Ottavonano ad Atripalda: la Mecca delle birre vintage nell’era del 2.0
di Andrea Docimo
Fu sul tramontare degli anni ’90 che Yuri Di Rito decise di dar vita all’Ottavonano, pub all’inglese che sorge nel comune di Atripalda, in provincia di Avellino. Pur avendo a che fare con una piazza non certamente agevole, nel corso degli anni il locale è diventato un punto di riferimento per l’Irpinia, la regione, il sud e la nazione, anche e soprattutto grazie alla competenza e alla professionalità di Gianluca Polini, publican 40enne ma con alle spalle una già ventennale esperienza dietro il bancone.
Facendo selezione – avendo sempre riguardo del fatto che vista la clientela molto eterogenea è improponibile il nazismo birrario – e soprattutto cultura, anche grazie ai buoni rapporti di Polini con Slow Food Campania e le varie associazioni di categoria, l’Ottavonano è divenuto una Mecca per addetti ai lavori, appassionati collezionisti di birre rare e amatori.
Nel 2017 è stato, poi, rinnovato negli arredi e nelle luci: adesso si gode di una buona alternanza di colori caldi e freddi, che danno vita a una sorta di calidarium e frigidarium cromatico. Avrà perso il fascino dell’età – quello rétro alla Bar Marsella di Barcellona, per intenderci -, ma ne ha sicuramente guadagnato in termini di freschezza e modernità. Di grande sagacia l’idea di inserire prese classiche e USB accanto ai tavoli, così che i propri clienti possano mettere i propri dispositivi mobili in carica, senza l’assillo della batteria.
L’atmosfera è piacevole e suggestiva, iniziando dalle fasi antecedenti l’ingresso nel pub: si imbocca con l’auto la stradina a pochi passi dal centro del paese, si parcheggia con facilità nei dintorni della chiesa di Santa Maria delle Grazie, si sale a piedi con il beneplacito del campanile fino alla “terrazza” dove c’è il locale e infine si entra dalla porta principale, su cui vigila l’insegna recante il bellissimo logo.
Fatte salve alcune cose da aggiornare – es. la grafica delle tovagliette sui tavoli -, il menu è ampio, forse fin troppo, e permette di accontentare un po’ tutti. Sono ottime le zuppe – memorabili quelle con la cipolla di Montoro e con castagne e funghi porcini assaporate qualche anno fa -, così come godibili sono i vari risotti, per la cui preparazione viene usato riso venere. Gradevole la new-entry, ovvero le patate “rustiche” fritte in più tempi, servite con salsa BBQ e un’altra fatta con prezzemolo, aglio, olio extravergine e zenzero.
Croccanti all’esterno e morbide all’interno. Per quanto concerne i panini: Lamb – burger di agnello, friarielli, ‘nduja e bacon – con pane ai 7 cereali, Stille – hamburger di Marchigiana, crema di guanciale irpino, scaglie di caciocavallo irpino, pomodorini gialli e insalata – con bun di Dolciarte di Carmen Vecchione e Moccolo modificato – hamburger di Marchigiana al posto del prosciutto crudo, provola, zucchine alla scapece – con pane casereccio. Dei tre pani, quello gradito maggiormente è stato proprio l’ultimo. Quello ai 7 cereali, invece, è da migliorare soprattutto in termini di consistenza e masticabilità, poiché troppo chewy. Per quanto riguarda, invece, il companatico: ottimi gli hamburger, carne di partenza e assemblaggio della polpetta, e buone alchimie di sapori.
Veniamo al nodo cruciale, nonché vero fiore all’occhiello: la birra.
L’Ottavonano possiede una delle più nutrite cantine di birre vintage d’Italia, con alcune chicche quasi introvabili (per esempio ci sono quasi tutte le annate di Thomas Hardy’s Ale). Alcune di esse esposte nelle ormai tipiche vetrinette refrigerate (12°C circa); le altre, invece, sono stoccate in altri locali, nei quali in passato ho avuto la fortuna di poter entrare.
Thomas Hardy’s Ale, J.W. Lees Harvest Ale, Le Coq Imperial Extra Double Stout di Harveys, George Gale’s Prize Old Ale, pezzi introvabili di De Struise Brouwers come la Cuvée Delphine del primo lotto, etichette storiche di De Molen – tra cui la SSS Triple Stout prodotta in esclusiva per il pub atripaldese -, Orval, Rochefort e Westvleteren di varie annate, Cantillon introvabili, giusto per citarne alcune.
Per meglio riuscire a caratterizzare il pub in termini di promozione culturale, sarebbe opportuno citare le numerose serate di degustazione organizzate nel corso degli anni, molte di esse memorabili e con personaggi di spicco nel mondo birrario.
Sempre in tali ottiche, è d’uopo sottolineare anche l’impegno profuso nella valorizzazione dei birrifici presenti sul territorio campano, quasi sempre presenti alla spina e inseriti nelle line-up per i vari festival.
Inoltre, l’Ottavonano è anche l’unico pub campano, nonché uno dei pochissimi in Italia, a ospitare annualmente lo Zwanze Day, nel quale la Brasserie Cantillon produce una birra one-shot da spillare nei soli locali “amici”, accuratamente selezionati nel mondo.
Non c’è solo vintage, però: anche le altre bottiglie presenti al locale sono di livello.
Le spine, invece, tengono conto dell’eterogeneità del pubblico; si punta, pertanto, su referenze più comuni e meno orientate al radicalismo birrario. 10 vie, in tutto: 9 spine e 1 pompa.
La sera dell’ultima visita, c’è stato modo di provare tra le birre in lattina e in bottiglia della gamma basic la 6 Hop IPA di Rogue, Hoppiness di Moor e la Titan IPA di Great Divide, l’Imperial Baltic Porter di Põhjala e la Export Porter 1750 di Kees. Alla spina, invece, una Capa Tost appena attaccata del birrificio Lievito&Nuvole di Avella (AV).
Dalla vetrinetta, invece, la Christmas Ale 2006 di Anchor, conservatasi bene, pur se con note ossidative percepibili.
L’Ottavonano, in ultima analisi, ha dalla sua la storia e un percorso tracciato nel corso degli anni che consente una semina copiosa e un ricco raccolto. Il pubblico c’è, così come la competenza. Un grande riferimento, non solo avellinese o campano, ma italiano.
PUB OTTAVONANO
Via Salita Palazzo, 5, 83042 Atripalda AV
Tel: 0825 611368
Giorni e orari di apertura: Aperto tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 19.30 in poi