Il Natale Vintage parte due: il Centro Italia
di Leo Ciomei
Iniziamo i pranzi del centro Italia con quello più a buon mercato, all’Osteria del Ghiccio di Massarosa LU, paese che un tempo fu feudo di uno dei nostri editor più polemici. Credo tuttavia che il suddetto non si sia nemmeno avvicinato a questa spartana trattoria pizzeria che comunque vanta un discreto assortimento di vini in cantina. Il prezzo del pranzo di Natale è veramente basso, 30 euro compreso le bevande (15 euro i bambini).
Ma veniamo a cosa ci offre per questa cifra.
Antipasti: Misto toscano con affettati, crostini e torte salate. Classico che più classico non ce n’è. Personalmente odio il piatto con due fette di prosciutto (di solito toscano scadente), due di salame (quello quasi sempre buono), ecc.. Sono poi i crostini, preparati da ore, che rovinano tutto. Spero di essere smentito.
Primi piatti: Maccheroni al ragù e, di seguito, Risotto pere e Taleggio. I maccheroni col sugo, come diciamo da noi, sono pressochè obbligatori in pranzi di questo tipo. Fra l’altro spesso per “maccheroni” si intende non la pasta corta bensì la pasta fresca tagliata a quadretti. Sarei felice se la seconda ipotesi fosse quella giusta perchè dubito della cottura al dente di quella corta… Il risotto è invece un’incognita perchè non è certo un piatto tipico della zona (Taleggio = Bergamo). Se gli ingredienti (dicesi, che so, riso Carnaroli, pere Abate o Decane ben mature e formaggio Cademartori) fossero di qualità, la cottura giusta seguita come un bimbo che impara a camminare e cremosità adeguata… saremmo dai Costardi a Vercelli e non a Lucca !
Secondi piatti: e qui siamo alle solite… Arista al forno con patate arrosto, su cui stendo il pietoso velo e Brasato di manzo al Barolo. L’idea del brasato potrebbe anche essere giusta ma si riesce a dare un buon prodotto con queste cifre?
Dessert: Dolce di Natale (panettone?) accompagnato da bol(l)icine. A parte l’errore ortografico perdonabile (ma un controllino prima di stampare, no?) siamo sicuri che non si riesca a trovare niente di meglio che una fetta di panettone?
Vini Chianti Docg e caffè. E come diceva quel personaggio del film dei Vanzina “e anche questo Natale se lo semo levato dalle p….!”
In conclusione il prezzo basso indica un pranzo basic, adatto a famiglie numerose o coppie di anziani. Per una ricorrenza simile non sarebbe proprio la mia prima scelta.
Rapporto qualità (presunta)/prezzo (certo): 6
Il secondo ristorante preso in esame si trova a Pistoia e fa parte di un notevole agriturismo posto in un’antica villa ristrutturata, chiamata Villa dei Fiori. Il locale si chiama, in maniera un po’ velleitaria, La Dimora del Gusto. La location è adatta soprattutto a matrimoni, eventi e grandi numeri ma, leggendo il sito web, aspira anche ad una cucina più ricercata e in effetti il nome dello chef non mi è nuovo: ha avuto un ristorante gourmet fino a pochi anni fa in zona. Il costo è medio (43 euro), adeguato alla varietà di proposte.
Leggiamo le proposte.
Dopo le solite sfiziosità calde e fredde e l’aperitivo l’antipasto è una Millefoglie di cotechino e zucca con crema di patate. Si inizia bene: un bel piatto gustoso e adatto alla stagione.
Primi piatti: Pici al ragù di cinta senese, carciofi e croccante di parmigiano. Apprezzo l’abbinamento pici/cinta senese ma mi faccio la stessa domanda come quando vado all’Esselunga: “quanto cavolo di carne di cinta senese viene prodotta?”. L’altro primo è un brodo: Cappelletti fatti a mano in goccia d’oro di cappone. Goccia d’oro dovrebbe indicare una qualità raffinata di tortellino in brodo. Confesso che fino a ora mi piace questo menù, tradizionale e, spero, di qualità.
Piatto di mezzo: Cappone tiepido in agrodolce. L’agrodolce non è il massimo e non piace a tutti ma serve solo da intermezzo..
Secondi piatti: Faraona arrosto farcita al tartufo nero con fonduta di Taleggio. Uhm, ci risiamo col tartufo nero e pure col Taleggio. Del resto la faraona è un prodotto che va valorizzato con altri ingredienti, Chissà se il tartufo si vedrà o si “sentirà” soltanto? Il piatto è accompagnato da un’Insalatina esotica natalizia. Credo che l’esotico sia dovuto all’utilizzo di frutta come kiwi e mele insieme all’insalata.
Dessert: le Dolcezze di Babbo Natale, dolci della tradizione con cioccolato e crema vaniglia. Panettone e pandoro (Paluani? Coop? ci scommetto) irrorati da cioccolata calda al momento.
Vini della casa: una caduta di stile per un locale che si atteggia a locale gourmet. Si chiude con il solito caffè.
Non sarebbe una cattiva scelta ma ho qualche dubbio sull’altisonanza dei nomi dei piatti. Di solito lunghi nomi e enfasi nascondono poche idee in cucina. Spero di sbagliarmi e gli dò fiducia.
Rapporto qualità (presunta)/prezzo (certo): 7
Il terzo locale lo conosco già ed è quello che ho scelto per il MIO pranzo di Natale. Non giudicherò preventivamente i piatti dal nome ma formulerò giudizi a posteriori. Qui solo il nome dei piatti. Il ristorante è lo Sciatò di Serravalle Pistoiese PT, punteggio di 15,5 sulla Guida Espresso, arredamento moderno, quadri d’autore e cucina creativa. Insieme a Atman del maestro Corelli quello dello chef Massimo Neri è il miglior locale della Valdinievole, quindi le aspettative ci sono. Prezzo di 40 euro (escluso bevande).
Si inizia con un antipasto classico, Toscano di fegatini, prosciutto crudo di San Miniato ma poi si vira sicuri su qualcosa di diverso: olive farcite, spuma di cavolfiore, cotechino e capperi fritti.
Primi piatti: Ravioli “mare e monti”. Sono abbastanza curioso di vedere come è stato interpretato questo tipico piatto di almeno trent’anni fa (ricordate le famigerate tagliatelle funghi e gamberetti?). Dopo arriveranno Spaghetti e fagiano, e qui mi attendo un gran piatto.
Secondo piatto: Guancia rosolata, carciofi e fave tonka. Ritornano anche qui i carciofi, verdura di stagione, ma soprattutto dovrebbe colpire l’aroma delle fave di tonka. Lo chef ama particolarmente le spezie e ne usa tantissime varietà.
Dessert: Tutto bianco e Panettone artigianale. Oh, finalmente un panettone non industriale! preceduto da un dolce con panna, se verrà rispettato il nome scelto…
I vini potranno essere scelti dal sommelier con un costo di euro 18,00 oppure nella vasta carta dei vini. Io credo che mi affiderò a una bella bottiglia di bollicine d’oltralpe, come sempre.
Come ho scritto sopra questa è la mia scelta e quindi spero che sarà un ottimo pranzo. Gioca senz’altro a favore il (basso) costo pro-capite per questo tipo di locale e per la ricorrenza; in zona allo stesso prezzo (o poco meno) si mangiano in mediocri pizzerie ravioli da supermercato e branzini greci.
Rapporto qualità (presunta)/prezzo (certo): 8
Un commento
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Questi post viaggiano alla velocità della luce, cribbio. Come dicevo nel post precedente, il Ghiccio non lo si può consigliare nemmeno alla coppia Santanchè/Sallusti. Ci sono andato una volta sola, il giorno che sono arrivato a Bargecchia, 7 novembre 2008. Arrivavo da Antibes, armi, bagagli e cane compreso, cioè Dinó, il meticcio francese, che aveva l’unica brutta abitudine di abbaiare in auto. 4 ore a bestemmiare sa dio cosa. Due auto e due camion, un esodo. Sfiniti,la sera dopo consiglio del padrone di casa e anche delle mitiche Galline di Maffi, brava persona ma totalmente incompetente in materia di cibo di qualità, ci spiaggiammo affamatissimi a 200 metri da casa. Mangiammo in modo ignominioso, chi la pizza, chi una bistecca di quarta, chi delle tagliatelle al tartufo nero e panna!?!?!. Pagando uno sproposito. La cucina di quel locale e’ la dimostrazione perfetta di come si possa mangiare male in Italia. Che poi si azzardino pure a tentare un risotto, e per di più con il taleggio delle mie terre, fa solo venir da piangere.Risotto con le pere e taleggio: vera avanguardia… L’ultima volta che l’ho fatto a casa mia per una donzella correva il 1974. Andate allo sciato’, offre Ciomei:-) ps: ho letto una bellissima intervista sull’Espresso di questa settimana a Enzo Bianchi, priore di Bose, intitolato cibo, papa e castità. Tipo interessante. A un certo punto il giornalista gli chiede del pranzo di Natale e al priore gli si illuminano gli occhi e risponde: non posso negarlo, ma il piacere più grande sta nel condividerlo con qualcuno. E poi la frase che mi fatto sussultare: ” il modo migliore per dire a una persona ” ti voglio bene” e’ fargli da mangiare bene “. Grazie Bianchi, ultimamente mi erano venuti dei dubbi.