Osteria Al bue grasso a Carrù, grande cibo ma occhio alle posate
di Marco Contursi
Carrù, patria del Bue grasso, celebrato ogni anno in una fiera. Sono in zona, e anche se non è periodo di fiera boaria, un assaggio di bollito non me lo faccio mancare. All’ Osteria del borgo e al Vascello d’oro già ci sono stato nel passato, mi manca Osteria “Al bue grasso”, e c’è posto pure se non ho prenotato di sabato sera, entro, una ragazza gentile mi fa subito accomodare mentre il responsabile di sala prende l’ordinazione con garbo, modulandola alle mie esigenze di non mangiare formaggio.
Menù a prezzo fisso, che comprende antipasto-primo-secondo-dolce e vino. Si proceda. Arriva il mio piatto con insalata russa, vitello tonnato e salame.
Tutto piacevole, anzi, la salsa tonnata decisamente buona. Qui però accade una cosa che in 25 anni di militanza attiva a tavola mi è capitata solo 1 volta a Ferrara 18 anni fa. Ma allora fu determinata da un mix di mancanza di professionalità, qui non saprei da cosa: io lascio, come si conviene, le posate nel piatto dopo aver finito l’antipasto e il responsabile di sala, me le toglie e rimette sulla tavola, come a dire “devi continuare a mangiare con queste”. Un gesto poco professionale e scortese che non mi spiego, visto che la persona in questione, sia prima che dopo, è stata gentilissima come tutti i suoi colleghi, tanto che ho lasciato una discreta mancia per ringraziarli.
Soprattutto dopo aver mangiato pietanze grasse o con pesce, è doveroso cambiare le posate, ma, soprattutto, se il cliente lo chiede, mettendole nel piatto, il personale di sala non deve fare altro che portarle via e riportarne di nuove. Terzium non datur.
Ma non sono in vena di fare storie, anche perché, ripeto, sono tutti gentilissimi e quindi continuo la cena con le stesse posate fino alla fine.
Buoni i tajarin alla langarola, con salsiccia e funghi, buonissimo e abbondante il bollito servito con le sue 7 salse da una squisita ragazza che mi chiede pure se ne volessi ancora. Ripeto fino alla noia, gentilissimi tutti fino alla fine.
Il bollito si rivela assolutamente di buona fattura, pane e grissini pure si fanno mangiare con piacere e il dolcetto Dogliani di Ciabot si rivela un ottimo accompagnatore del tutto. Chiudo con un bonet fatto bene, a cui la salsa industriale sopra non aggiungeva nulla, rifiuto il caffè che la sera non prendo mai, mi alzo, pago, e ricevo un ultimo sorriso.
Che dire, un’ottima sosta, che consiglio e in cui ritornerei, e ancora non mi spiego quella scortesia gratuita di non cambiarmi le posate…..ma sono tante le cose della vita che non mi spiego, e ho imparato a non cercare una spiegazione perché spesso una spiegazione non c’è.
p.s. considerazione generale per tutti i ristoratori: ogni cliente che si siede al vostro tavolo merita di essere trattato con rispetto e professionalità, sia che abbia 60 anni sia 20, sia che entri in giacca e cravatta, sia in tuta e felpa, sia che prende 5 piatti sia uno. Anche perché non si può mai sapere chi è, e non pochi sono usciti da alcune guide o mai entrati, per una mossa falsa con chi, e non parlo solo di me, mai credevano avesse la facoltà di fare questo. Meditate….
Osteria Al Bue Grasso
Via Autostrada 10 Carrù, CN
tel 017375695
prezzo medio 30/35
10 Commenti
I commenti sono chiusi.
E poi magari,alle tue giustificate rimostranze, rispondono pure con spocchia, come è d’abitudine a certe latitudini.
Non ho fatto rimostranze, ma soprattutto sono stati gentilissimi tutta la cena sia prima che dopo quindi davvero non mi spiego quel gesto.
Che senso ha un articolo così? Dovrebbe essere una recensione? Il difetto messo a pieno titolo e poi i salamelecchi per dire che sono gentilissimi e tutto buono? Veramente antipatico.
Non dovrebbe, è un racconto di una cena, obietttivo. E quindi si racconta la mancanza e anche le cose buone. A partire dal titolo. Di antipatico vedo solo il suo commento, visto che non motiva in modo plausibile il suo biasimo.
Beh Contursi, il post scriptum, seppure sostanzialmente da condividere , dal finale vagamente minatorio e un po’ mafiosetto poteva proprio risparmiarselo.
Gentile Gigi Non è minatorio, è solo per far capire che non si può giudicare un cliente dall apparenza, perché chiunque può incidere positivamente o negativamente su un locale, oltretutto non dovrebbe essere neanche necessario dirlo poiche ogni cliente che entra e paga dovrebbe essere trattato come Carlo D Inghilterra. Ma questo non avviene e io ne sono stato spesso testimone….purtroppo alcuni ristoratori se non comprendono una regola base (tutti i clienti sono uguali) capiscono che può tornargli utile o all opposto, di nocumento la cosa. Ai corsi per il personale è una delle prime regole che insegno. Eppoi la mafia spara non toglie da una guida….
Gentile Marco, d’accordo su tutto, però non credo che la mancanza del cambio di posate sia da imputare alla sua “apparenza”. E poi, se un locale è meritevole, non lo toglierei mai da una guida per una pecca che non inficia sulla qualità della cucina.
Gentile Gigì le racconto un episodio così forse potrà capire meglio il mio pensiero. Avevo 28 anni ed ero andato a Ferrara per un weekend e avevo con me uno zaino che avevo riempito di prodotti tipici, entrai in un’osteria e scelsi il menù degustazione che all’epoca costava 30 €,dopo o antipasto il cameriere mi tolse le posate dal piatto e mi fece continuare con quelle, a fine pranzo gli feci notare la cosa e lui candidamente disse che mi aveva scambiato a causa dello zaino e dell accento meridionale per un mezzo vagabondo infatti si preoccupava che non avessi soldi per pagarlo, nonostante io fossi vestito in modo assolutamente normale seppur informale. Riguardo poi allo stare o meno in una guida sappia che l’accoglienza per alcune guide vale quanto la cucina nei punteggi che assegnano o meno la permanenza o l’entrata nella guida. Trovo veramente vergognoso quando il personale tratta con sufficienza un cliente perché lo ritiene meno importante di altri. Visto che i soldi di tutti sono uguali e a meno che uno non abbia un abbigliamento indecoroso ha diritto di sedere in un ristorante e di essere trattato da cliente. Spero così di averle fatto comprendere il mio disagio quando mi è stato fatto quel gesto, tenga presente che cenavo da solo vestito con una felpa e una tuta poiché ero appena arrivato da un viaggio di 9 ore de ovviamente avevo un accento che si capiva non fossi milanese, mi sono chiesto se quel gesto non era dovuto a questo, anche perché è una regola basilare del servizio quella di sostituire le posate se il cliente le lascia nel piatto .
Anni fa, mentre cenavo in un famoso stellato del Garda, vidi respingere una copia di giovani con la scusa che il locale era pieno. Essendo invece semivuoto, chiesi lumi al proprietario e lui mi disse che, dall’alto della sua esperienza, era certo che i due non avrebbero potuto permettersi di pagare il conto.
Uscito, li vidi seduti su una Jaguar nuova fiammante, che compulsavano una guida alla ricerca di un’alternativa…..
E’ capitato anche a Lei di assistere a simili scene…..grazie per questa sua testimonianza, avrei voluto che anche il ristoratore vedesse e magari cambiasse modo di fare. Ma la cosa più triste è quando li fanno sedere e poi trattano con sufficienza, come successe a me a Capri. Avevo 24 anni e scelsi per il mio annivesario un bel posto con terrazza. Venne il sole che rendeva difficile pranzare avendolo negli occhi e chiesi di spostarmi e mi fu negato mentre furono gentilissimi nell accordare la cosa a tre signore mature del tavolo vicino. Io, in due, spesi 148 euro, loro in 3 appena 70, avendo preso solo 3 insalate e una bottiglia di acqua. Ma io dovetti mangiare col sole negli occhi….