Otto da Ottavianello: il cerchio perfetto di Carvinea
Otto è l’Ottavianello di Carvinea.
Una similitudine forse voluta o no, ma che richiama, quasi come un’intuizione positiva, questi due cerchi che si congiungono, riprendendo la simbologia dell’Enso (cerchio) nella pittura buddista, come pura espressione quotidiana dello spirito dei maestri Zen, perché mette in evidenza il reale movimento dello spirito nel momento in cui viene realizzato. Ma anche nella calligrafia giapponese simboleggia l’illuminazione, la forza e l’universo.
Non so se Beppe di Maria, titolare di Carvinea a Carovigno, si sia ispirato a tutto ciò nel volere con tutta la sua forza questo vino, ma a me, piace pensarla così.
Si è vero, i capitali non mancano, ma ci vuole anche lungimiranza ed equilibrio interiore per crederci e lanciar una sfida, frutto di amore, passione per il proprio territorio, ma anche saper vedere lontano.
Palcoscenico per il debutto in società dell’Otto è il centro Porsche a Bari, simbolo di forza e grinta, così com’è il messaggio che vuole mandare il progetto dell’Ottavianello, metafora del riscatto pugliese.
Nel 2000 inizia il sogno di Beppe di Maria con l’acquisto di una masseria cinquecentesca a Carovigno, Riccardo Cotarella viene chiamato per scandagliare le potenzialità del territorio, e inizialmente sono stati piantati vitigni di Fiano, Aglianico, Montepulciano e Petit Verdot; ma l’obiettivo aziendale si sposta sempre più verso gli autoctoni, perché riescono meglio a comunicare il pensiero delle tradizioni, ecco la decisione di trasformare alcuni ettari di Petit Verdot in Ottavianello.
Senza un’iniziale sperimentazione Di Maria, lancia una sfida e, come un lungimirante e scaltro giocatore di poker va avanti e rischia, trasformando in un colpo solo gli ettari al certo Perit Verdot in Ottavianello, dando un’accelerazione al lavoro dell’enologo, inizialmente contrario ad una conversione tout court.
Al convegno di presentazione è chiamato Bruno Vespa che trasforma la presentazione del vino, in un rilancio della Puglia intera, stimolando gli interventi dei vari intervenuti e canalizzandoli verso un rilancio della viticultura pugliese. Al microfono si sono alternati Dario Stefàno, Senatore della Repubblica; Leonardo Di Gioia, assessore all’Agricoltura e alle Risorse Agroalimentari Regione Puglia; Giorgio Mercuri, presidente Fedagri Confcooperative.
Ma Vespa, va oltre -anche lui è da tempo un produttore pugliese, esorta tutti a fare gruppo, potrà sembrare scontato, ma non è sembrato un discorso di routine, ma sincero.
Esemplare come sempre la degustazione guidata di Paolo Lauciani, docente Fondazione Italiana Sommelier. Voglio evidenziare il perfetto servizio dei sommelier della Fondazione Italiana Sommelier, che hanno effettuato la mescita sulle note del maestro Ennio Morricone: un’atmosfera unica che ha anestetizzato un pubblico di oltre duecento persone.
Immancabile e foriero d’informazioni l’intervento del professore Attilio Scienza sulla provenienza e sulle origini del nome del vitigno Ottavianello, ereditato dalla Campania e molto presente anche in Francia. Ma, a breve, mi riprometto di preparare una relazione più dettagliata in modo da dare più notizie, su questo storico vitigno.
La relazione di Cotarella verte sulle specificità del vitigno e delle varie difficoltà avute nella scelta stilistica di produzione, al fine di ottenere un prodotto di qualità. Ma, diciamolo pure, Cotarella è il “Padre Pio” del vino, dove mette le mani lui, è sempre un miracolo. E di questo noi e tutti ne siamo felici, perché le sue creature sono altre frecce a diposizione del nostro arco chiamato “rinascita pugliese”, e anche perché, con il suo lavoro è da stimolo al mondo enotecnico pugliese. Poi possiamo essere d’accordo o viceversa con i suoi metodi e le sue tecniche, la sostanza è, che anche con lui il marchio Puglia si sta muovendo. E tutti noi, così come fanno i ciclisti, dobbiamo metterci a ruota e sfruttare la scia.
Il vino come ogni primogenito, mostra e paga la gioventù e l’inesperienza iniziale, ma già ora è stilisticamente perfetto; le tecniche di lavorazione, prima in vigna e poi in cantina, in questa prima fase hanno preso il sopravvento, ma sicuramente con il passare del tempo, il vigneto saprà riscattarsi e camminerà da solo.
La zona di produzione è delle migliori, in una vallata che guarda Ostuni, a 70 mt s.l.m da terreni tufacei e calcarei che gli donano freschezza e profumi floreali di rosa canina con fondo resinoso e di bacche nere, come il mirto e frutti come la ciliegia; bello anche il colore di un rubino brillante; già nel bicchiere si muove con disinvoltura e sicurezza per poi sfoggiare ancora note ribes e balsamiche che dà slancio a dei profumi sommessi ma presenti: i suoi dodici mesi di barrique nuove non hanno assolutamente prevalso sulla materia, ottimo segno di qualità.
Al primo sorso emerge una morbidezza vellutata, con tannini uniformi e ben in evidenza (caratteristica distintiva di questo vitigno), ma si muove con leggiadria e freschezza di frutto, sfoggiando note di agrumi come arancia rossa e ancora fiori; ben in evidenza la spalla acida che riequilibra la morbidezza e un alcol (14% vol) sottomesso dalla notevole succulenza.
Piccola nota tecnica che riprenderà nell’articolo di approfondimento sul vitigno; La morbidezza è ottenuta grazie alla torsione del peduncolo del grappolo, in moda da concentrare gli zuccheri e mantenere una buona acidità. Ancora prima, molti grappoli sono sacrificati per ottenere una concentrazione di qualità elevata, così le rese si riducono a non più di 50 quintali per ettaro.
Mi piace aggiungere dei consigli per gli abbinamenti, per non tradire le mie origini da vecchio sommelier, ma anche per evidenziare la duttilità di questo vino. Finalmente si stanno pensando a dei vini da bere a tutto pasto e non che avveniva e avviene ancora, ci fermiamo al primo bicchiere vista la consistenza e anche densità di alcuni prodotti.
La Puglia ormai da tempo produce vini da tutto pasto e non solo da taglio.
Abbinamenti consigliati: zuppe di pesce alla gallipolina e non solo, formaggi freschi e semi stagionati (scamorze, caciocavalli, cacioricotta), minestre tipiche come Tiella alla barese, Ciceri e tria salentina, ma sicuramente da non sottovalutare con la puccia salentina ben farcita e la pizza a lievitazione naturale cottura forno a legna; funghi gratinati e paste al forno o con ragù di crostacei come cicale greche o astice. E potrei continuare…
OTTO – Salento Rosso 2014
Vitigno Ottavianello 100%
Fermentazione in Acciaio
Maturazione e affinamento 12 mesi in barrique nuove
Azienda Agricola Carvinea
Carovigno – Brindisi, Italia
SEDE LEGALE – UFFICI
S.S. 96 Km 118+660
70026, Modugno (Bari)
Tel. 080 5862345
www.carvinea.com
[email protected]
2 Commenti
I commenti sono chiusi.
Un paio di anni fa abbiamo assaggiato in Fondazione i vini di Carvinea:fa piacere constatare che il progetto non solo va avanti ma con costante inpegno verso l’alta qualità .Riguardo al simbolo personalmente ,tenendo presente la regione,sono più propenso a pensare che si strizzi l’occhio a Federico Secondo.PS.Sursum Corda.Un sommelier ,se continua ad assaggiare nuovi vini,non può mai invecchiare.FM.
peccato per il fondatore……