Osteria ristorante La Sangiovesa, in Santarcangelo di Romagna, tra cibo, cultura e tradizioni
di Bruna Sapere
La Sangiovesa, in Santarcangelo di Romagna – antico borgo medievale dell’entroterra riminese – non è solo osteria, ristorante, boutique del gusto, ma è uno scrigno che racchiude sapori, cultura e tradizioni della Romagna autentica; luogo di ingegno e inventiva, specchio della vera identità romagnola, quella dai marcati tratti contadini – seppur con influenze della cultura marinara – dalle linee essenziali e un po’ aspre e dall’innata predisposizione a saper trarre il meglio che la terra offre, ponendo sempre al centro la convivialità e la condivisione a tavola.
La Sangiovesa nasce da un accurato lavoro di recupero del settecentesco Palazzo Nadiani commissionato dalla famiglia Maggioli che, spinta da intuizione e grande passione per l’enogastronomia, ha riportato alla luce gli antichi resti, le grotte, le sale del palazzo, trasformandoli nel ristorante-osteria. Fondamentale anche l’apporto di Tonino Guerra, poeta, scrittore, sceneggiatore e amico dei Maggioli. Di Guerra la sceneggiatura del felliniano Amarcord e sempre di Guerra la richiesta a Federico Fellini di poter utilizzare il suo bozzetto raffigurante la giunonica “sangiovesa”, la quale divenne l’insegna e il simbolo del locale.
Varcata la soglia d’ingresso, si è avvolti da un’atmosfera che trasmette un forte senso di familiarità e calore e ti catapulta in un’altra epoca.
Si entra prima in bottega, dove è possibile acquistare le eccellenze del territorio e dove ti accolgono con un calice di vino e qualche spicchio di piadina con prosciutto, che lasciano piacevolmente intuire quanto seguirà. Per raggiungere il tavolo, si attraversa uno spazio destinato alle preparazioni a vista: signore sorridenti, con cuffiette e grembiuli bianchi, affettano salumi e formaggi e preparano al momento le piadine, prodotte con farina di grano bio della Valmarecchia. Chiacchierano tra di loro, senza fretta, strizzando l’occhio mentre le osservi. E sorridi, perché ti torna alla mente il calore di casa.
Poi tocca alle sale, un grazioso labirinto fatto da ben undici ambienti piccoli e accoglienti, tutti differenti, contraddistinti da un nome e da un arredo che richiama personaggi, eventi e storie popolari locali.
Stampati sulle tovagliette dell’osteria e affissi su parte delle pareti, fanno capolino gli avvisi di Tonino Guerra, indicazioni e suggerimenti che il poeta dava ai suoi concittadini e ai romagnoli su come rispettare e tramandare i colori e i profumi della Romagna.
Infine il sotterraneo con cunicoli, cantine e le antiche grotte, adoperate per la conservazione di salumi, cantina per i vini e dispensa.
In questi casi, il rischio che il cibo venga offuscato dalla storia e dalla bellezza che trasuda da ogni minimo dettaglio, è molto alto. Non qui, perché la cucina e le materie prime utilizzate fanno da degni coprotagonisti.
Grande attenzione è data ai presìdi Slow Food e ai prodotti a km0 provenienti, tramite filiera diretta, dalle riserve della Tenuta Saiano, oasi di vigneti, allevamenti, ulivi, anch’essa di proprietà. Qui sono allevati maiali, polli, piccioni, pecore e capre per l’osteria ed è presente un laboratorio di lavorazione per salumi e carni; sempre dalla tenuta provengono erbe aromatiche, erbe di campo, la maggior parte delle verdure proposte in menu, le uve impiegate nella produzione dei vini e, in serie limitata liquori, vermouth e vini aromatizzati.
Si ha libertà di ordinare à la carte o optare per uno dei due menu degustazione: Menu Tenuta Saiano da 36,00€ o Menu vegetariano da 34€, entrambi comprensivi di tre calici di vino della Tenuta, a scelta tra Rosanita Spumante Charmat Brut Rosè, L’Animo IGP, Gianciotto Romagna Sangiovese Superiore, Saiano ITG. In qualsiasi caso, la carta suggerisce “fermati, leggi e pondera, poi scegli di pancia” ed è quello che abbiamo fatto.
La Sangiovesa a Sant’Arcangelo di Romagna. La piadina a scottadito “autografata” (su di essa è inciso il marchio dell’osteria) è preparata sia nella versione con olio che con strutto e sostituisce il pane. Si parte con una selezione di salumi provenienti dalla Tenuta, giardiniera della casa, frittatine con erbe di campo, cipolla, patate e verdure.
I piatti sono essenziali, genuini, generosi, forti e gustosi, privi di eccessi di lavorazione; ruotano intorno ai sapori antichi della tradizione romagnola, ingentiliti dalla mano contemporanea dello chef Massimiliano Mussoni. La pasta è fatta a mano, impastata e tirata al mattarello ogni giorno dalle “sfogline” (così chiamate fin dall’antichità le donne che, con cura e dedizione, tirano la sfoglia). La pasta e fagioli è rustica e corposa, aggraziata dalle patate e arricchita e insaporita da pancetta e gambuccio. Dolcezza e sapidità insieme. Gli strozzapreti con ceci e fiocco di prosciutto sono callosi, tenaci, molto saporiti. Le erbe aromatiche donano freschezza e quel tocco di piacevolezza sensoriale.
Le tagliatelle al ragù romagnolo sono fatte a regola d’arte, con sfoglia ben tirata e leggermente ruvida, accarezzata da un ragù succulento e non unto, orgoglio di ogni brava “azdora”. I cappelletti in brodo di cappone, piatto natalizio per eccellenza, sono deliziosi. La nota lievemente agrumata in chiusura pulisce il palato e invita a mangiarne ancora.
La pollastra ruspante allevata a terra alla cacciatora, è marinata e rosolata in rosso. La sua carne è ben soda e molto gustosa. Il cotechino artigianale, servito con purè di patate, ha un gusto forte e deciso, stemperato e alleggerito dal trito di erbette. Il filetto di manzo con tartufo nero, scaglie di formaggio di fossa e patate fritte goffrate ha una giusta cottura à point e un bel colore rosa uniforme al taglio.
Il pasticciere Andrea Marconi crea buoni dessert che tanto ricordano le torte casalinghe delle mamme e prepara gelati, cremosi e non eccessivi in dolcezza, nel laboratorio artigianale.
La Sangiovesa a Sant’Arcangelo di Romagna
Piazza Beato Simone Balacchi 14
Telefono: 0541 620710
Aperto tutti i giorni a cena; la domenica ed i festivi anche a pranzo
7 Commenti
I commenti sono chiusi.
@Bruna, che bei ricordi, che bel posto e che bel post, non ci hai fatto mancare, né ti sei fatta mancare (quasi) niente, il conseguimento del patentino di romagnola Ad honorem è assicurato, spero tu abbia potuto apprezzare le versatili erbe di campo non solo in versione frittatina…
È propio quel”quasi” a fare la differenza perché non si può parlare di Santarcangelo senza fare almeno un accenno al Featival Internazionale del teatro di Piazza che si tiene a luglio ed è uno dei più antichi che si conoscano e che a mia volta ho conosciuto grazie ad un amico che vive a Roma.Con simpatia FM.
Grazie Marco, pensa che ci sono tornata per due sere successive. E’ uno di quei luoghi difficili da dimenticare!
Caro Francesco, hai ragione, ma ad ognuno spetta parlare delle proprie passioni. A ciascuno la sua :D
@Bruna, anch’io, come te, se incontro la magia, faccio il bis… a proposito di passioni, se trovo i cappelletti in brodo, anche nelle calde sere d’estate…
Bruna buongiorno, grazie! Grazie a nome di tutti noi, la famiglia Maggioli, leggere quello che lei ha scritto, ritrovarsi in ogni riga é stato per mio padre, il fondatore di tutto ciò, fonte di commozione unita alla gioia del cuoco Massimiliano, del pasticcere Andrea ha dato la giusta motivazione per altri traguardi, crediamo che la via del miglioramento sia infinita.
Gentilissima Cristina, io mi sono limitata a descrivere ciò che ho visto e ciò che ho provato durante questa bellissima esperienza. Complimenti a voi che mettete in risalto in modo impeccabile le bellezze e le bontà della vostra territorio!