Palermo, Trattoria La Casa del Brodo di Gaetano Romeres, 120 anni dal dottore
Questa trattoria a gestione familiare sta qui da centoventi anni. Una sorta di istituzione a Palermo. Nata come ricovero per gli ambulanti della Vucciria (il celebre mercato è proprio alle spalle) ma anche per chi non poteva che permettersi una tazza di brodo. Sullo sfondo la leggenda popolare che vorrebbe questo posto nato in coincidenza con l’epidemia che colpì la città nei primi anni del ‘900, quando quelli che vi entravano per rifocillarsi avvertivano subito una sensazione di benessere, tanto che da allora, accanto alla tabella dello storico locale palermitano, ce n’è un’altra che dice “Dal Dottore”.
E con questo nome la trattoria oggi è comunemente conosciuta. In cento anni si sono scodellati migliaia di piatti di brodo che, almeno fino ad una ventina di anni fa – con l’ingrediente distintivo dello zafferano usato per le patate – insieme alle carni del bollito, era il piatto principe di questa tavola. Bellissima la foto in bianco e nero con il fondatore della trattoria che all’inizio del secolo scorso serviva i piatti di brodo praticamente dalla cucina in strada, all’ingresso del locale.
Le ultime due generazioni invece – oggi c’è il simpatico Gaetano Romeres a fare da chef e patron, insieme ai genitori che, orgogliosi, non mollano la presa – hanno preferito insistere di più sui classici della cucina palermitana.
Nella prima sala una distesa di contenitori custoditi in un bel mobile in legno, piccoli pozzi di golosità, con decine e decine di antipasti e verdure, fiore all’occhiello del locale: pomodori secchi sott’olio; alici marinate, zucca in agrodolce; fantastiche e gigantesche olive, funghi, sarde a beccafico, caponata di melanzane, zucchine ripiene, delle ottime e dolcissime cipolle di Giarratana in grado di far ricredere anche i più decisi detrattori di questo bulbo.
Un servizio navigato, preparato ai turisti, alle cosiddette celebrità ma anche ai viaggiatori curiosi; grande simpatia e accoglienza casalinga. Arredo semplice e confortevole come solo i posti d’antan sanno essere. La carta dei vini, con una discreta scelta al bicchiere, offre un bel panorama di etichette siciliane (anche se forse ancora troppo sbilanciata verso l’opulento stile anni ’90).
Amplissima scelta di antipasti, si diceva. Evitate dunque di fare l’errore (che ho commesso io) di lanciarvi a spada tratta su verdure e verdurine o sulla fritturina siciliana comprensiva di panelle. Tutto buono ma anche molto condito. Siate dunque parchi nel selezionarne non più di tre e godetevi l’opulenza degli spiedini di pesce spada o delle sarde a beccafico o la gustosa semplicità del macco di fave.
Nella norma la tradizionale pasta con pesce spada e melanzane, così come il carpaccio di baccalà in salsa di limone. Ampia scelta di carni, a partire da agnello e capretto.
Si chiude con i dolci barocchi di Salvatore Cappello – Setteveli in testa – e con un conto sui 30 euro.
Virginia Di Falco
Vicolo Paterna, 5 (Via Vittorio Emanuele)
Tel. 091.321655
Aperto a pranzo e a cena
Chiuso il martedi
6 Commenti
I commenti sono chiusi.
mi manca la sicilia e mi mancano i suoi sapori
vale la pena di andare a Palermo quasi solo epr questi antipasti…
La terra palermitana è stata battuta a tappeto dalla Di Falco … confesso che comincio a provare un pò d’invidia!!! Ogni tanto almeno, per par condicio ci segnali qualche ristorante da evitare così saremo contenti di essere rimasti a casa!
Quale sarà la prossima regione?
La prossima regione dovrebbe essere la liguria
Ma c,e ancora un colpo siciliano!
ehm…. ancora un colpo e un … colpetto per la verità… Ebbene si: diciamo che a Palermo mi sono data da fare ;-)
Invidia rosso acceso (sgrunt)