordo si propongono la promozione coordinata del vino made in Italy di qualità mettendo a sistema contatti e le esperienze di ciascuno.

Elena Fucci e il suo Il Titolo 2008

Il Titolo

L’uva diraspata, è pigiata nella pressa soffice, messa nelle cisterne di acciaio dove fermenta a temperatura controllata di 24 gradi per circa 10 giorni. Una volta svinato il mosto è messo in barriques dove, con l’inoculo di lieviti e batteri lattici, svolge la fermentazione malolattica dimorandovi per circa 12 mesi. Le barriques sono di rovere di allier francese (Boutes), tonnellificio di Bordeaux, e sono tutte di primo passaggio con tostature per lo più medie. Una volta imbottigliato, il vino affina ulteriori 12 mesi.

A parte la 2002 che è stata un’annata difficile della quale i Fucci hanno prodotto circa 7600 bottiglie, il Vulture, e Barile, per la qualità dei terreni e la continua ventilazione, oltre per le escursioni termiche, mi racconta Elena, non risente particolarmente dei malanni di annate altrove difficili come le due calde e siccitose 2003 e 2007.
La 2007 è l’annata de Il Titolo in commercio. Ne sono uscite 17600 bottiglie, mentre nel 2008 saranno circa 18000.

L’annata 2008 de Il Titolo: l’anteprima
L’annata è stata caratterizzata da rese basse dovute ad una certa scarsità di piogge che ha tenuto gli acini sani ma leggermente piu’ piccoli, ma da elevata qualità.
Il vino è rubino con riflessi violacei, dalla trama fitta e concentrato. Ha un naso complesso che invita a indagare con pazienza. Si caratterizza per un tappeto di base di frutti neri e toni minerali, con alcuni stuzzicanti note di rabarbaro, carrubo e iodio in bella evidenza. Tenendolo nel bicchiere emerge, poi, una nota di fiori appassiti e foglie secche. In bocca entra fresco e mostra una bella progressione. Deciso si fa largo in bocca svelando la sua personalità. E’ eminentemente sapido. Tornano al retrolfatto le note speziate, pepe nero soprattutto. La chiusura e asciutta e pulita con un lievissimo residuo tannico. Un vino sontuoso senza nessuna concessione alla banalità.

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