Parlano i Vignaioli, il primo passo: bilancio di Ercolano
di Daniela Di Gruttola
Se penso a quello che abbiamo fatto mi sento molto orgogliosa. Credo di poter riassumere anche le sensazioni di Antonio di Gruttola e di Pino Savoia dicendo che sentiamo di aver rotto il ghiaccio sui discorsi dei vini naturali e artigianali. Non vogliamo dire che la Campania non abbia mai mostrato questo tipo di sensibilità, sono state spesso promosse degustazioni di vini naturali ma è la prima volta che accanto ai vini abbiamo avuto la presenza dei loro produttori e con un numero così alto.
Per me produttore/organizzatore erano molteplici gli scopi: avvicinare un pubblico curioso; far parlare i vignaioli attraverso i laboratori del gusto e mostrarli al pubblico sotto un altro punto di vista; fare una tavola rotonda tra produttori che fosse in grado di arrivare a delle conclusioni chiare.
Penso che li abbiamo raggiunti tutti.
Altri obiettivi potevano essere ingressi superiori alle aspettative ma è andata bene così in quanto il pubblico è venuto ugualmente e ne è uscito soddisfatto.
I laboratori del gusto sono stati a mio parere la parte più interessante ed alcuni produttori lo hanno capito troppo tardi, infatti non erano tutti a parteciparvi come protagonisti. All’uscita dei programmi sul nostro sito www.parlanoivignaioli.it abbiamo avuto ondate di email da parte loro per inserire altri vini ma per noi era impossibile gestire tutto nei tempi che avevamo. Giusy Romano e Pino Savoia hanno praticamente vissuto il loro evento su nella sala convegni di Villa Signorini e non hanno mai potuto tastare quel che accadeva nel piano inferiore. Stessa sorte alle nostre due collaboratrici d’eccellenza Laura Gambacorta (ufficio stampa laboratori) e Michela Guadagno che ringrazio pubblicamente per la professionalità dimostrata e per l’aver ricoperto ruoli che non erano tenute a fare. Il pienone di presenze, non potevamo superare le 25 persone al laboratorio per ovvie ragioni di gestione, è stato abbondatemente sforato in alcuni di essi. Insomma un’aria contagiosa ci ha fatto sentire una squadra ed anche la gestione della cantina da un personaggio famoso come Giorgio Napolitano è stata impeccabile (omonimia? Non lo so, ero così impegnata da non averlo potuto conoscere purtroppo!)
Tutti i vignaioli ci hanno confermato la loro presenza per il prossimo anno e si sono già prenotati per partecipare ai laboratori e questo mi ha dato la prova che almeno da parte loro questa forma di comunicazione all’interno di un evento è interessante.
Inoltre si sono sentiti così a proprio agio che anche i più restii a parlare lo hanno fatto senza alcun timore.
E’ stato bello, si deve migliorare e spero che in Campania si possa riuscire a fare squadra nuovamente, il gruppo di professionisti esterni invitati a guidare i vari laboratori ha contribuito al successo in maniera esemplare.
Per quanto mi riguarda devo ammettere che l’assemblea o tavola rotonda tra i produttori è stata la ciliegina sulla torta, tra l’altro affollatissima, 100% di presenze dei 60 produttori e moltissimi curiosi.
Samuel Cogliati, uno dei professionisti che stimo di più nel campo giornalistico sui vini naturali non a caso abbiamo scelto lui come ufficio stampa di questo evento, ha saputo estrapolare dai produttori affermazioni importanti.
Uno dei temi era se dover mettere per iscritto delle regole comuni a noi aziende del mondo dei vini naturali/artigianali ma quello che è uscito fuori è che non possiamo continuare ad inseguire un marchio e che certamente come ha detto Stefano Bellotti di Cascina degli Ulivi che è stato il primo a parlare, un minimo comun denominatore già esiste altrimenti non potevamo essere tutti lì come accade negli altri eventi che si svolgono al Nord.
Stefano ha parlato piuttosto dell’importanza fondamentale che si rinsavisca in agricoltura, nello scendere giù a Napoli ha visto il patrimonio agricolo esasperato e deturpato in maniera irreversibile ma si può ancora salvare qualcosa ed allora dovrebbe essere questa la nostra battaglia e non sprecare le energie per mettere per iscritto delle regole che fanno già parte di noi.
Arianna Occhipinti ha ricordato che lei ha il marchio del biologico che non utilizza in etichetta perché non riesce a condivere il percorso che ha purtroppo intrapreso il biologico e quindi lavorando in una maniera che va ben oltre il non utilizzo di sostanze consentite dalla legge non si sente di doverlo poi spiegare al consumatore, evita di utilizzare il marchio. Preferisce dunque che ci autocertifichiamo e che attraverso questo tipo di manifestazioni si spieghi singolarmente ai consumatori che cosa si fa. Questa sua posizione è abbastanza condivisa tra i produttori artigianali poiché non potendo utilizzare i canali pubblicitari dell’industria l’unico modo per farsi conoscere è questo.
La posizione di Andrea Zanfei come al solito è la più rivoluzionaria, siamo noi che dobbiamo proporre un marchio a chi fa convenzionale, sono loro che ci devono scrivere gli ingredienti e i metodi di lavorazione e non noi che facciamo pulito! Questa volta a differenza delle altre assemblee tenute al nord Andrea è stato condiviso maggiormente, sempre dalla premessa che è un discorso utopistico.
E dunque l’intevento di mio marito Antonio di Gruttola che sicuramente era uniforme agli altri ma ha anche spiegato il perché chi fa vini naturali vende maggiormente all’Estero e in alcune zone del Nord Italia, la cosa è indubbiamente legata al fatto che al sud fino ad ora non sono mai stati fatti eventi di questo tipo e quindi c’è per ora una sensibilizzazione inferiore. Dobbiamo lavorare in questo senso e con questo tipo di manifestazioni itineranti la cosa non può che crescere. Ha poi concluso con una specie di bomba ma la riporto per dovere quasi giornalistico e cioè che il biologico purtroppo non è diventato altro che l’altra faccia del convenzionale e la riforma che verrà applicata nel 2010 non fa che dimostrare questo, per dovere di cronaca vi accenno che non è stata favorevole la reazione delle aziende vinicole che si trovavano all’interno del mercatino biologico della regione ma invito tutti quelli che si interessano al biologico o che hanno il marchio biologico ad andare a leggere quello che sarà consentito aggiungere nel vino definito “biologico” dal 2010. Poi forse probabilmente Antonio di Gruttola non sembrerà più un estremista in Campania ma una persona di una certa cultura che sta solo cercando di allarmare su determinate manovre politiche.
Andrea Kihlgren dell’azienda Santa Caterina (Liguria) ha esordito dicendo che la sintonia dell’assemblea era quasi turbante non avendola riscontrata in nessun altra, posso decisamente testimoniare su questo.
Anche lui come tutti non sente il bisogno di regole, soprattutto in un paese che ha basato la qualità dei vini su un concetto di regole burocratiche, al contrario della Francia che si è preoccupata di valorizzare un terroir. La sua esperienza all’interno di queste rassegne è basata sul fatto di sentire uno slancio di semplicità che viene dal cuore e che è vivo tra i produttori, ci divertiamo, siamo contenti di confrontarci, ad ogni rassegna si approfondiscono le amicizie, si conosce qualcuno un po’ meglio perché c’è di fondo una condivisione, appunto il denominatore comune di cui parla Bellotti. Nel momento in cui dovessimo diventare degli interlocutori con chi fa le regole avremmo perso quello che siamo attualmente, nel piccolo noi siamo portatori di un piccola rivoluzione etica in un mondo che è pieno di regole ma non c’è tanta onestà, non ci sono tanti buoni intenti. Ha anche aggiunto che sicuramente non crede che nessuno di noi si sia incamminato su questa strada perché ha pensato che era un buon modo per aggredire il mercato e guardandoci negli occhi abbiamo costruito queste piccole riunioni basate sulla condivisione di questi intenti. Abbiamo già le nostre vigne sofferenti per essere addomesticate in un territorio ristretto, vogliamo che vivano e che viva la vita intorno a loro e che questa vita continui in cantina, tutto questo non ha a che fare con delle regole precise ha a che fare con questi intenti di fondo che appunto ci hanno accomunati. Ed infine dopo un intervento come questo così emozionante il grande Samuel è riuscito a strappare (decisamente è questo il termine giusto) anche ad Andrea Kihlgren che la proposta di Andrea Zanfei seppur utopistica può essere interessante e potrebbe anche appoggiarla.
Insomma, probabilmente dipenderà anche dal fatto che sono una dei promotori di questa assemblea, però è stata molto emozionante e bella e quando Luciano Pignataro ha tratto le conclusioni sono stata orgogliosa di essere campana ed è stata la conferma per me, Antonio e Pino che lui era l’unica persona, conoscitrice del territorio, che poteva rappresentarci e riassumere ciò che noi non siamo capaci di esprimere. Un giornalista che è stato qualcosa di più, il portavoce dei nostri intenti e che speriamo che possa comunicare nel futuro tutti i nostri progressi.
Grazie per le belle parole Daniela. Per me è stato un arricchimento notevole partecipare a questo evento assolutamente nuovo per il Sud. Ho vissuto centinaia di incontri con produttori di vino, ma questa assemblea è stata la prima dopo 15 anni che mi ha dato la sensazione di stare in mare aperto uscendo dal solito porto delle lamentele, delle recriminazioni e delle richieste di assistenzialismo. Qualsiasi assessore al Turismo o all’Agricoltura dovrebbe coprirvi d’oro per quello che siete riusciti a fare con così pochi mezzi: portare decine di piccoli produttori in Campania non è sicuramente stato facile, per molti di loro è stata la prima volta. Qualsiasi azienda che per promuovere il proprio territorio aspetta solo la mano pubblica e non ha il coraggio di investire tempo e danaro dovrebbe seguire il vostro esempio.
Certo, tutto è migliorabile, magari la prossima location in un posto meno stressato urbanisticamente e antropologicamente è sicuramente auspicabile, la splendida Villa Signorini è più adatta a eventi con presenze contingentate.
Come ho detto in pubblico, in qualità di responsabile Vino per Slow Food Campania, siamo assolutamente interessati che questa iniziativa vada avanti e siamo pronti a fare la nostra parte se a voi farà piacere (l.p.)