Paolo Villaggio e la fame di Fantozzi
di Leo Ciomei
Una grande perdita per la cultura italiana. Non staremo certo a fare l’elogio funebre a un personaggio che aveva annunciato in un suo libro dei primi anni del millennio il previsto suo decesso in data 14 dicembre 2002, esorcizzando come pochi riescono a fare il tabù della morte e, per fortuna, sbagliando clamorosamente la data. Purtroppo non ho il video della sua partecipazione alla trasmissione Rai “Milano-Roma” con Renato Pozzetto, di qualche anno fa, dove in gastronomia compravano svariati etti di affettato che poi mangiavano TUTTO con pane fresco: uno spettacolo godurioso!
Vogliamo quindi solo ricordarlo con qualche spezzone a tema mangereccio dei suoi tre film più importanti, in linea con i nostri articoli.
In ogni suo film compare un riferimento al cibo: anche Villaggio, come Chaplin prima di lui, era cresciuto in un periodo post-guerra in cui mangiare abbastanza non a tutti era concesso e forse inserire scene dove il cibo era un bisogno primario mostrava la fame atavica dell’italiano medio.
Il grande pubblico inizia a conoscerlo e amarlo (ma i nostri genitori non lo hanno mai veramente apprezzato come avrebbe meritato) alla RAI sul secondo canale con Quelli della domenica ma soprattutto col suo primo successo nelle sale, l’ormai mitico “FANTOZZI” del 1975.
In questo suo primo film da protagonista il nostro corteggia la signorina Silvani offrendole colazione da Gigi il Troione, simpatica parodia delle trattorie romane in voga ai tempi (Villaggio userà poi la famosa Parolaccia in un suo Fracchia). In seguito, causa vicissitudini, la inviterà a cena in un costosissimo ristorante giapponese dove vedremo tutti i luoghi comuni su quel tipo di cucina, compreso l’uso delle bacchette, il cibo crudo e l’assenza di pane! Indimenticabili poi le scene del capodanno , dove vengono mostrati in sequenza i piatti che non vorremmo mai trovare durante una cenone: antipastino, tortellini alla panna, zampone e lenticchie, macedonia con panna. Naturalmente tutti finiscono orrendamente sul vestito di Fantozzi.
Nel finale il grandioso ricevimento a casa della contessina Serbelloni Mazzanti Vien Dal Mare a Courmayeur dove vengono presentati al ragioniere tutti i produttori di vino e birra del periodo (la signora Bolla, i coniugi Bertani, la contessa Ruffino, i fratelli Gancia, Donna Folonari, il barone Ricasoli, il marchese Antinori, i Serristori, i Branca, i Moretti, i Salaparuta, l’ingegner Riccadonna, Martine e Rossi, il giovane Campari con fidanzata Molinari) e dove Fantozzi cade nel pentolone della polenta.
Ne “IL SECONDO TRAGICO FANTOZZI”, uscito nel 1976, la componente cibo è ancora più presente. Inizialmente al casinò di Montecarlo deve bere ettolitri di acqua gassatissima, la famigerata Bertier (giochino di parole per evitare di nominare la Perrier) che gli causerà
qualche problema digestivo.
In seguito, dopo un disastroso varo navale con rottura di decine di bottiglie di champagne, Fantozzi è invitato al gran gala nella villa padronale e lì riesce a ingurgitare un tordo intero e poi a divorare ben due volte il pomodorino a 18.000 gradi!! Memorabile poi la postazione per vedere la partita della Nazionale: frittatona di cipolle, familiare di Peroni gelata e rutto libero. Serata al night con Filini e Calboni: indimenticabili la Prunella Ballor di Fantozzi e gli scotches di Calboni. Finale con il nostro ragioniere venduto al mercato come cernia surgelata . Intera, non a trance!
Il terzo “FANTOZZI CONTRO TUTTI” gioca molto sulla moda della dieta, già assai in voga in quegli anni. Infatti il rag. Ugo si fa ricoverare in una clinica severissima diretta dal tedesco prof. Birkermaier, fautore della dieta del digiuno totale. Fantozzi, stremato, in una gag irresisitibile (copiata da un corto del grandissimo Charlot) assalterà un vassoio colmo di polpette di Baviera, incorrendo nelle ire del dietologo. Altro momento con riferimento mangereccio è quando scopre in casa quintali di pane di tutti i tipi e forme, visto che la moglie si è innamorata del fornaio Cecco. Divertente poi nella scena della gara ciclistica la citazione della trattoria Al Curvone dove immancabilmente finiscono sulla tavola tutti i disgraziati ciclisti, trattoria che naturalmente non è mai esistita in quella zona di Roma.
Un commento
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non amo il personaggio, ma amo troppo il cinema per non apprezzare il tuo pezzo, Leo. Bella ricostruzione :)