Ostia Lido, Ristorante Il Tino. Quando l’amicizia è l’ingrediente segreto di una buona cucina di mare
Due amici per la pelle. Si sono conosciuti professionalmente a Roma qualche anno fa. Claudio Bronzi, 32 anni nel 2000 si è diplomato all’AIS, Daniele Usai, 36 anni, esperienze lavorative importanti a Roma e in giro per l’Italia; stage a Londra e negli Stati Uniti. Tanta voglia di fare e di condividere, l’ultima bella figura incassata a Fano, in occasione dell’ultima edizione del Festival del Brodetto. Oggi nel circuito Jeunes Restaurateurs d’Europe.
Da cinque anni Claudio e Daniele portano avanti insieme, si potrebbe dire in simbiosi – e con amore, come ripetono ai loro ospiti sul sito web del Tino – questo piccolo ristorante di mare ad Ostia Lido. Una parte di litorale laziale non facile per la ristorazione. In parte perché di origini non blasonate (lo stesso Tino negli anni Sessanta era una semplice vineria dove, all’occorrenza si poteva portare da casa qualcosa da mangiare in accompagnamento alla mescita) e poi per il pubblico non sempre qualificato che affolla le spiagge nella bella stagione. Ma le sfide, si sa, si affrontano meglio se ben accompagnati.
Un ambiente accogliente, raccolto, tre piccole sale per un totale di 28 coperti, tovaglie candide e una hotellerie semplice e discreta, come il servizio.
Claudio in sala è molto accorto nel presentare i piatti, i criteri di scelta dei prodotti e i loro abbinamenti. In maniera partecipata, non affettata: si capisce che molti piatti e abbinamenti con i vini ma anche semplicemente le farine e le forme dei (sei) pani fatti in casa nascono proprio dal confronto giornaliero e dalla condivisione tra questi due amici.
In carta circa 150 etichette scelte con la giusta curiosità verso i vitigni, i loro territori ma anche verso le persone che producono. Anche i piatti del menu somigliano a dei racconti, per le erbe speciali e per le spezie che piacciono tanto a Daniele e per gli scambi e le sostituzioni a seconda di come le stagioni influenzano acidità e dolcezza dei cibi.
Ogni tre mesi, dunque, un nuovo menu. Con la proposta degustazione di 6 portate a 45,00 euro (20,00 euro in più con gli abbinamenti vino) oppure con 6 portate “a piacere”, da scegliere dalla carta a seconda dei gusti, a 60,00 euro.
L’impressione, più che positiva, è di una cucina molto giovane, fresca, innovativa, non imbrigliata in regole scolastiche o restrittive ma anche senza virtuosismi incomprensibili.
Ecco cosa prevedeva il nostro menu degustazione in questo scampolo di estate, dopo la graditissima ostrica di benvenuto:
Crudo di gobbetti, con semi di basilico, bottarga di muggine, salicornia e fiori di borragine. Fin troppo facile all’apparenza il matrimonio tra gamberi e bottarga ma in realtà al palato prevale una notevole spinta di freschezza e salinità grazie agli aromi e alle erbette. Piatto colorato e profumato, molto piacevole.
Bianchetti fritti dorati con emulsione Bloody Mary. Frittura perfetta, l’ultimo tuffo di questi micro pesciolini nel succo di pomodoro e tabasco più famoso del pianeta li rende gustosi e piccantini il giusto.
Gnocchi di carote con pomodori canditi, cubetti di seppie, basilico greco e briciole di pane al nero di seppia. E’ il piatto che ho apprezzato di più. Oltre alle indovinate cromie, il gusto e la freschezza di una pasta dalla quale Daniele è riuscito con maestria ad eliminare l’insipida dolcezza delle carote (e, aggiungo, come diavolo avrà fatto) ognuno degli ingredienti gioca il suo ruolo nel piatto con sapori definiti. Davvero notevole gradevolezza.
Risotto alle pesche e curcuma con gamberi rossi e timo. Sono le ultime pesche della stagione, forte acidità, il palato insegue i bocconi di gambero se cerca equilibrio. Ma non sempre è necessario, sembra suggerire lo chef. Piatto di carattere, quindi non facile.
Salmone marinato e affumicato, servito con salsa alle ciliegie e insalatina di fagiolini. L’affumicatura è curata e complessa, il punto di marinatura è perfetto. Il pesce si scioglie in bocca, grazie alla salsa di frutta non è stucchevole. Il fagiolino è assoluto, vivo e croccante.
Golosissimo pre-dessert: un concentrato di cremosità nel bicchierino di mousse al cioccolato bianco.
Si chiude con quello che per me è il passo falso del percorso. Il dessert. La panna cotta alle pesche con gli amaretti non mi ha convinta. Al primo assaggio non ho trovato la corrispondenza tra il “racconto” del piatto e il risultato finale che invece mi ha soddisfatta nelle altre proposte. Non sentivo della frutta il sapore e i profumi come negli altri piatti. Beh. Io la prendo così: un altro motivo per ritornare, con il menu d’autunno.
Nel complesso una piacevole sensazione di ospitalità vera, genuina. E di notevole apertura mentale, di voglia di tentare altre strade in una sintonia tra i due amici foriera di ulteriori interessanti novità.
Virginia Di Falco
www.ristoranteiltino.com
Via dei Lucilii, 17/19
Lido di Ostia, Roma
Tel 06.5622778
Aperto a pranzo e a cena
Chiuso il lunedi
4 Commenti
I commenti sono chiusi.
MAESTRI della ristorazione!
PROFESSIONISTI RARI! Giovani e unici. Coraggiosi di Ostia.
abbiamo gustato tutto…il pane deve essere squisito,ci piace pensare che l’amicizia sia ancora un valore importante,ma ci piace anche il quadro alle loro spalle, chi è l’artista?
tutte riproduzioni di Botero… ovunque… Sarà per mettere a proprio agio — e far dimenticare le calorie ;-)