Peppino Pagano, il grande costruttore di cose buone
di Enrico Malgi
Via il taccuino ed il registratore, mi affido solamente alla mia ancora buona memoria per una “non intervista” a Peppino Pagano. La mia intenzione era quella di una “vera intervista”, ma poi ho preferito lasciare perdere, perché Peppino oltre che un personaggio famoso, speciale e carismatico è soprattutto un caro amico, con cui è sempre molto piacevole scambiare due chiacchiere.
Ci troviamo seduti uno di fronte all’altro alla Dispensa, la penultima sua “creatura” (almeno per adesso, perché a breve potrebbe essere la terzultima conoscendo bene il carattere vulcanico di Peppino). Si mangia e si beve in allegria e si parla del più e del meno. Mi racconta candidamente un po’ di roba, a cominciare dalla sua infanzia trascorsa in quel di Boscoreale, proprio sotto il Vesuvio, dov’è nato e cresciuto. Suo padre, del quale ne parla con grande rispetto e venerazione com’è giusto che sia, faceva il coltivatore e vendeva uva ed olio. In questo modo ha imparato a conoscere la terra e ad innamorarsene. Dopo alterne vicissitudini, giovanotto si è trasferito nel Cilento, terra natìa della madre, e da qui è iniziata la sua “nuova” vita, perché si è sposato con una bella ragazza cilentana, avvicinandosi man mano al mondo dell’imprenditoria e dell’ospitalità. Nel 1980 ha rilevato la gestione dell’hotel Schuhmann, posizionato proprio sulla spiaggia di Paestum, dall’omonimo proprietario teutonico e frequentato massicciamente proprio da turisti tedeschi che ivi sostavano molti mesi all’anno attratti dal clima mite e dal mare limpido. Alcuni anni dopo sono stati acquisiti l’Esplanade ed il Savoy Beach (nome mutuato dal Savoy di Londra e non certamente riferito alla Casa Savoia), diventati in breve tempo prestigiosi punti di riferimento di accoglienza dell’intera area pestana. E la storia continua poi fino ai tempi nostri con la creazione dell’Azienda Agricola e Vinicola San Salvatore (intitolata alla memoria del padre), dedita alla produzione agroalimentare, al vino, all’olio ed a prodotti caseari, derivanti dall’allevamento bufalino. E poi ancora la Dispensa ed il lido Beach Club 93, di recente costruzione.
Con la realizzazione dell’azienda vinicola Peppino ha portato nell’ambiente cilentano una ventata di novità e di energia. Ha comprato terreni in ambiti vocati, si è dotato di persone altamente qualificate e di strutture d’avanguardia, privilegiando e sviluppando nel contempo una produzione biologica e biodinamica, rispettosa dell’ambiente e delle persone.
Adesso Peppino ha affidato nelle sicure mani del figlio Salvatore e del genero Antonello alcune attività produttive, ma lui resta sempre al comando delle operazioni, come un capitano sulla plancia della nave. Non riesce assolutamente a stare fermo, si muove in continuazione, viaggia, controlla e dà disposizioni. Nel frattempo ha conseguito prestigiosi riconoscimenti, tra cui quello di “Benemerito della Viticoltura Italiana” ricevuto dalle mani del Presidente Mattarella.
I suoi vini vanno a gonfie vele e gli affari prosperano, che si può desiderare di più a questo punto? Una cosa però per Peppino è la più importante di tutte: la sua famiglia, a cui è molto legato. Da quando è diventato nonno poi non sta più nella pelle. Quando parla dei familiari e dei suoi genitori, com’è successo nel nostro incontro, si commuove, perché sotto la scorza di un uomo forte, deciso e pragmatico si nasconde una persona sensibile, schietta, umile e generosa.