Piccola guida storica alle cantine della Napa Valley
“Dobbiamo andare e non fermarci
finché non siamo arrivati.”
“Dove andiamo?”
“Non lo so, ma dobbiamo andare.”
J.K. “On the Road”
di Gianna De Lucia
Arrivare in Napa Valley dopo dieci giorni di viaggio tra California, Arizona e Nevada fa pensare che più nulla dell’America possa sorprendere. Immagino di tuffarmi in una tranquilla cittadina della Contea con le sue villette ben distanziate, le bandiere a stelle strisce all’ingresso e i vialetti punteggiati di aiuole fiorite. Ed in effetti siamo accolti in una deliziosa casetta giusto in tempo per l’aperitivo con un calice di Merlot, of course.
“L’assaggio di oggi è solo un prelùdio alle degustazioni di domani”, penso mentre cerco di improvvisare una conversazione con gli altri ospiti. Non so ancora cosa aspettarmi: le vigne sono per me un paesaggio quotidiano. I colori delle foglie annunciano l’arrivo di una nuova stagione; i grappoli maturi segnano il passaggio dall’uva al vino (è forse per questo motivo che ho sempre considerato, fin da bambina, il tempo della vendemmia come il gioioso inizio di un nuovo ciclo vitale?).
La mattina il risveglio è lento. Siamo avvolti da un’atmosfera familiare, ben diversa da quella degli alberghi delle grandi catene. Consumiano la più classica delle colazioni americane e ci avviamo quindi verso la nostra destinazione. All’orizzonte appare una nuova frontiera per il viaggiatore: l’America sa sorprendere sempre, all’infinito.
Le Highway assomigliano a rampe di decollo che conducono ad una dimensione spazio-temporale sconosciuta. Parallela alla lingua d’asfalto corre la rotaia del WineTrain. Il treno storico nelle sue eleganti carrozze conduce gruppi di turisti sino alla soglia delle grandi tenute. Oltre la soglia, tutto è pronto ad accogliere turisti e appassionati e a rispondere ad ogni bisogno o curiosità. i passi dei visitatori sono guidati verso le sale pronte per la degustazione. La richiesta è addirittura preceduta dalla proposta, ben formulata, chiara, personalizzata o personalizzabile. Mi siedo con i miei calici e sprofondo nella morbida semioscurità della saletta. Dietro di me un gruppo di cinesi segue attentamente la descrizione di ciascun vino versato nel bicchiere. Il rituale della degustazione ha perso l’austerità delle parole occidentali e prende il tono gutturale della lingua orientale.
Chiudo gli occhi e lascio l’olfatto e il gusto liberi: non voglio riconoscere, voglio solo ricordare questo momento.
La storia della viticoltura in California si intreccia con quella dei pionieri che attraversarono il territorio negli anni della corsa all’oro. Le prime uve raccolte provenivano da vigne di Zinfandel o di Mission; erano vigneti piantati da missionari ed il vino che se ne ricavava era utilizzato per il ristoro o per le celebrazioni eucaristiche. Le storie degli uomini si svolgono in questo scenario di frontiera inespolarata e le date segnano la cronologia che conduce fino al presente.
Nel 1868 Jacob Beringer parte dalla nativa Magonza verso il nuovo mondo. Nel 1875, insieme al fratello Frederick, compra 215 acri di terra e dà vita ad una delle prime aziende vinicole della Napa Valley. L’anno successivo producono circa 40,000 galloni di vino. Durante gli anni del proibizionismo i Beringer riescono ad ottenere una licenza che permetterà loro di continuare a produrre vino sacramentale da vendere alle chiese. Nel 1967, a 91 anni dalla fondazione, Beringer Winery ottiene il riconoscimento di marchio storico.
Nel 1943 Robert Mondavi, figlio di immigrati marchigiani, convince la famiglia a rilevare l’azienda fondata dal prussiano Charles Krug. Inizia la grande sfida: Peter Mondavi introduce importanti innovazioni in vigna e in cantina; Robert segue le vendite e il marketing. La Charles Krug diventa in pochi anni uno dei più importanti riferimenti per la produzione del vino nella Contea. Fino al 1966, anno in cui Robert fonda l’azienda che porta il suo nome, la Robert Mondavi Winery. Della sua tenuta fa parte il vigneto “To Kalon”, il più bello tra i vigneti della Valle, dove si coltivano Cabernet Sauvignon e il Sauvignon Blanc da cui si ricava il celebre Fumé Blanc. Nel 1979 dalla collaborazione di Robert Mondavi con il Barone Philippe de Rotschild nasce Opus One, un progetto che vuole essere un’opera prima, ma anche unica. La Opus One Winery produce infatti un solo vino “che realizza il sogno di due uomini”.
Nel 1976 un commerciante di vini organizza il “Judgement of Paris”, una blind tasting di vini californiani e francesi. i giudici sono scelti tra i maggiori esperti, seguendo criteri che garantiscano assoluta imparzialità. Con grande sorpresa i vini californiani ottengono punteggi più alti dei concorrenti francesi. Tra essi primeggia lo Chardonnay Chateau Montelena del 1973, che porta la firma del winemaker dalmata Mike Grgich. La vittoria, inaspettata tanto per gli organizzatori quanto per i padroni di casa e gli ospiti d’oltremanica, rimbalza sui giornali fino alle pagine del Time. Nel 1977 Mike Grgich fonda, con i fratelli Hills, della Hills Brothers Coffee, la Grgich Hills. Nel 2006 l’azienda cambia il nome in Grgich Hills Estate. i vini prodotti dalla cantina sono ricavati solo da uve coltivate in terreni di proprietà dell’azienda secondo i canoni dell’agricoltura biologica.
Nel 1980 Mike e Bruno Benzinger comprano il Wegener Ranch a Sonoma Mountain, in località Glenn Hill e danno avvio ad un’azienda familiare. Al Wegener Ranch si trasferiscono i fratelli Benzinger con le loro numerose famiglie e i loro ospiti. Tra essi il pittore Bob Nugent che realizzerà le etichette della Imagery Series. Dal 1995 la Benzinger Family Winery ha ottenuto la certificazione di Biodynamic Farm dalla Demeter.
La Beringer Vineyard fa attualmente parte della TWE, Treasure Wine Estate, divisione della Foster’s Group australiana.
Nel 2004 la Robert Mondavi Winery entra a far parte di Constellation Brands Inc.
Robert Mondavi Winery (fond. 1966)
www.robertmondaviwinery.com
7801 St. Helena Hwy, Oakville, CA 94562 US
Grgich Hills Estate (fond. 1977)
www.grgich.com
1829 St. Helena Hwy, Rutherford, CA 94573 US
Beringer Vineyards (fond. 1875)
www.beringer.com
2000 Main St, St Helena, CA 94574 US
Opus One Winery
www.opusonewinery.com
7900 St. Helena Hwy, Oakville, CA 9456 US
Benziger Family Winery
www.benziger.com
1883 London Ranch Rd, Glen Ellen, CA 95442 US
Wine Train
www.winetrain.com
Le cantine principali si trovano sulla St. Helena Hwy in Napa Valley e sono facilmente accessibili in auto o con il Wine Train. E’ possibile organizzare il tour in treno direttamente sul sito indicato.
La Contea di Sonoma si trova a Nord Est di Napa Valley.
Anche le cantine che si trovano in posizioni meno agevoli possono essere raggiunte comodamente; è necessario tuttavia pianificare con anticipo il viaggio in dettaglio per poter valutare i costi dei servizi offerti.
E’ possibile prenotare tour delle vigne e degustazioni per i gruppi direttamente sui siti delle cantine; i costi sono mediamente alti.
I centri principali sono serviti da Public Market. A Napa merita una sosta l’Oxbow Public Market.
www.oxbowpublicmarket.com 610 1st St, Napa, 94559 CA US
8 Commenti
I commenti sono chiusi.
Viva tra Germania e Usa e ho casa a San Francisco,mi complimento per la perfetta analisi fatta dalla signora De Lucia,posso affermare che ha colto l’essenza di quello che è la Napa Valley e ,anche se in poco tempo, ha alcune delle migliori winery, dove si produce vino ma si offrono soprattutto esperienze,cosa che non trovo normalmente in Italia
Straordinaria recensione di un luogo e dei suoi vini accattivante. Confrontarsi con altre realtà vinicole importanti è sempre positivo e fa’ comprendere al meglio punti di forza e di debolezza rispetto ad altre realtà produttive di caratura mondiale. Complimenti
Una recensione che definirla così è riduttivo..Davvero un racconto preciso e molto affascinante che mi ha fatto viaggiare con la mente tra quei splendidi vigneti,ottimo anche il reportage fotografico. Il mio prossimo acquisto sarà sicuramente una bottiglia di cabernet sauvignon di Robert mondavi. Complimenti Gianna
Per noi italiani abituati a vedere l’arte vinicola nella sua dimensione locale, fa un certo effetto poterla sovrapporre a tutte le magiche suggestioni west coast che l’articolo riesce a rappresentare. Il clima da frontiera nordamericana di fine 800, le atmosfere lisergiche e rarefatte della beat generation e tutto il corollario iconico a cui il cinema e la letteratura ci hanno abituati, trovano qui una mirabile evocazione. L’enfasi della narrazione va ben oltre la mera recensione didascalica e reca con sé tutto l’entusiasmo e lo stupore che soltanto chi ha visto realmente quei luoghi può raccontare. Quindi non soltanto un viaggio nel gusto e nella cultura di un luogo tanto diverso dal nostro, ma un flashback che investe a tutto campo il nostro immaginario collettivo. Complimenti.
E brava Gianna! La tua descrizione è talmente accurata e coinvolgente da avermi fatto pensare di essere lì con voi a degustare vini in quell’atmosfera così suggestiva… il problema però è che poi mi sono reso conto di essere sempre in Italia, al pestello di residenza, e quindi: al tuo rientro ci inviti per provare qualcuno dei vini che sicuramente porterai con te al rientro, come memento di questo bellissimo viaggio?
Attendo fiducioso risposta. ??
Una descrizione di luoghi,una competenza enologica di alto spessore,una passione che ti prego di continuare!L’italia ha bisogno di persone competenti.
Complimenti per il modo garbato ed appassionato allo stesso tempo col quale hai descritto le tue emozioni.
Fare questo tipo di esperienza arricchisce profondamente.
Hai fatto venire voglia di fare questo giro. Grazie!
Complimenti Gianna, articolo di alto spessore tecnico/giornalistico.