Ospedaletto d’Alpinolo, Osteria del Gallo e della Volpe
Piazza Umberto I, 11-13
Tel. 0825.691225
Chiuso il lunedì
Aperto solo la sera, a pranzo la domenica e nei festivi
Ferie nella prima metà di luglio e a Natale
Quando un nuovo monumento è scelto dai giovani sposi per la foto ricordo vuol dire che è entrato nel patrimonio comune popolare, come l’Hortus Conclusus di Mimmo Paladino a Benevento. Quando una osteria nata sulla scia della nouvelle vague degli anni ’90 è frequentata dai gourmet come dalle famigliole per il pranzo domenicale significa che è iniziata una nuova tradizione. Badate, ho parlato di gourmet e di famigliole con nonnetto e nipotini annessi: significa cioé che la premessa iniziale da cui era partita è rimasta e che un certo tipo di clientela fuori dai circuiti Slow è stata alfabetizzata. L’Osteria di Ospedaletto, piccolo paese noto per la produzione del torrone (gli abitanti sono sopranominati copetari, cioé fabbricanti di torrone, dai vicini avellinesi), appartiene a quei locali che hanno dato le mosse ad una ristorazione sin troppo addormentata e ferma ai piatti di ravioli e fusilli, così come è ancora oggi quella sannita o lucana. Altri, partiti in contemporanea, penso ai Santi di Mercogliano e alla Trattoria Raiano, fatto il primo passo si sono fermati al franchaising privo di ricerca sui sapori e i prodotti del territorio, mentre qui il discorso filologico è stato conservato attraverso una gestione familiare che ha come ingenuità solo un Castelmagno nella lista dei formaggi e troppi vini piemontesi e toscani che non servono proprio a nulla in un posto di tradizione locale come questo. In quale osteria toscana o piemontese trovereste la carta occupata per la metà da vini del Sud? Avrei preferito leggere di Sannio e di Caserta anziché di Langhe e di Chianti. Al netto di queste considerazioni che il tempo si sta incaricando di riequilibrare, siamo davvero in un bel posto al centro della piazzatta del paese sorvegliata da una antica torre campanara. La sala molto curata sin nei dettagli rivela la mano femminile, un solo pane a lievitazione naturale e cotto in forno a legna, la lista dei vini irpini davvero molto robusta con qualche rarità come il Macchia dei Goti ’94 di Caggiano a poco più di 100 euro, buone verticali di Mastroberardino e Feudi con ricarichi onesti: in verità credo che solo l’Oasis di Vallesaccarda possa essere più soddisfacente per chi ama i vini del territorio. A latere osserviamo che il buon bere, cioé l’Aglianico igt di numerose aziende, non supera mai i 15 euro mentre i prezzi del Taurasi, nonostante siano ormai fermi da circa quattro anni, appaiono ancora un po’ esagerati: impossibile trovarne uno a meno di 30 euro. Purtroppo è l’onda lunga dell’impennata che ha fatto quasi uscire questo vino fuori mercato dopo l’attacco alle Torri Gemelle, ma che, grazie soprattutto all’azione calmierante di Mastroberardino, Terredora e qualche altro, ha evitato la crisi per il rotto della cuffia. Quali sapori? Il baccalà ammollicato con noci e origano, la ciambotta dove prevale il sedano, l’agnello con mentuccia e pecorino, ci dicono chiaramente che siamo alle radici del palato irpino: aggiungiamo il coniglio infasciato, la lasagnetta con i funghi porcini e il quadro è completo. Ci sono piaciuti alcuni guizzi come la parmigiana estiva, ossia due cialde di melanzane fritte (bene) con mozzarella fresca, e il richiamo alla vicina Cetara per le alici (che pure rientrano nella tradizione delle zone interne come ben sanno i piemontesi), il finale giustamente locale con la mousse di torrone. La proposta è molto semplice: tre o quattro antipasti a 7 euro, quattro primi a 7 euro, tre secondi a 12 euro e lista di formaggi o di dolci. Un buon presidio del gusto, da utilizzare come base quando andate a trovare Guido Marsella nella vicina Summonte. Alla fine il conto oscilla tra i 35 e i 40 euro, ben spesi.
Come arrivare. Lasciare la Napoli-Bari ad Avellino Ovest. Girare a destra seguendo le indicazioni per Ospedaletto. L’osteria è nella piazzetta del paese.