Piccole Vigne a Melfi, gli assaggi-1
di Mauro Erro
In un clima disteso e familiare s’incontrano a Melfi i piccoli produttori e la stampa specializzata. Un’occasione per confrontarsi su un’area di sicuro interesse, il Vulture – recente Docg – potendo approfondire vini e discorsi in triplice sessione, con i vini abbinati anche alla cucina (della Grotta azzura e dello chef Francesco Rizzuti – che ringrazio – ) per vederne la godibilità con il cibo.
Un modo, anche, per fare rete tra piccole realtà e permetter loro di confrontare vini ed esperienza in vigna come in cantina e avanzare in un proficuo percorso di consapevolezza.
Di seguito gli assaggi, segnalo i miei preferiti, altri colleghi e giornalisti potranno, se vorranno, intervenire per esprimere i loro pareri e i loro preferiti secondo gusto.
Già, secondo gusto, perché la batteria di vini d’aglianico ha espresso valori di alto, altissimo livello, come mai si era visto fino ad ora, con primissima materia prima, ottima gestione della vigna anche in annate meno fortunate che si è rivelata nei calici, discreta consapevolezza enologica. Discreta non perché si siano rilevati difetti tecnici nei vini, anzi, ciò che ha ci colpito maggiormente è proprio la personalità espressa – assaggiare Eleano, Carbone, Laluce ad esempio, significa trovarsi dinnanzi tre idee di vino manifeste e diverse – quanto per alcuni retaggi degli anni ’90 nell’utilizzo dei legni d’affinamento, con note tostate invadenti o “voragini mentolate” ad appesantire l’impianto olfattivo o renderlo stravagante in alcuni calici.
Riporto le note così come segnate e memorizzate, senza alcuna correzione “poetica”. Troverete anche alcuni assaggi off manifestazione: campioni in anteprima che verranno commercializzati dopo l’estate.
Il (mio) podio:
Aglianico del Vulture Doc Stupor Mundi 2007, Carbone
Rubino vivace e carico. Naso di grande frutta e pulizia olfattiva, tanta materia di potenza controllata ed elegante, croccante. Piacevole nota verde e piccante. Al palato elastico, denso e fitto, profondo. Tannino buono, serrato, ma giusto. Finale ancora contratto, bellissime note retrolfattive, nitide e belle di verde, frutta e fiori. Che sia così immediato un po’ mi spaventa. Ma chissenefrega, è meraviglioso.
Aglianico del Vulture Doc Antelio 2007, Camerlengo
Dopo averlo fatto respirare, mostra frutta polposa, nera, accompagnata da note scure di camino spento e legna arsa. Senti il vulcano. Belle sfaccettature floreali a donargli grazia assieme ai toni balsamici. Bocca sfuggente, di slancio. Tannino dolce dolce. Chiude sapido. Dicesi digeribilità. Te lo scoli e manco te ne accorgi.
Aglianico del Vulture Doc Serra del Prete 2008, Musto Carmelitano
Buona frutta, fiori di glicine e non solo – un giardino –; naso gaio, solare, tabacco e pepe. Bocca molto fresca, si fa bere, un pizzico citrina a tagliare la progressione. Ma buona, vibrante. Tannino cazzuto ma fitto e di buona stoffa. Solo cemento. A secchi.
Aglianico del Vulture Doc Le Drude 2006, Laluce
Questo o il S’adatt? Questo. Grande eleganza, una pungente nota piccante, le espressioni floreali di Ginestra (paese ove risiede la vigna, non il fiore n.d.a.) si fondono con il tostato del legno che mano a mano svanisce nel tempo. Naso stratificato di erbe aromatiche e spezie. Bella dinamica di bocca. Peccato il finale con il tannino un po’ legnosetto e fermo a prosciugarti la saliva e non farti godere della persistenza. Peccato davvero perché quel finale sottile invogliava. Ma non sempre vissero tutti felici e contenti.
Sul sito del Gambero Rosso il pezzo di Paolo De Cristoforo
3 Commenti
I commenti sono chiusi.
E lo Zimberno? non c’era? Eleano nemmeno’?Sarei curioso di qualche tua nota al riguardo.
A breve tutti gli assaggi, visto il materiale, sono stati divisi in vari post…
Ciao.
Confesso che Melfi ha confermato tra le piccole vigne la presenza di un Vulture che crea l’imbarazzo della scelta. Quale più piaccia piu’ che questione di tecnica o espressività diventa questione di gusto. Tutte quello le cantine che ho assaggiato avevano almeno un prodotto al quale dire un “si” incondizionato. “Lo accendo” si dice ora. S’adatt è un vino dal prezzo molto competitivo per esempio, se uno pensa anche a questo rimane strabiliato. O forse no: tante le cure sono praticamente le stesse!. Io ho trovato una curiosa (è poi tanto curiosa?) rispondenza tra il vino e la personalità del produttore. Penso all’architetto, a Camerlengo, ma non è proprio espansivo e colto come lui, questo vino? E il 440 some che tanto ama Sara Carbone non è un vino di carattere come lei? E , che so, Basilisco non è l’espressione di emotività e rigore del suo creatore? Oppure Macarico non ha un tocco di eccentrico e sobrio che corrisponde a Rino Botte? Questo, che non stupisce, in fondo, l’ho riscontrato con particolare forza in questi vini. Lo stesso vale per Fucci, che ha un tocco di sofisticato. E cosi’ via. Che ne pensate menti delle Piccole Vigne?